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Attualità | 18 dicembre 2019, 17:57

I terreni agricoli più cari d’Italia? Sono i vigneti del Barolo: quotazioni sino a 2.5 milioni di euro a ettaro

Valori sempre più vicini a quelli della Borgogna per le superfici vitate comprese negli 11 comuni del disciplinare: più che doppiata la toscana Montalcino. Per Moscato di Canelli forbice ferma a 40-70mila euro

Ph Carola Ferrero (Instagram @carolaferrero)

Ph Carola Ferrero (Instagram @carolaferrero)

Ricorrente tema di pettegolezzi langaroli – in quelle sempre più sparute occasioni in cui gli infrequenti passaggi di mano lo consentono –, gli stellari livelli delle quotazioni ormai raggiunte dai vigneti nella zona del Barolo hanno ora una sanzione ufficiale.

A definirla l’indagine appena pubblicata dal Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria (Crea), ente nato nel 2015 dall'unione del Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura (Cra) e dell'Istituto Nazionale di Economia Agraria (Inea).

Relativa al 2018, l’ultima delle periodiche indagini che l’istituto collegato al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali conduce sui valori fondiari dei terreni sancisce nella sostanza due importanti dati.

Il primo riguarda il forte avanzamento in termini di quotazione a ettaro fatto registrare dai fondi destinati alla viticoltura, che proprio nello scorso anno – ragionando in termini medi – sarebbero stati protagonisti di uno storico sorpasso sugli appezzamenti destinati invece alle coltivazioni ortofrutticole di pregio. Là dove, sino a vent’anni fa, questi secondi valevano quasi il doppio dei primi.

Il secondo dato riguarda invece il fatto che la speciale graduatoria stilata dal Crea grazie a rilevazioni assunte in tutte le regioni assegna il primato dei terreni agricoli più costosi d'Italia alle Langhe e in particolare alla zona del Barolo: ovvero quella circoscritta area, ricompresa nei territori di undici Comuni, all’interno della quale il rigido disciplinare di produzione della Docg consente di vinificare quella che, a questo punto, può ben dirsi come la denominazione di origine più pregiata del Bel Paese.

Sempre secondo le rilevazioni assunte da Crea, uno dei 2.081 ettari vitati a Nebbiolo da Barolo (dati 2018 dell’Assessorato regionale all’Agricoltura) può arrivare a una quotazione di 1,5 milioni di euro (a fronte di un valore minimo di 200mila euro), anche se, come notato anche dagli esperti de "Il Sole 24 Ore", le cronache locali degli ultimi anni hanno riferito di compravendite che avrebbero toccato anche i 2,5 milioni di euro: appena un passo sotto quei 3 milioni a ettaro che realisticamente sembrano esprimere il valore di riferimento di una Borgogna che, quando si parla di grandi vini, pare un modello meno inarrivabile di un tempo. .

Alle spalle del Barolo la classifica posiziona poi – ma ben staccati – i vigneti Docg della toscana Montalcino (da 250mila a 700mila euro per ettaro), seguite poi da tre zone viticole della provincia di Bolzano: gli impianti Doc del Lago di Caldaro, quelli della bassa Val Venosta e quelli della Valle Isarco di Bressanone, tutti con valori compresi tra i 440 e i 690mila euro.
Solo dopo arrivano i vigneti Docg della trevigiana Valdobbiadene (300-450mila euro) e quelli della livornese Bolgheri (200-400mila).
Le colline fiorentine di un’altra celebrata Dogc, il Chianti Classico, si fermerebbero ad appena 100-150mila euro, mentre attestata a 40-70mila euro è poi la forbice registrata per appezzamenti destinati alla produzione di Moscato d’Asti Docg nella zona di Canelli: meno, restando in Piemonte, dei 40-80mila richiesti in media per un ettaro nella zona del Gattinara Doc.

Ezio Massucco

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