/ Cronaca

| 29 giugno 2021, 10:57

Santo Stefano Roero, opere inutili e spese gonfiate nel "sistema fraudolento" finito nel mirino delle Fiamme Gialle

L’ex sindaco Renato Maiolo, il segretario comunale e due professionisti agli arresti domiciliari nell’ambito dell’indagine condotta dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza. Contestati i reati di truffa aggravata ai danni dello Stato, turbata libertà degli incanti e falsità materiale e ideologica in atti pubblici

Renato Maiolo, ex sindaco di Santo Stefano Roero

Renato Maiolo, ex sindaco di Santo Stefano Roero

Un Comune da poco più di 1.300 anime, beneficiario di 15 milioni di euro di finanziamenti statali negli ultimi 15 anni, finito nel 2019 in default, con un deficit di oltre 1 milione e 300mila euro.

Da qui parte l’indagine del nucleo PEF - Polizia Economico Finanziaria – della Guardia di Finanza di Cuneo, che questa mattina ha portato alla misura cautelare degli arresti domiciliari disposti stamane (29 giugno) nei confronti di Renato Maiolo, 72enne ex sindaco di Santo Stefano Roero.

Maiolo vanta una lunga presenza sulla scena politico-amministrativa del piccolo centro roerino: prima consigliere comunale, poi sindaco per tre mandati, dal 2004 al 2019. Poi ancora vicesindaco, dal 2019 al 2020, quest’ultimo incarico durato sino alle dimissioni del suo successore, Giuseppe Costa, e al commissariamento del Comune, che da settembre 2020 è retto dal commissario straordinario, il viceprefetto di Cuneo Lorella Masoero.

Stamane, insieme a Maiolo, che alle consultazioni del 2019 era anche candidato alle elezioni regionali nella lista dei “Moderati”, sono finiti agli arresti domiciliari anche Anna Maria Di Napoli, segretario comunale (in servizio in convenzione anche nei Comuni di Dogliani, Rodello, Priocca, Montaldo Roero e Vezza d’Alba), un architetto e un geometra.

Le indagini delle Fiamme Gialle seguono un’attività di polizia erariale ordinata dalla Procura regionale della Corte dei Conti. La Corte aveva chiesto di appurare, alla luce del dissesto emerso nelle casse del Comune, se ci fossero i presupposti per delineare lo spreco di denaro pubblico.

E, dopo un’articolata indagine diretta dal sostituto procuratore della Repubblica di Asti, dottor Davide Lucignani, il nucleo specializzato nelle investigazioni di più alto spessore tecnico-professionale delle Fiamme Gialle ha evidenziato la presenza di quello che viene descritto come un “sistema fraudolento, messo a punto dall’allora sindaco Maiolo e dalla sua compagna - il segretario comunale - con l’ausilio dei professionisti compiacenti, basato sulla canalizzazione di ingenti contributi pubblici per la realizzazione di opere edilizie, talvolta inutili o inutilizzate”.

In altri termini: sperpero di denaro pubblico. Con reati di truffa aggravata ai danni dello Stato, turbata libertà degli incanti e falsità materiale e ideologica in atti pubblici, dei quali i quattro arrestati sono “gravemente indiziati”.

Alcuni esempi? La Guardia di Finanza li riconosce in un’area camper realizzata in paese, ma senza la strada di accesso, e quindi del tutto inutile. Oppure nell’accensione di un mutuo, nonostante l’enorme dissesto del Municipio, per la realizzazione di un campo sportivo, costruito su un altro già esistente, peraltro ad oggi del tutto inutilizzato, come rilevano gli inquirenti.

Quale il modus operandi del “sistema”? Il Comune affidava ai professionisti le progettazioni di opere (poi rivelatisi inutili). All’interno delle progettazioni venivano inserite spese ingiustificate e gonfiate, che si traducevano in profitti ingiusti, che a loro volta venivano spartiti tra sindaco, segretario comunale e professionisti coinvolti. Il tutto a danno delle casse comunali.

