Quello che sto vivendo è un Natale diverso dagli ultimi. Nel Farinèl del Natale 2022 mi rivolgevo a quelle persone che avrebbero trascorso giorni tristi perché durante le festività si allargano le ferite, si acuiscono le mancanze e si percepiscono maggiormente le assenze.
Per il sottoscritto sarà un Natale con alcune assenze che pesano sul cuore al punto da sperare che questo Natale non arrivasse mai. Purtroppo, la compagnia è nutrita e mi è bastato aggirarmi in via Maestra per alcune ore nella giornata di ieri per vedere molti volti spenti e tante persone alla ricerca di uno spirito non sempre facile da trovare.
“Il Natale è così: o si odia o si ama. Io, oggi, mi colloco tra i secondi perché per me il Natale rappresenta un momento di calore in cui ritrovarsi con parenti e amici, durante il quale dimenticare i problemi quotidiani. Un’occasione per fermarsi, rallentare e riflettere”.
Così scrivevo 12 mesi fa, nel frattempo molte cose sono cambiate e oggi non mi colloco più tra i secondi, ma tra quelli che ne avrebbero fatto volentieri a meno.
Il Natale, però, è speranza, è nascita e rinascita, lo scorso anno raccontai del mio Natale 2012 vissuto in solitudine, un Natale da cui ripartii per costruire cose importanti e una carriera che oggi continua. Dal Natale 2023, dalle sedie vuote del Natale 2023 partirà una nuova rinascita, ne sono certo.
Tutti abbiamo dei punti fermi nella vita e dobbiamo iniziare a ricostruire da lì, dall’invito che feci l’anno scorso a guardare al futuro con fiducia.
Purtroppo, tutti avremo delle sedie vuote nel nostro Natale, alcune faranno più male di altre e il giorno di Natale sembreranno più vuote rispetto agli altri giorni, ma il Natale è e rimane una festa di vita in cui accorgersi delle sedie piene e in cui accorgersi se chi ci sta vicino possa sentirsi come mi sentivo io dieci anni fa.
Questa è la cosa importante che mi sento di consigliare seguendo l’insegnamento di Italo Calvino che ne “Le città invisibili”, fece dire a Marco Polo la frase che contiene il segreto della vita: “Cercare e saper riconoscere chi e cosa in mezzo all’inferno non è inferno e costruire e dargli spazio”.
Questo è sicuramente l’insegnamento da fare proprio: capire ciò che si ha al proprio fianco, proteggerlo, curarlo, custodirlo e farlo crescere in modo da non perderlo per non trovarsi con dei rimpianti e delle sedie vuote.
Capire quando si ha a fianco qualcuno che voglia il nostro bene almeno quanto noi vogliamo il suo è il passaggio fondamentale per non avere rimpianti, diversamente un albero ben decorato, mille doni, centinaia di cose superflue non potranno comunque riempire un vuoto, mai.
Questo l’ho capito una volta di più in Kenya guardando bambini sorridenti perché amati girare scalzi e con vestiti di diverse taglie più grandi. Bambini con nulla se non i sogni e l’amore dei genitori e per questo ricchissimi.
Chi crede, in quei piccoli potrà rivedere Gesù bambino, nato in povertà estrema, durante una fuga, ma circondato d’amore.
Il mio “Buon Natale”, quindi, va a tutte le persone che per un motivo o per l’altro festeggeranno questo Natale controvoglia invitando a guardarsi intorno, a pensare a ciò che si ha e non sempre a ciò che manca, con la consapevolezza che ci sarà sempre un’occasione di riscatto.
Concludo come feci l’anno scorso con le meravigliose parole del grande poeta piemontese Gianni Rodari: “In cuore abbiamo tutti un Cavaliere pieno di coraggio, pronto a rimettersi sempre in viaggio”. Buon Natale.