È partito alle 19 di questa sera, giovedì 23 novembre, il corteo che da piazza Michele Ferrero ha attraversato il centro della città di Alba in ricordo di Giulia Cecchettin, giovane donna per la cui morte è stato fermato l'ex fidanzato Filippo Turetta.
L'appuntamento di questa sera è il primo dei tanti previsti nella capitale delle Langhe in occasione della giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, che avrà luogo sabato 25 novembre. Promotore dell'evento è il Collettivo Non Una Di Meno Alba, gruppo locale del movimento transfemminista presente su tutto il territorio nazionale che, dal 2016, si batte contro ogni forma di violenza di genere e contro "tutte le facce che assume il patriarcato nella società in cui viviamo", come si legge sul loro sito.
All'iniziativa hanno preso parte oltre 500 persone che, raggiunta piazza del Duomo, hanno volto un grido, "altissimo e feroce, per tutte quelle donne che più non hanno voce" - così come recita uno degli slogan più sentiti. In piazza Non Una di Meno ha organizzato la lettura dei nomi di tutte le donne che quest'anno sono state vittime di femminicidio, corredata da un flashmob che ha coinvolto in prima persona i partecipanti.
La tragica uccisione di Giulia, laureanda in ingegneria biomedica, che con gravi indizi di colpevolezza è da attribuire all'aggressione subita per mano dell'ex fidanzato Filippo, ha provocato una forte risposta nelle piazze di tutto il Paese. Collettivi e comunità civile reclamano misure più restrittive per chi si macchia di comportamenti riconducibili alla violenza di genere e azioni educative forti per contrastare l'insorgenza di quei comportamenti soprattutto nei più giovani.
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In parte queste istanze sono state accolte questa mattina con l'approvazione del "dl Roccella", all'unanimità, da parte del Senato della Repubblica. Un lungo lavoro, però, attende le istituzioni e la società tutta per relegare al passato la mentalità patriarcale che sta alla base di diffusi comportamenti sessisti e, in ultimo, di ogni forma di violenza legata al genere, femminicidio incluso.
Sono 83 le donne uccise nell'ambito della coppia o da un ex partner nel solo 2023, alla vigilia della giornata internazionale contro la violenza sulle donne. A partire dall'appello di Elena Cecchettin, sorella di Giulia, si discute dell'urgenza di riconoscere i lasciti culturali che abbiamo tutti interiorizzato e appartengono al patriarcato e alla cultura dello stupro. Il possesso e la gelosia sono campanelli d'allarme, così come la pretesa di allontanare una persona da altri suoi affetti, isolandola, e il controllo degli spostamenti o dei dispositivi e delle sue comunicazioni con altri o ancora forme di violenza economica. In casi purtroppo non isolati si manifesta la violenza per come si intende comunemente, e ha molteplici e subdole espressioni di violenza fisica, psicologica, sessuale.
Dalla morte di Giulia Cecchettin ad oggi, riporta "Il Sole-24Ore", le chiamate al centro nazionale antiviolenza e stalking sono più che duplicate: da 200 a 450 accessi giornalieri. Dalla tragedia può nascere l'occasione di salvare altre donne in pericolo. Se credi di essere vittima di queste dinamiche, chiama il 1522.
Non silenzio, ma rumore. È questa l'eredità di Giulia.