La Finanza ha avuto modo di accertare come Maiolo e la Di Napoli si siano avvalsi dell’architetto e del geometra anche per le loro entrature presso gli enti erogatori dei contributi. Entrature grazie alle quali riuscivano ad agevolare l’assegnazione al Comune dei fondi necessari per la copertura finanziaria dei lavori.

In altri termini: i professionisti agevolavano il Comune nell’ottenimento di contributi pubblici. Poi venivano alterate le procedure di gara, sempre in favore dei medesimi professionisti, che successivamente realizzavano atti e documenti materialmente falsi, redatti esclusivamente per giustificare le spese a livello amministrativo.

Un tale fermento volto alla realizzazione di opere pubbliche che, come spiega la Finanza, ha avuto anche un altro risvolto, oltre a quello della frode economica.

“Ha permesso – spiegano dal Comando delle Fiamme Gialle – da un lato, ai professionisti di guadagnare maggiori profitti grazie ai ricorrenti incarichi di progettazione che l’Amministrazione comunale conferiva loro, gonfiando sovente i propri onorari, e, dall’altro, all’ex sindaco di guadagnare consensi presso la cittadinanza locale”.

Consensi che, sempre secondo gli investigatori, hanno consentito a Maiolo di “ricoprire a lungo la carica di sindaco”, “riuscendo nel tempo a consolidare una gestione privatistica del Comune”.

Tutto ciò, anche, attraverso “comportamenti intimidatori nei confronti di diversi dipendenti comunali, a tal punto da creare, anche quando non ha più ricoperto alcuna carica, una situazione di generale asservimento alle sue pretese, scaturita non solo dall’atteggiamento violento e minaccioso, ma anche dalla millantata vicinanza a personalità in ambito politico, giudiziario e militare”.

All’ex sindaco, che per la propria difesa ha intanto incaricato l'avvocato albese Roberto Ponzio, sono stati infatti contestati anche i reati di peculato, minacce e detenzione abusiva di armi.

Emerge inoltre che Maiolo avrebbe “distratto somme di denaro dalle casse del Comune per almeno 35 mila euro”, appropriandosi anche di beni comunali, tra i quali un’autovettura, e facendo eseguire lavori agricoli nei propri terreni, addebitandone le spese al bilancio comunale.

Le indagini hanno altresì scoperto che l’ex sindaco era solito organizzare cene in ristoranti rinomati, invitando personalità ed importanti autorità locali (e talvolta nazionali), le cui considerevoli spese venivano totalmente addebitate al Comune, nonostante l’allarmante situazione finanziaria.

L’attività investigativa della Guardia di Finanza non è ancora conclusa: si deve ricostruire complessivamente il danno all’erario provocato dalle condotte illecite. Nei prossimi giorni, i quattro arrestati (tutti sottoposti al regime dei domiciliari, come disposto dal Gip del Tribunale di Asti Francesca Di Naro) verranno interrogati.

Sequestrati poi anche beni e valori per un totale di 70mila euro: si tratta di terreni e somme su conti correnti, per l’equivalente dei proventi illeciti della truffa e del peculato.

“L’operazione odierna non è che un tassello della costante vigilanza delle Fiamme Gialle sul corretto impiego dei fondi pubblici – spiegano dalla Guardia di Finanza – che aiuta la crescita produttiva e occupazionale e contribuisce, nell’attuale congiuntura, ad arginare l’impatto negativo della crisi economica e sociale conseguente all’emergenza pandemica e sostenere il rilancio del Paese.

Costante l’azione nella prevenzione e repressione delle condotte finalizzate allo sperpero di denaro pubblico, che, soprattutto in un momento di notevole crisi socio-economica a causa della pandemia, devono essere contrastate con determinazione, avvalendosi delle migliori professionalità che il Corpo può esprimere”.

 

redazione

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