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Agricoltura | 04 maggio 2023, 07:00

Clima e viticoltura: «L'irrigazione di soccorso per preservare i vigneti più pregiati»

L'INTERVISTA. Il punto della situazione di Edmondo Bonelli, consulente tecnico, che illustra come si sta agendo nelle Langhe e nel Roero per bagnare le viti

Un impianto a goccia nel vigneto: alcuni produttori li stanno adottando nei pregiati cru

Un impianto a goccia nel vigneto: alcuni produttori li stanno adottando nei pregiati cru

Da circa due anni stiamo vivendo in una condizione climatica anormale, tra temperature elevate durante periodi dell’anno solitamente più freschi, e precipitazioni che, pur non diminuendo la media in mm di acqua, si concentrano in pochi giorni, non permettendo alla pioggia di penetrare nel terreno, ma provocando invece solo danni per lo scivolamento dell’acqua sulla superficie resa dura dalla siccità.

In questo quadro che speriamo venga almeno mitigato nei mesi primaverili da perturbazioni come quella che ha interessato Alba, Langhe e Roero durante il ponte del 1 maggio, il mondo della vitivinicoltura si sta interrogando su come permettere alla pianta della vite di affrontare la nuova stagione in un modo meno stressante possibile.

Ultimamente sta prendendo sempre più piede la tematica dell’irrigazione di soccorso nei vigneti, ed alcuni produttori, tra cui famosi barolisti, si sono attrezzati per bagnare le viti negli appezzamenti più esposti, che sono quelli che patiscono di più la siccità, e che sono da preservare, per il prodotto che danno, base di vini unici.

Ma come preparare al meglio questa delicata operazione di irrigazione? Ce lo spiega bene Edmondo Bonelli, consulente in viticoltura per diverse realtà.

Edmondo, qual è la situazione attuale e dove si deve intervenire?  

«Premesso che è da circa due anni che stiamo vivendo un periodo di siccità, e che le temperature nella nostra zona sono in aumento da 40 anni a questa parte, bisogna precisare subito che la media stagionale di mm di pioggia è pressoché la stessa. Il problema però è che si concentra in pochi episodi, per lo più violenti, e, di conseguenza, dannosi e poco utili all’agricoltura ed alla viticoltura.

Detto questo bisogna ragionare, al momento, su un’irrigazione di soccorso per i vigneti meglio esposti, perché si trovano nelle zone più asciutte e calde al momento».

I vigneti che hanno fatto la storia di Langhe e Roero, intendi?

«Esattamente. Questo perchè i problemi ci possono essere nelle vigne più importanti che hanno fatto la storia del territorio, capaci di donare uve per un vino unico ed eccezionale.

Bisogna interrogarsi se correre il rischio di non intervenire, mettendo così  in discussione i vigneti simbolo, con conseguenze che non sarebbero sicuramente piacevoli, o se, invece, in modo più sensato, procedere l’installazione di impianti per l’irrigazione di soccorso, per uscire da questa situazione».

E i produttori come intendono agire?

«L’idea generale è che è troppo rischioso non intervenire, soprattutto se la situazione meteorologica non tornerà almeno vicino alla normalità. Così si sta agendo utilizzando l’irrigazione di emergenza, un’arma importante di cui però non bisogna abusare perché si rischia di intaccare la qualità e di aggravare l’ambiente di pesi, se non ben gestita.

Posso dire che in generale si è a favore di questo mezzo, ma solo per certe zone e secondo una gestione oculata. Sicuramente guardiamo al cielo, precipitazioni come quelle di inizio maggio sono un toccasana».

Diamo qualche numero: per ettaro quanta acqua ci vuole?

«Per irrigare un vigneto non ci vuole molta acqua, perché il risultato da ottenere è permettere alla vite di completare il suo ciclo in equilibrio, senza eccessi, a favore della qualità e non della quantità.Mmediamente sono necessari circa 60/70 m² di acqua per ettaro vitato ad ogni intervento. La prospettiva da qui alla vendemmia, se la situazione meteo non aiuterà, e di due o tre irrigazioni».

Sull’argomento abbiamo chiesto il parere anche al presidente del Consorzio Barolo e Barbaresco, Matteo Ascheri: «L’irrigazione di emergenza è una pratica agronomica richiesta durante situazioni climatiche anormali, come quella che stiamo vivendo. Ogni produttori si gestisce autonomamente, ma credo che tutti abbiano a cuore la qualità da preservare, soprattutto ora»,

«Si prospetta un nuovo mondo da esplorare - afferma Paolo Boffa, il presidente della Cantina Terre del Barolo - e che sta diventando necessario per le scarse precipitazioni. Inizia a vedersi la crisi idrica nei vigneti, e viene spontaneo pensare ad un impianto per continuare a produrre.Bisognerà anche farlo nelle vigne, ma bisognerà essere bravi a reperire l’acqua, magari riutilizzando vecchie vasche o falde, che ci sono, ma che bisogna vedere a che punto sono. E sperare soprattutto che ci siano precipitazioni più costanti.

Noi ad esempio, grazie ai soci e ad alcuni appezzamenti di proprietà, lavoriamo su 600 ettari, e sarebbe impensabile irrigarli tutti. Bisogna concentrarsi sui cru che sono nelle posizioni più esposte, e che, paradossalmente, se non si interviene, potrebbero diventare un problema.  

Confidiamo sempre nella tenacia del contadino nonché viticultore: abbiamo passato diversi momenti difficili da cui siamo sempre usciti: gli eventi atmosferici hanno già segnato il territorio ma ora la situazione sta diventando complicata, ed è giusto intervenire con l’irrigazione di soccorso».

Livio Oggero

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