L’educazione ambientale e la promozione delle tecniche di agricoltura sostenibile sono obiettivi del corso di studi offerto dall’Istituto Cillario Ferrero di Alba denominato G.A.R.A. – Gestione delle acque e risanamento ambientale.
Nel corso della mattinata di oggi, mercoledì 22 novembre, la scuola ha aperto le porte alla stampa per permettere la visita in anteprima degli spazi del progetto sul metodo idroponico, illustrato dalla dirigente scolastica Paola Boggetto e dalla professoressa Monica Romagnosi, alla presenza dei ragazzi, e con la partecipazione dell’assessore del Comune di Alba con delega all’ambiente Lorenzo Barbero e del presidente del Consiglio comunale Domenico Boeri.
Quest’anno gli studenti del G.AR.A. hanno così l’opportunità di imparare sul campo, nelle aule laboratorio, i principi dell’idroponica e il funzionamento dei sistemi di produzione che su questa si basano, sviluppando importanti e spendibili competenze sulla produzione del cibo del futuro. Sulla coltura idroponica si investe infatti per le potenzialità di conservazione delle risorse naturali che offre, aspetto che rende queste colture innovative e probabile risposta alle esigenze alimentari del futuro prossimo.
In aula la sostenibilità ambientale si mette in pratica “sporcandosi le mani”. Questa espressione non è affatto letterale dal momento che per produrre cibo il terreno non è più così indispensabile. Come viene illustrato nella presentazione, tutte le sostanze nutritive che occorrono alla pianta possono essere trasportate dalla sola acqua direttamente alle radici libere o in substrati argillosi, ma per ottenere questo risultato è stato fondamentale ripensare l’uso dello spazio.
Con l’idroponica l’orto conquista la verticalità: in una torre idroponica – nel nuovo laboratorio del G.A.R.A. ce ne sono 10 affiancate da 20 postazioni da tavolo, anche dette “nursery” – le piantine sono organizzate su livelli a sviluppo verticale e questo permette di ottimizzare la distribuzione di acqua e sostante nutritive che devono fluire alle loro radici, ma anche e soprattutto costituisce una misura di conservazione del suolo.
Infatti non solo non c’è un terreno a ospitare gli ortaggi, ma neppure si rende necessario occupare estese porzioni di suolo perché le piante sono incolonnate in torri affiancate. Le tecniche di coltivazione fuori suolo come questa massimizzano la quantità di ortaggi che possono essere coltivati al metro cubo, a fronte di un consumo ridotto di spazio orizzontale.
Grandi vantaggi si riscontrano anche in termini di risparmio idrico, superiore all’80%. Evitando la dispersione nel suolo e organizzandone un ricircolo, l’acqua impiegata per la produzione di cibo in idroponica è sensibilmente minore rispetto alle colture tradizionali.
Altri aspetti rilevanti che qualificano la coltura idroponica riguardano il controllo della composizione dei nutrienti, grazie ai quali si ottengono alimenti ricchi e benefici per la salute, e l’estromissione della gran parte dei pesticidi e fitofarmaci.
“Questo progetto non solo offre un'opportunità per gli studenti di imparare i principi fondamentali dell'agricoltura senza suolo, ma contribuisce anche a sensibilizzare la comunità sulle pratiche agricole innovative e sostenibili nonché una concreta attenzione all'utilizzo di acqua”, riassume la responsabile del progetto Monica Romagnosi, ponendo l’accento sulla dimensione di beneficio per la comunità che implementare soluzioni di questo genere può offrire.
Quali sono allora le perplessità che hanno impedito il diffondersi a macchia d’olio di queste pratiche agricole innovative? La costruzione di un impianto di produzione idroponica presenta dei costi iniziali importanti. Nel caso della scuola albese l’investimento rientra nel P.O.N. ed è dunque stato finanziato dalla Commissione Europea.
Anche la gestione dell’impianto e del monitoraggio dei parametri di produzione non è concorrenziale e quindi ad oggi l’agricoltura tradizionale costa meno. Il discorso sulle spese è valido oggi e se si ignora la crescente indisponibilità di quei volumi di risorse naturali che l’agricoltura formale utilizza.
Una criticità nota riguarda il dispendio di energia elettrica, ma anche in questo caso arrivano risposte dal settore e includono l’uso di sistemi temporizzati, coadiuvati dall’intelligenza artificiale che viene impiegata per limitare l'utilizzo di energia elettrica modulandola con la luce naturale.
Altro aspetto di scarsa diffusione è la difficoltà nel reperire personale specializzato. Alcune aziende allineate ai precetti dell’agricoltura sostenibile e impegnate nella conciliazione tra impiego responsabile delle risorse naturali e sviluppo umano sono già al lavoro sul nostro territorio con impianti di questo tipo.
Questo progetto del G.A.R.A. dell’Istituto Cillario Ferrero si propone di dotare gli studenti, un giorno imprenditori agricoli a loro volta, di competenze pionieristiche e capacità d’innovazione per rispondere alla fame di soluzioni consone a soddisfare le crescenti richieste alimentari della popolazione, compatibilmente con i principi della sostenibilità.