Attualità - 19 giugno 2023, 18:42

Verduno, in settimana il nome del nuovo gestore della cantina comunale

Il locale è ora gestito da Casa Ciabotto, i cui titolari non hanno però partecipato alla gara per l’assegnazione della nuova concessione quinquennale. Sui social la protesta. L’Amministrazione attende che sia conclusa la procedura di assegnazione

L'ingresso della Cantina Comunale di Verduno: presto il nuovo gestore

I social, lo sappiamo, hanno il potere di diffondere le notizie in modo molto veloce. Questo vale anche per fatti relativi a piccole realtà di paese quale può essere considerato il centro langarolo di Verduno, dove in questi giorni è divenuta “virale” una polemica riguardante il bando di assegnazione della nuova gestione della cantina comunale.

L’attuale concessione, da cinque anni affidata a Casa Ciabotto, scadrà il 25 giugno e l'Amministrazione comunale si è quindi trovata nella necessità di individuare un soggetto cui affidare la cantina per il prossimo quinquennio. I gestori uscenti non hanno però partecipato alla gara perché, a loro detta, stravolgerebbe il loro operato in modo importante. Da qui le proteste riverberatesi sui social negli ultimi giorni sull'onda dell'hashtag #iostoconcasaciabotto, con diversi interventi di chi trova in sostanza ingiusto che il nuovo bando finisca per penalizzare chi, con la propria attività, nell'ultimo decennio ha fatto tanto per il paese.

Ma che cosa richiede il nuovo bando pubblicato dal Comune? E perché viene proposto? Viene proposto perché la concessione attuale è in scadenza e, così come vuole la normativa in materia, col suo rinnovo deve essere data a tutti la possibilità di concorrere per la gestione di uno spazio che ha natura pubblica. Così i sindaci sono praticamente obbligati a attivare questa procedura.

Il bando per l'assegnazione della nuova gestione, il cui risultato si saprà a giorni, risulta essere molto simile a quello precedente, col quale veniva richiesta la predisposizione di attività tra le quali l’allestimento della cantina come una mostra mercato permanente dei vini locali, dove favorire l’incontro tra i produttori e valorizzare i vini di Verduno, durante iniziative di vario genere.

La novità più significativa riguarda la creazione di una dispensa stile “bottega dei servizi alimentari”, nelle intenzioni finalizzata a soddisfare le esigenze di turisti e residenti. Tra i vari servizi accessori sono invece contemplate la ristorazione, ma anche la rivendita di giornali e riviste, servizi di pagamento, fotocopie e relativi alla spedizione di e-mail e fax. Il locale dovrà rispettare un orario compreso tra le ore 8 e alle 23 e restare aperto almeno sei giorni la settimana.

Pulizia, manutenzione ordinaria e arredi sono a carico del gestore. Il canone annuo a base d’asta per l’immobile e gli arredi di proprietà comunale non potrà essere inferiore a 15.600 euro l’anno, con la possibilità di realizzare un dehors nell’area antistante.

«Noi non siamo arrabbiati per l’attivazione del bando - dichiarano Dado Alessandria e Nadia Ciabotto, gli attuali gestori -, ma per il contenuto, perché ci pone davanti a costi insostenibili. Capiamo anche noi che, rispetto alle cifre di cinque anni fa, l’aumento è fisiologico, ma credo che siamo a livelli fuori contesto per le potenzialità di un paese come Verduno. Ci dispiace per il poco dialogo instaurato dall’attuale Amministrazione, che si è dimostrata fredda e poco incline alla collaborazione per trovare i giusti compromessi che potessero far proseguire la nostra gestione.

La nostra decisione di non partecipare al bando è legata soprattutto a questi costi esorbitanti. Purtroppo sono cifre che mettono in difficoltà, e questo in generale: vedersi l’affitto del locale raddoppiato, l'obbligo di creare una dispensa alimentare, che secondo noi non può limitarsi alla vendita di qualche prodotto, ma dovrebbe contemplare un mini-market, l’ampliamento dell’orario di lavoro, non sostenibile da sole due persone, sono tutti fattori pesanti.

Crediamo che tale bando finisca per penalizzare una gestione che vuole continuare a fare bene e che deve rinunciare dopo ben dieci anni per fare spazio a una polifunzionalità che non riteniamo sia così vantaggiosa, nei nostri paesi. Va bene dare più servizi, ma facciamolo in modo proporzionato, permettendo alle persone di lavorare e vivere del proprio lavoro. In questi dieci anni abbiamo lavorato anche a livello sociale, culturale, di aggregazione, creando possibilità che sono maturate nel tempo. Grazie a tutti quelli che ci sostengono moralmente».

L’Amministrazione comunale, interpellata, ha deciso di rispondere nel merito solamente al termine della formale procedura di assegnazione della gestione, che è ancora in atto.