/ Al Direttore

Al Direttore | 16 ottobre 2023, 11:58

Psa e contenimento cinghiali: "La nostra volontà è ferrea, ma la realtà dei fatti ci impone realismo"

Il presidente dell’ambito territoriale di caccia Cn3 Roero: "Possiamo già essere contenti della riduzione dei danni agricoli di questi ultimi anni"

Psa e contenimento cinghiali: "La nostra volontà è ferrea, ma la realtà dei fatti ci impone realismo"

Riceviamo e pubblichiamo. 

***

Gentile direttore,

in questi giorni leggendo i vari articoli sulla situazione Psa nella nostra regione e dopo le innumerevoli e perlopiù ripetitive riunioni, nelle quali il problema di fondo non vuole essere colto, volevo provare a fornire un contributo positivo, ma spiegando chiaramente la situazione.

Le attività di caccia e contenimento in collaborazione con tutti i cacciatori e personale preposto stanno continuando ad andare avanti in modo ininterrotto dallo scorso anno. Abbiamo personale che a fine anno 2023 avrà fatto 80 uscite, gratuitamente, principalmente di sera, nei fine settimana e in programmata.

Dei 5.300 cacciatori operanti in provincia di Cuneo, circa il 30-35% effettua il contenimento, perché sono gli unici a essere formati, attrezzati e preparati per fare la caccia al cinghiale e da cui si è attinto a livello di disponibilità per la loro esperienza pregressa.

I restanti, la maggioranza, effettua altre tipologie di prelievo, avifauna, selezione tipica alpina, lepre e generalmente non sono né attrezzati, né abilitati per questo tipo di attività.

Di questi 1.600-1.800 cacciatori cuneesi (operativi per il cinghiale), circa il 65%, ha più di 65 anni.

Faccio una domanda: avete mai provato a prendere il treno da Savona a Fossano? Avete mai visto dal finestrino canali, roveti, rocche, dirupi che nel tratto da Savona, Carcare, San Giuseppe, Cengio (proprio vicino a Saliceto) Torelli, Ceva passando per tratti dove è impossibile arrivare anche solo a piedi, dove non stacca un bosco dall’altro, un roveto dall’altro?

Nella riunione dello scorso 11 luglio, col commissario nazionale Caputo ci è stato detto (a tutti i presidenti ATC e CA del Piemonte) che in un arco temporale di 24-36 mesi la questione sarebbe rientrata, con la collaborazione di tutti.

La nostra volontà accanto a Provincia, Regione e commissario è ferrea, ma il confronto con la realtà dei fatti ci impone realismo. E il realismo ci dice che in certe zone, in certe aree, coi contenimenti non ci arriveremo mai (e una questione proprio tecnica) e quelle zone e quelle aree, quelle rocche, saranno sempre bacino di ripopolamento per il cinghiale.

Ci sono poi una serie di problemi contingenti, nuovi e vecchi: il primo problema è l’abbandono dei boschi e dei terreni. Ormai la pulizia dei sentieri in certe aree e demandata unicamente ai cacciatori che praticano attività in quella zona. Non c’è più una manutenzione che permetta gli accessi e se non sono gli alberi a bloccare il passaggio lo sono le strade.

Il secondo problema è il sottobosco che dopo mesi di siccità e le piogge di maggio ha reso impraticabile e difficile l’accesso a zone solitamente pulite e dove i tagli delle battute davano visibilità e aumentavano l’efficacia degli abbattimenti.

Il terzo problema sono le temperature, dove da maggio a oggi (ottobre) i cani delle mute hanno un’autonomia decisamente inferiore e terreno poco olfattivo. La riduzione dei tempi di resistenza dei nostri amici a quattro zampe è evidente a tutti gli addetti del settore.

Quarto problema è il comportamento del cinghiale. Fino a 4/5 anni fa il cinghiale con un cane in ferma scappava, rompeva la ferma, ora invece con l’arrivo dei lupi, non distingue il cane dal lupo e lo attacca, procurando un incremento notevole nei costi e negli interventi veterinari.

Ho sentito parlare molte volte di esercito, e mi vien da sorridere pensando al povero soldato che corre dietro ai cinghiali (ricordo che senza cani non si fa nulla).

L’esercito avrebbe un senso se parzializzasse determinate aree, ad esempio con il genio militare, sotto i ponti o le autostrade, valichi naturali insuperabili per gli ungulati. Si potrebbe già partire da questo e sarebbe già moltissimo.

In conclusione vorrei dire che il realismo deve prevalere. Si può fare molto, ma con le sole forze che abbiamo oggi, già al massimo forzo non è tecnicamente possibile chiedere di più. Di quei 10-12mila cinghiali ipotizzati in provincia di Cuneo, e sottolineo ipotizzati, vorrebbe dire che ogni cacciatore attivo in questo campo dai 18 ai 99 anni in teoria dovrebbe abbatterne 7. Nelle annate migliori ne abbiamo uno o due per squadra che superano i 7-8 capi e sono già bravi cacciatori.

Noi come presidenti abbiamo il dovere di dire le cose come stanno, su tutto il nostro arco di competenze, dal bilancio di un Atc/Ca alla collaborazione con Provincia, Regione e mondo agricolo.

Possiamo già essere contenti della riduzione dei danni agricoli che c’è stata in questi ultimi anni e questo è un già un primo segnale che si va nella giusta direzione.

Lavoriamo per il contenimento, ma non dimentichiamo mai l’enorme sforzo e in molti casi sacrificio che il mondo venatorio sta compiendo in questa fase, gratuitamente, dal presidente di un Atc/Ca al più anziano dei cacciatori in campo. È importante.

Marco Fissolo, presidente Atc Cn3 Roero

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A OTTOBRE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium