Il verbale definitivo della Conferenza dei Servizi di martedì scorso in Provincia, che ha stabilito il sito di Canove di Govone 'idoneo', non è ancora a disposizione delle parti, ma si è intuito che le possibilità di bloccare il progetto dell’impianto di produzione di biometano si assottigliano.
Davanti a un numeroso pubblico di cittadini, i referenti del Comitato No Biometano a Govone hanno relazionato ieri sera su quanto successo finora e specificato ulteriormente quali passi si potranno intraprendere per tentare di bloccare la costruzione di una struttura dal grosso impatto sul territorio e su chi lo abita.
Roberto Cantamessa e Fabrizio Massarone presenti alla conferenza dei Servizi in qualità di uditori, hanno raccontato la loro esperienza:
“Abbiamo portato le nostre istanze che sono state lette, come quelle di altri comitati, fra cui Pro Natura. Non sappiamo quanto siano state effettivamente prese in considerazione. La normativa europea favorisce attualmente chi vuole investire in questi progetti, per via degli incentivi e la Provincia, durante la conferenza ha ribadito più volte la frase 'il sito è idoneo a questo tipo di impianto', dandoci l’impressione che dal punto di vista tecnico fosse tutto già deciso” hanno dichiarato.
In collegamento esterno il professor Gianni Tamino ha illustrato lo studio che ha svolto gratuitamente sul progetto, mettendo in evidenza le maggiori criticità di qualsiasi impianto di produzione biogas con processo upgrading in biometano:
“Intanto c’è da rilevare il loro bassissimo rendimento. Pensate che negli impianti fotovoltaici per ogni KWatt di energia investita se ne ricavano 5, in quelli eolici 7, negli idroelettrici 24: la produzione di biometano ha rendimento 1,4, al di sotto perfino dell’indice 3 ritenuto adeguato. Senza contare l’immissione in atmosfera di polveri sottilissime che vanno a incidere sul già alto inquinamento dell’aria, alle emissioni odorigene e acustiche, all’aumento del traffico, al consumo del suolo, al fatto che il digestato che verrà prodotto non potrà essere utilizzato per fertilizzare i campi, se non dopo ulteriore trattamento.
Non stiamo parlando di 'economia circolare'. I processi naturali non avvengono per combustione come in questo caso, le lavorazioni industriali producono sempre cambiamenti climatici e inquinamento. Nelle tabelle e nei dati presentati nel progetto di Govone ho rilevato anche diverse anomalie, imprecisioni, sottovalutazioni degli effetti sulle emissioni di inquinanti che non tengono conto dei fondamentali principi di prevenzione, precauzione e responsabilità, per cui concluderei che nei prossimi 20/30 anni si avranno sprechi e inquinamenti piuttosto che energia rinnovabile e sostenibile”.
I referenti del comitato No Biometano a Govone hanno anche evidenziato come si stiano valutando i conflitti fra Enti (Stato-Regione) per l’utilizzo del suolo, le criticità tecnico-urbanistiche legate ai terreni agricoli in classe 1, che dovrebbero avere dei vincoli di edificabilità e le ipotesi di influenza sulla vicina oasi Lipu non considerate.
Tutti argomenti validi per un possibile ricorso al Tar o in seconda battuta alla Corte di Giustizia Europea.
I cittadini presenti sono stati informati della richiesta da parte del comune di Govone di un cospicuo rimborso annuo per la presenza dell’impianto, da destinare a opere di compensazione ambientale.
Oggi, sabato 2 dicembre, il Comitato No Biometano a Govone sarà presente ad Alba alla Marcia per il suolo, organizzata dalle associazioni Comuneroero ODV, Salviamo il Paesaggio e Osservatorio del Paesaggio di Langhe e Roero: il ritrovo è fissato presso il parcheggio Area Sosta Camper Ferrero alle 14.30 e la partenza alle 15. Si svilupperà nel centro della città fino a piazza Michele Ferrero dove si terranno gli interventi delle associazioni aderenti.