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Economia | 23 ottobre 2023, 13:32

Cina e nuove regole Ue, i fornitori auto scrutano l'orizzonte con timore: il 16% pronto ad "andarsene"

In vista della scadenza diesel-benzina del 2035, le aziende della componentistica studiano le contromosse. Una su tre si dedicherà all'extra Europa. E c'è chi teme i player orientali in arrivo

Cina e nuove regole Ue, i fornitori auto scrutano l'orizzonte con timore: il 16% pronto ad "andarsene"

"Se va avanti così, me ne vado". Una reazione spinosa, soprattutto se ad averla sono aziende della componentistica auto che studiano l'orizzonte in vista del 2035, quando l'Europa ha sancito lo stop alla produzione di diesel e benzina.

Lo dice l'ultima indagine di Anfia e Camera di commercio di Torino sul comparto che conta 2.167 aziende in tutta Italia, un terzo delle quali (728) sono in Piemonte, con 56.800 addetti e 19,2 miliardi si fatturato nel 2022.

Come reagire all'ultimatum

Ma se il 45,1% delle aziende piemontesi della componentistica ha già imboccato la strada delle nuove motorizzazioni (oppure si occupa di elementi che non dipendono dall'alimentazione dell'auto, come tergicristalli o simili), il 26,1% punta invece a mantenere produzioni legate ai motori tradizionali destinandole a mercati non europei, dunque non soggetti al limite del 2035.

Sono invece il 26,6% quelle che pensano di poter modificare le proprie produzioni orientandosi verso elettrico o idrogeno. Ma resiste una quota robusta (il 17,4%, più della media nazionale del 16,4%) di aziende che è disposto a uscire dal settore automotive, dedicandosi ad altri ambiti industriali.

La Cina è (fin troppo) vicina

Un altro timore, però, fa rima con la Cina. Le imprese della componentistica infatti osservano con preoccupazione all'avvento sul contesto europeo delle case produttrici orientali. Giganti che portano una dote di auto soprattutto elettriche e ibride, ma che rischiano di avere già una catena di componentistica "domestica". Ecco perché il 36% degli operatori vede questi player come una minaccia e solo il 16% come un'opportunità.

Il 2023 promette bene

In generale, però, gli ultimi dati non racconta una situazione preoccupante, anche se risalgono al 2022. Cresce infatti il fatturato (+9% per il totale e +5,8% per il Piemonte), mentre l'occupazione vede un +0,5% a livello nazionale, ma una flessione piemontese dell'1,3%.

Nella nostra regione, la crescita è stata piuttosto trasversale, tra designer e ingegnerizzazione (+21,8%) e subfornitura (+9,4%). Bene anche gli specialisti (+7,9%) mentre sono meno vivaci i fornitori di moduli e sistemi integrati (+2%). Il 2023 promette bene: il 49% delle aziende prevede un aumento di fatturato, mentre il 24% pensa a una stabilità. Solo il 27% prevede cali.

Sempre meno Stellantis (e Iveco)

Resta alta (anche se in calo) in terra sabauda, la dipendenza dal mondo Stellantis-Iveco. Se in Italia si scende al 68,4%, in Piemonte si resta comunque al 76,6%. La quota di fatturato però scende, in regione, dal 49,6 al 44,3%. La quota verso altri costruttori, evidentemente, sale al 55,7%. Soprattutto tedeschi e francesi.

Massimiliano Sciullo

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