Ci sono ancora margini per una ricomposizione dopo il "pasticciaccio" di ieri o la pur importante riserva di sopportazione e capacità diplomatica dimostrata dal sindaco Carlo Bo in questi primi due anni di mandato va intesa come definitivamente esaurita, giunta a un definitivo punto di non ritorno?
E’ questa la domanda che ricorre in queste ore nelle stanze della politica albese e attraverso le bollenti linee telefoniche dei protagonisti della vicenda culminata ieri col grave incidente di una seduta del Consiglio comunale – la prima in presenza dopo mesi – "sconvocata" a circa tre ore dalla sua apertura a causa del venire meno del numero legale.
Un quorum che la maggioranza di centrodestra non è stata in grado di garantire per il sommarsi di tre assenze teoricamente dovute a impegni di lavoro, e comunque già note alla vigilia (quelle dei consiglieri Daniele Sobrero, poi arrivato ma quando la frittata era ormai fatta, Mario Fugaro e Ylenia Cane), e per l’uscita in corso d’opera di altri due esponenti della compagine che dal maggio 2019 sostiene il primo cittadino.
Proprio alle uscite dall’aula – non si sa quanto strategiche, ma sicuramente decisive – del navigato consigliere Olinto Magara (Alba Liberale) e dell’ex leghista Maria L’Episcopo, quest’ultima protagonista nei mesi scorsi della scissione consumata nel gruppo del Carroccio (ora fa parte di Noi per Alba insieme a Ylenia Cane), guarda in queste ore chi cerchi un filo logico e pure un mandante politico nella serata di passione vissuta dal sindaco e dalla sua maggioranza, col primo che non ha celato tutta la sua amarezza per la situazione.
"Non mi ricordo di aver mai subito una tale umiliazione e penso di non meritarla (…)", ha spiegato il primo cittadino all’assemblea di ieri sera prima della sua definitiva sospensione, ribadendo in questo senso quanto già detto pochi minuti prima in conferenza capigruppo.
Parole gravi, l’eco delle quali farebbe pendere la bilancia delle previsioni nella direzione di dimissioni che, a questo punto, sembrano un passo inevitabile, a meno di ravvedimenti e di ulteriori riflessioni per le quali, almeno ieri sera, sembrava non esserci più spazio.
"Rifletterò un giorno o due e poi prenderò una decisione", aveva detto poco Carlo Bo, che ora è atteso dalla seduta del Consiglio in seconda convocazione prevista per le ore 12.30 di oggi, mercoledì 16 giugno, con un quorum abbassato a un terzo dei 24 componenti l’assise.
Nel frattempo non manca chi, tra i vari scenari possibili, abbozza i primi calcoli guardando alla possibilità, concreta a questo punto, che un accomodamento non debba arrivare. Ci sarebbe tempo per un voto in autunno, in caso di dimissioni del primo cittadino? - è quindi il quesito.
Teoricamente sì, pare di capire, anche se pure su questo punto si attende migliore verifica.
Di certo l’eventuale passaggio di mano del sindaco richiederebbe un termine di 20 giorni per divenire efficace e irrevocabile a partire dalla presentazione delle dimissioni in Consiglio comunale.
Dopodiché la normativa sugli enti locali dispone un percorso che prevede la nomina di un commissario prefettizio e quindi di un commissario straordinario (quest’ultimi entro 90 giorni, ma nel caso di una città Alba è prevedibile che il termine sia solo teorico), con poteri assimilabili a quelli di sindaco, Giunta e Consiglio e col compito di accompagnare il Comune alle elezioni nella prima tornata elettorale utile.
Tornata per la quale, secondo le ultime indicazioni arrivate dal Ministero degli Interni rispetto alle amministrative 2021, al momento non ci sarebbe una data, ma una finestra: dal 15 settembre al 15 ottobre prossimi. Il termine per la convocazione dei cosiddetti comizi elettorali richiede invece un anticipo di altri 55 giorni rispetto all’appuntamento con le urne.
Calendario alla mano, insomma, i tempi ci potrebbero essere, ad oggi. Già in tarda mattinata vedremo se qualche indicazione in più arriverà dal primo cittadino.
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