Dagli anni ’60 ai giorni nostri, partendo da un deposito all’ingrosso di materiali e attrezzature edili per arrivare a essere ora una realtà capace di mettere a disposizione la maggiore flotta di noleggio macchinari disponibile in Italia, e posizionarsi tra le prime 50 società di nolo a livello europeo. Tutto è partito da Alba, nella sede attuale, dove si è sempre stati attenti all’evolversi del mercato per restare competitivi e aumentare la reputazione del brand in diverse regioni italiane.
Stiamo parlando del Gruppo Mollo che, trainato dal brand Mollo Noleggio, ad oggi conta oltre 400 dipendenti operativi presso i 45 centri gestiti direttamente e distribuiti in Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Umbria. Una realtà il cui core business è la gestione di un parco mezzi costituito da oltre 9.000 unità tra piattaforme aeree, mezzi per il sollevamento, gru per edilizia, autocarri, mezzi movimento terra, macchine e attrezzature edili, motogeneratori e torrifaro, monoblocchi e container, sino ai bagni mobili. I macchinari hanno un’età media di soli 4,2 anni, e si fa molta attenzione al “green” con mezzi a zero o ridotte emissioni di gas inquinanti, che funzionano con batterie al litio, motori 100% elettrici, motori diesel euro 6, o dotati di motore con tecnologie/sistemi per ridurre le emissioni degli ossidi di azoto dai gas di scarico prodotti. Con Mauro Mollo, presidente del Gruppo, abbiamo parlato di pandemia, mercato e territorio.
Partiamo da quel marzo 2020, mese che ha condizionato la nostra vita e il lavoro in generale. Come ha reagito il suo gruppo a questi due anni di pandemia?
«La pandemia sulla nostra azienda non ha influito più di tanto se paragonata ai problemi creati alle aziende che producono beni, alla ristorazione, al turismo, ed a tutto ciò che riguarda la socialità. Nel nostro settore ci sono stati fattori che hanno permesso di aumentare il lavoro: gli incentivi per il super bonus del 110%, e le commesse per i lavori di manutenzione alle infrastrutture, volute dal Governo dopo il crollo del Ponte Morandi a Genova. Un evento che non sarebbe dovuto succedere, conseguenza di 40 anni di nulla assoluto, per poi svegliarsi un giorno e accorgersi che viadotti, gallerie, ponti hanno bisogno di manutenzione… . Questi due aspetti hanno creato un “over booking” a livello lavorativo ma noi ci siamo fatti trovare pronti e, anche in questi due anni di pandemia, abbiamo aperto filiali in nuove Regioni, assunto dipendenti, acquistato macchinari. Abbiamo creato lavoro. Le ultime acquisizioni dell’azienda romagnola Monia e della lombarda Parmiani lo confermano».
Come vede il futuro e come procede il piano di ampliamento, dopo la modifica al piano regolatore richiesta al Comune di Alba?
«Il futuro lo vedo positivo, e mi riallaccio ai fattori di cui parlavo prima: i lavori messi in piedi sulle infrastrutture richiedono qualche anno per essere evasi. Ad esempio su un viadotto si lavora circa due anni. Il super bonus del 110% è stato esteso anche al 2023, dopo le correzioni apportate per avere maggior controllo. Rispetto a prima quando si facevano previsioni a lungo termine, ora lavoriamo su un futuro che include massimo tre anni, in cui abbiamo in previsione di aprire altre tre o quattro filiali, ed espanderci ancora in Veneto, Emilia Romagna, Marche e Toscana. L’ampliamento della sede di Mussotto rientra in questa strategia, ed è per me molto importante per diversi aspetti. I lavori riguarderanno un terreno di nostra proprietà che attualmente utilizziamo come deposito. L’ex capannone che ospitava la distilleria Bergia sarà ristrutturato, anche per riqualificare a livello estetico uno dei principali ingressi di Alba. Il nuovo edificio ospiterà il nostro centro Mollo Formazione, in cui creare un’Academy per personale e clienti. C’è la necessità di fare formazione tecnica, commerciale e amministrativa, con spazi all’aperto ed al coperto, e quell’area è perfetta. Le tempistiche: se tutto andrà bene per fine anno avremo il progetto definito e approvato, per iniziare i lavori nel 2023, e l’inaugurazione nel 2024».
