Cia Cuneo: “L’agricoltura non deve più essere l’anello debole dell’agroalimentare”
La scorsa settimana anche Cia Cuneo è scesa in piazza a Roma per chiedere più attenzione nei confronti del mondo rurale che sta attraversando un periodo molto difficile. I prezzi dal campo alla tavola sono saliti alle stelle, in media di tre cifre, ma gli agricoltori sono più poveri. Infatti le loro produzioni non vengono remunerate in modo equo nella catena agroalimentare e, in molti casi, le aziende non riescono più a coprire i costi del lavoro quotidiano.
Il momento di crisi e il ruolo chiave dell’agricoltura
A livello italiano, i numeri della crisi del comparto rurale sono allarmanti. L’impatto dell’impennata dei prezzi pagati dagli agricoltori è di 9 miliardi di euro, con le spese medie per azienda aumentate di 16 mila euro. L’incremento del costo del gas e dei fertilizzanti è stato del 200%. Le stime del reddito netto delle aziende è sceso del 60%, con un più 30% delle stesse che lavorano in perdita.
Ma l’agricoltura svolge un ruolo chiave nell’economia e nella società. Dicono il presidente e il direttore provinciale di Cia Cuneo, Claudio Conterno e Igor Varrone: “Rispetto ai cambiamenti climatici il mondo rurale non è il problema, è la soluzione. Gli agricoltori non inquinano e rispettano da anni gli impegni ambientali anche mettendo a rischio i loro profitti. Producono energie alternative e non sprecano l’acqua, ma la usano per ottenere cibi di qualità. Agricoltura vuol dire presidio ambientale e custodia del territorio, perché senza agricoltura i corsi d’acqua esondano più facilmente, le frane aumentano e gli incendi dilagano nei boschi incolti. Le aree interne si spopolano ed economia e società non sopravvivono. Senza agricoltura il Made in Italy non può esistere e la sicurezza alimentare non ha garanzie”.
Le proposte di Cia
Cia ha chiesto alle Istituzioni, e in particolare al Governo, di attuare quel Piano strategico e di prospettiva, sempre annunciato e mai realizzato, che metta al centro l’impresa agricola e il suo reddito. Aggiungendo un elenco di proposte concrete per risolvere i problemi e rispettare le aspettative del settore, così da garantire il giusto reddito agli agricoltori lungo la filiera. Con quali azioni? Ridistribuire a monte una quota degli aumenti sulla tavola per creare un sistema più equilibrato; aggiornare la normativa sulle pratiche sleali certificando i costi di produzione agricola per assicurare prezzi dignitosi; ridurre le forme di finanziarizzazione legate alla produzione di materie prime. Senza reddito e cibo, la sovranità alimentare resta uno slogan. Ma c’è dell’altro ancora. Bisogna favorire l’aggregazione aziendale e incentivare la crescita delle piccole e medie imprese, anche con una revisione degli strumenti di accesso alla terra. Promuovere una legge sul ricambio generazionale, che vuol dire dall’altro lato agevolare l’uscita dal settore con una riforma strutturale per innalzare le pensioni minime agricole. Sul fronte manodopera, le difficoltà di reperimento richiedono procedure più semplici e flessibili, mentre sul caro-energia Cia dice basta ad accise e Iva sui carburanti. Calamità naturali e crisi fitosanitarie, invece, sollecitano la riforma del sistema delle assicurazioni, nazionale e Ue, tanto più che oggi gli strumenti a disposizione coprono in media meno del 3% dei danni reali e i risarcimenti arrivano in estremo ritardo. Sulla fauna selvatica gestione e ripristino dell’equilibrio sono le parole d’ordine, da tradursi subito in fatti. Infine, obiettivo aree rurali, dove per frenare l’abbandono serve riportare sui territori i servizi alle imprese e alla persona, mettere in sicurezza le infrastrutture e incentivare la digitalizzazione.
Più attenzione da parte di Italia ed Europa
Sottolineano ancora Conterno e Varrone: “Negli ultimi anni, tra le attività produttive l’agricoltura è stata quella più esposta a fenomeni ed eventi epocali per portata e conseguenze: la crisi energetica; gli effetti della guerra in Ucraina; le emergenze climatiche e quelle fitosanitarie. Ormai, in tutti i settori le imprese agricole, oltre a subire il peso dell’inflazione, del clima e delle sfide della transizione green, non riescono più a coprire i costi di produzione. Risulta, perciò, evidente, come la ripartizione delle risorse all’interno delle singole filiere non sia equa ed equilibrata. Nell’agroalimentare i produttori agricoli sono un anello debole del sistema. Bisogna ridistribuire il valore con costi certificati di produzione e prezzi di vendita adeguati alle spese”.
Quindi? “In provincia di Cuneo alcuni settori agricoli stanno meglio rispetto al difficile quadro nazionale, ma comunque anche da noi i margini di guadagno si sono ridotti all’osso e a volte si lavora in perdita. Abbiamo, dunque, buoni motivi per reclamare più attenzione per le nostre aziende. Deve rimetterle al centro l’Italia così come l’Europa, che invece di stare dalla nostra parte continua a imporre norme e regolamenti dall’alto”.