La chiave è il tempo e il tempo è la chiave.
Questo è quello che mi porto a casa dopo un pomeriggio trascorso con l'artista Franco Sebastiano Alessandria, che abita a Piozzo, da dove può godere di una splendida vista su tutto l'arco delle Langhe.
Da diversi mesi volevo incontrarlo e scoprire qualcosa di più su quelle sue opere che avevo raccontato in altre occasioni, come "Io sono la chiave": un Cristo crocifisso alto circa tre metri, realizzato interamente con chiavi e serrature antiche (leggi qui) o il globo creato in occasione di "Karma Klima", residenza artistica dei Marlene Kuntz (leggi qui).
Poi, qualche settimana fa, sono passata a Dogliani ed ecco, sulla piazza della chiesa, alcune delle sue opere (che saranno esposte ancora per tutto il periodo natalizio, ndr): una piccola mostra en plein air, circondata da bambini e famiglie che osservano e si fotografavano con un rinoceronte fatto di chiavi antiche, cui si affiancano figure a dimensione umana che invitano a riflettere sul tempo e sulla vita.
Così ci siamo incontrati a casa sua, circondati dai suoi quadri e della sue opere, con la vigile compagnia dei suoi cagnolini. E quella che doveva essere una semplice intervista è diventata un vero e proprio viaggio attraverso i temi che Franco Alessandria mette al centro delle sue opere. E mi scuso per non avergli dato formalmente del "lei" nel corso della nostra chiacchierata, ma la sua accoglienza è stata così genuina che è stato come ritrovare un caro amico.
Come inizia la tua esperienza da artista?
"Ho iniziato a imparare da piccolo, quando ero in collegio. I maestri, che avevano notato questa mie qualità, mi hanno insegnato tutte le tecniche: rame, bassorilievi, pirografo, pittura a olio e acqueforti: realizzavo i regali che facevano ai vescovi o a personalità importanti".
Poi arrivano le sculture fatte di chiavi antiche...
"Dopo aver fatto delle mostre in Francia e a Monaco e avevo venduto dei quadri, in cui spesso ricorreva il tema delle chiavi, a una nota stilista che mi chiese se, avendo a disposizione delle chiavi, fossi capace di creare una scultura. Siccome da giovane non sono andato al liceo artistico, perché di soldi non ce n'erano, ma sono andato a lavorare e ho imparato a saldare e a lavorare il ferro. Questo mi ha lasciato una grande manualità. Così questa signora mi ha fatto arrivare 20mila chiavi dal Marocco. Erano chiavi antiche che però raccontavano tutte una propria storia, depositarie di generazioni di gioie e dolori, di nascite e di morti, di perdite e di desideri e ho iniziato a realizzare le sculture fatte di chiavi, saldate tra di loro per aprire nuove porte e nuovi sogni".
Diverse sculture sono dedicate al tempo...
"Ogni opera ha un suo perché. Tutte nascono per un motivo. Analizzo le mie debolezze, i miei difetti e cerco di fare anche grande autoironia, ma affronto anche temi di attualità. Il tempo è un qualcosa che affascina e viene temuto: ti fa capire che la sabbia nella clessidra scorre e prima o poi finirà e per questo non devi sprecare il tempo che hai a disposizione."
Tra quelle esposte a Dogliani c'è anche l'esodo: una donna con un bambino, a cosa si ispira?
"Quando vai alla stazione vedi spesso delle donne che scendono dal treno, fuggite da guerre e da situazioni difficili, con tutto il loro mondo sulla testa e i bambini in braccio, per loro mille chiavi in segno di speranza."
E invece, il rinoceronte?
"E' un animale affascinante, ancestrale, la cui esistenza però è messa in pericolo della superficialità dell'uomo e dalla sua sete di denaro. Sulla punta del corno c'è una chiave a cuore: la chiave della sopravvivenza. E sempre dedicato a lui presto inizierò a lavorare a una nuova opera, scandita da due tempi 'essere-avere'."
Cosa provi a dire alle persone che vedono le tue opere?
"Non a tutti piacciono, come è normale che sia. Ognuno posa sull'opera il proprio sguardo e percepisce sensazioni diverse, anche a seconda del proprio stato d'animo. Il mio augurio è che provino emozioni".
Alla domanda "quanto tempi impieghi per creare una scultura (ricordiamo che sono a dimensione umana, ndr), risponde: "In realtà non lo so. Quello che impiego per le mie opere è un buon tempo e il buon tempo non si calcola".