Con più di un centinaio di partecipanti e decine di cartelli sulla questione dell’impianto di produzione biometano di Govone, si è svolta oggi, sabato 2 dicembre, ad Alba, la Marcia per il Suolo.
Organizzata dalle associazioni Comuneroero ODV, Salviamo il Paesaggio e Osservatorio del Paesaggio di Langhe e Roero, ha avuto l’adesione di molte altre associazioni, fra cui il Comitato No Biometano a Govone, Pro Natura, Italia Nostra, Canale Ecologia, La CasaRotta, Ambiente 21SdB, Ithaca, Legambiente Langhe e Roero, Rocche’N Roll, Comunità Laudato Sì/Gazzetta d’Alba e Bra2.
Il corteo ha sfilato pacificamente dal piazzale dello stabilimento Ferrero fino a piazza Michele Ferrero, dove ci sono stati gli interventi e i contributi di numerosi rappresentanti dei sodalizi che hanno a cuore il problema del consumo del suolo e della cementificazione selvaggia.
La nostra provincia è purtroppo maglia nera nel biennio 2021/22 in Piemonte, con un incremento netto annuale di 179 ettari consumati, il 5,7% del territorio.
La sensibilizzazione a questi temi è importante affinché l’opinione pubblica si renda conto delle dinamiche che stanno portando all’aumento della distruzione di terreni agricoli o forestali, spesso irreversibile, con la quale faranno i conti le generazioni future.
La marcia ha contribuito a evidenziare il caso del maxi impianto di biometano della Ferrero-Snam previsto a Canove di Govone, a poche centinaia di metri dalle abitazioni, che prenderebbe il posto di 45.000 mq di terreni agricoli/produttivi, di cui 27.000 mq in classe 1.
La Conferenza dei Servizi ha recentemente avallato il progetto, definendo il sito 'idoneo', concedendo tuttavia 15 giorni di tempo ai progettisti per apportare migliorie tecniche e valutare le osservazioni ricevute da enti e associazioni ambientaliste.
La Marcia per il Suolo ha avuto dunque anche un 'desiderata', scritto dagli organizzatori nei volantini distribuiti ai cittadini albesi:
“Camminiamo anche perché la Ferrero, azienda sensibile alle tematiche ambientali, eviti di 'forzare la mano' su un territorio già esausto che non vuole l’impianto e rinunci a una nuova colata di cemento”.