Un giudizio generale sull’economia albese, e nel vostro settore.
«In generale anche l’economia albese sta vivendo una fase di trasformazione, dobbiamo ancora capire bene come avverrà. Nel nostro territorio un’importante fetta della torta lavorativa è occupata dall’industria, in cui ci sono cambiamenti in atto. Vedo i piccoli negozi fare più fatica: bisognerà rendere l’offerta più allettante, pensando a come il turismo enogastronomico anche da noi sia ormai diventato trainante, e abbia sostituito settori come il tessile, che per decenni ha caratterizzato la zona albese. E attenzione all’e-commerce, ormai un canale d’acquisto con numeri importanti a livello di fatturato. Ci sono alcune zone della città da rivalutare: una su tutte il quartiere dell’ex ospedale San Lazzaro, struttura su cui Comune di Alba, Asl e Regione Piemonte stanno lavorando per potenziare una “Casa della Salute” che possa portare persone e ravvivare i negozi delle vie adiacenti. In generale l’economia albese è sana, soprattutto nelle grandi realtà, ma i problemi ci sono e vanno risolti per le piccole imprese, prima che diventino troppo complicati in questo periodo che io definisco di “guerra economica”. Parlando invece del nostro settore, abbiamo ceduto la parte di distribuzione materiale edili, scelta adottata per strategie interne, ma con grande attenzione al personale, il cui posto è stato garantito dal grande gruppo acquirente».
Perché il settore del noleggio?
«In questo settore il futuro lo vedo roseo. E mi riferisco al business del noleggio macchinari, una soluzione che permette di evitare i problemi inerenti all’acquisto (gestione, sicurezza, manutenzione dei mezzi…) che si fa sempre meno. Abbiamo iniziato a credere al nolo 20/25 anni fa, quando il mercato si stava sviluppando, come al solito, in ritardo: in Francia il noleggio si faceva già negli anni ’50. Ora comunque vedo una consapevolezza nell’approccio al noleggio in generale, basti pensare alle pubblicità anche nel settore dell’automobile. Un percepito che sta diventando consuetudine. Nella distribuzione bisogna creare punti più grandi, e questo a vantaggio dei piccoli distributori, che non avrebbero la forza di stare al passo delle tecnologie da offrire ai clienti. Ad esempio noi abbiamo venduto per 50 anni Velux abbaini per case. Questa grande azienda in Francia ha 15 punti di distribuzione, in Italia ne aveva 500. Troppi e troppo piccoli. Anche in Italia nei prossimi dieci anni assisteremo a un’unione di piccoli distributori sotto i grandi gruppi, che da noi per ora sono tre. E lo stesso succede nel mondo del noleggio, e noi siamo andati in questa direzione per percorrere una strada competitiva per il cliente e per essere competitivi: c’è una selezione spietata ma noi siamo pronti a continuare a compiere passi importanti, partendo dal territorio».
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Attualità | 22 febbraio 2022, 18:59
Alba, il Gruppo Mollo prepara un nuovo ampliamento e rilancia la sfida nel settore noleggio
Il presidente Mauro Mollo: "L’ex capannone che ospitava la distilleria Bergia sarà ristrutturato, anche per riqualificare a livello estetico uno dei principali ingressi cittadini. Il nuovo edificio ospiterà il nostro centro formazione, dove porteremo un’academy dedicata a personale e clienti"

Mauro e Roberto Mollo, alla guida di una realtà arrivata a contare 400 dipendenti operativi presso i 45 centri in Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Umbria