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Schegge di Luce | 24 dicembre 2023, 08:58

Schegge di luce: pensieri sui Vangeli festivi di don Sebastiano Bergerone

Commento al Vangelo del 24 dicembre, quarta domenica di Avvento

Il Santuario della Santa Casa di Loreto, nelle Marche

Il Santuario della Santa Casa di Loreto, nelle Marche

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».

A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».

Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei (Lc 1,26-38).

Oggi, 24 dicembre la Chiesa giunge alla IV domenica di Avvento (Anno B, colore liturgico viola).

A commentare il Vangelo della Santa Messa è don Sebastiano Bergerone dei Salesiani di Bra.

Amore, vita, valori, spiritualità sono racchiusi nella sua riflessione per “Schegge di luce, pensieri sui Vangeli festivi”, una rubrica che vuole essere una tenera carezza per tutte le anime in questa valle di esilio. Pensieri e parole per accendere le ragioni della speranza che è in noi.

Eccolo, il commento.

«E la Parola di Dio si fece carne; nascerà da te e sarà chiamato Figlio di Dio». Deve essere stato difficile per l’evangelista Luca tradurre in parole umane questo gioioso mistero dell’annuncio a Maria; egli sapeva che tutta la storia umana convergeva a questo avvenimento: un Dio che non solo parla, ma viene ad abitare in mezzo all’umanità.

Molte volte e in diversi modi Dio si era rivolto al “suo” popolo, manifestando la volontà di una presenza e di un’alleanza con esso ed a favore di tutta l’umanità. Ora le parole dell’Angelo raccolgono parole, immagini e personaggi con cui Dio era intervenuto.

E Dio sarà, come sempre, sorprendente.

Comincia con l’annuncio al sacerdote Zaccaria della nascita di Giovanni il Battista che diventerà padre del precursore; egli è sacerdote che compie il ministero nel luogo più sacro e più ricco della Palestina, nel tempio più famoso del mondo; Zaccaria rimane spaventato, quasi folgorato dall’apparizione dell’angelo.

L’evangelista quando narra dell’annuncio a Maria, “sei mesi dopo”, vuole che notiamo il contrasto fra i due interventi angelici. Il secondo avviene a Nazareth, che in qualche occasione è chiamata addirittura città, ma che è descritta bene dal giudizio spietato dell’apostolo Filippo: «Che cosa di buono può mai venire da Nazareth?».

Villaggio della Galilea, mai nominato fino alla data dell’annunciazione, quattro case sperdute ai limiti della fertile regione che declina fino al lago di Galilea, abitate da gente povera e insignificante, di mentalità ristretta e ligi alle tradizioni. Gesù, quando inizierà la sua predicazione, abbandonerà Nazareth e si trasferirà a Cafarnao, cittadina di grande traffico e crocevia per i viaggiatori verso l’Oriente e verso l’Egitto.

Ma a Nazareth abita Maria e lì Dio manda il suo angelo che entra da lei e porge il saluto, che equivale al “Xaire” greco e che doveva essere familiare a Maria, come il nostro “Ciao”, e come l’”Ave” latino. L’angelo non la chiama Maria, ma con un nome che anche gli esperti della Bibbia non riescono a tradurre pienamente se non esprimendone il significato con un solo termine. Maria percepisce che quel saluto riguarda la sua vocazione, il fatto che Dio l’ha gratuitamente preparata per qualcosa di grande e l’ha resa idonea ad un progetto sconosciuto. Quel nome diceva molto di più del “piena di grazia” con cui preghiamo nell’Ave, Maria. La Vergine rimane intimorita e l’Angelo la rassicura e spiega la proposta di Dio. «Concepirai e darai alla luce…».

Maria Vergine sta vivendo l’anno di fidanzamento prima del matrimonio ufficiale che ha leggi rigorose e chiede spiegazioni all’Angelo: «Come avverrà? Non conosco uomo». Questi le spiega che la nascita realizza il compimento delle promesse di Dio verso l’umanità e racchiude in sé tutta la storia del suo popolo. Come Dio si era reso presente attraverso la nube che si posava sulla tenda montata in ogni tappa nel viaggio verso la Terra Promessa, come Dio aveva preso dimora nel proprio Tempio, scendendo sotto forma di nube e consacrando la sua casa di abitazione in Israele, così il Bambino che nascerà si formerà nel suo grembo per opera dello Spirito Santo, che scenderà su di lei ad iniziare la nuova e definitiva presenza di Dio nell’umanità.

Quel Bambino è il Messia promesso e Maria sarà indicata come madre capo famiglia e sarà lei, unica donna nella storia di Israele, a dargli il nome: «Lo chiamerai Gesù». Maria risponde alla richiesta dell’Angelo non con rassegnazione, dovendo cambiare i suoi progetti di vita per obbedire alla parola di Dio. San Bernardo, cantore innamorato della Vergine, immagina che in quel momento tutta l’umanità sia in silenzio e tesa verso le labbra di Maria, aspettando la parola di risposta all’Angelo. E la risposta non solo è positiva, ma è un «Sì» gioioso ed entusiasta. Maria è contenta di mettersi a disposizione per il progetto annunciato; si fida della parola di Dio

Questo racconto solo in apparenza è lontano delle nostre vocazioni: ognuno è chiamato con vocazione personale, ma la risposta non è sempre pronta e sincera; a noi sembra che l’adesione a Dio tolga esperienze e felicità. Maria ci insegna il modo di aderire alle proposte di Dio, indicando che la felicità è seguire quello per cui siamo stati creati con impegno ed entusiasmo. «Sono pronto a compiere ciò che mi proponi, o Signore».

Silvia Gullino

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