Ci sono storie che rimangono sopite nei ricordi di infanzia, vite che non sono nei grandi libri di storia, ma custodite in piccoli oggetti preziosi.
In occasione del Natale condividiamo con voi il racconto di Beppe Leardi, noto artista di Lequio Tanaro, già autore insieme a Maria Tarditi del libro "Niente per caso", che lo scorso novembre ha ricevuto la cittadinanza onoraria dal comune di Somano (leggi qui).
LA STRENNA DI NATALE
Dicembre 1918
Quasi due anni di prigionia in Austria per Pinotu. Due anni fuori dal mondo, ridotto pelle ossa, con una barba ispida lunga un palmo, vestito di stracci, demoralizzato, sfinito dall’inedia.
Sono due anni che non ho notizie dei suoi e che loro non hanno notizie di lui. Dopo 12 giorni di viaggio, disastrato, Pinotu arriva finalmente a Dogliani, sulla vecchia corriera è solo con l’autista e il bigliettaio. E' mattino presto in piazza e non c’è neanche un cane. Sul ponte passa un ragazzo infagottato, con un berretto, curvo sotto il peso di una gerla colma di pane, lancia un’occhiata impaurito a quel forestiero barbuto e affretta il passo.
Quel ragazzo è Cesco, il figlio di Ponotu, ma non si riconoscono.
Poco dopo, in piazza, Pinotu incontra Drea il campanaro che stenta a riconoscerlo. Dopo i saluti e dopo che Pinotu gli ha raccontato delle tribolazioni partite in guerra Drea lo informa che quel ragazzo incontrato sul ponte suo figlio Cesco, che stava andando a consegnare il pane i panettieri.
Pinotu freme dal desiderio di avere riguardanti la sua famiglia, ma Drea, che non trova il coraggio di dirgli la verità, lo invita in casa sua prendere un caffè e a darsi una ripulita: "Vieni a darti una rassettata perché in questo stato sembri un bandito".
Pinotu accetta, Drea e sua moglie si fanno in quattro per ristorarlo, ma anta gentilezza lo indispettisce, cosa ci sarà sotto?
Un brutto presentimento lo riporta indietro di cinque anni quando ritorno dalla guerra di Libia si era trovato con la moglie morta e figlio Cesco di cinque ann.
Drea e la moglie lo informano con le dovute cautele: "Teresa (la nuova moglie, ndr) è morta da 20 mesi e Dino, il figlio di quattro anni, è con i nonni. Poveri tirano l’anima con i denti dopo la disgrazia. Cesco, invece, continua a fare il garzone dai panettieri, ma se ascolti il nostro consiglio lo togli più presto possibile da questo lavoro, sono bestie grame lo fanno lavorare come uno schiavo e morirà di fame."
Pinotu si sente male, allora Norina, pietosa, gli verso un bicchiere di grappa. Pinotu risente in trincea quando la grappa gli veniva somministrata prima di andare all’attacco. In Piancerreto i suoceri Mini e Modesta, non riconoscono il genero e Dino di quattro anni, invece di abbracciare suo papà che non ha mai visto si spaventava nascondersi. Ci vogliono un po' ddi giorni perché tutto si normalizzi.
La vigilia di Natale Pinotu vai a prendere il figlio Cesco dei panettieri per poter trascorrere un giorno insieme: gli parla della fame patita guerra, motivo per cui oggi Pinotu non sopporta di vedere sul tavolo più di una pagnotta per volta. Modesta, infatti, non si sbaglia ne mette solo una in tavola in giorno di Natale.
Pinotu si alza dal tavolo torna con qualcosa in mano e si rivolge a Cesco: "Questa è la tua strenna di Natale". Posa un oggetto scuro davanti al petto: è una pipa. Mini ridacchia: "Sembra un po’ troppo presto per fargli usare la pipa no?".
Pinotu, serio, risponde: "Voglio che il mio primogenito la conservi in ricordo di suo padre. Oggi non ho altro da lasciargli. Questa l'ho intagliata in Austria nel campo di prigionia con un coltellino da bambini che dovevo tenere ben nascosto per evitare le punizioni del capò. Lavoravo di notte a lume di un mozzicone di candela che riuscivo a fregare in magazzino quando era il mio turno delle pulizie. Ho impiegato dei mesi a farla, perché tra la stanchezza e la fame non resistevo per più di pochi minuti per notte. Fin da subito ho deciso che l'avrei regalata a Francesco."
Si tratta di un oggetto di mirabile fattura, in radica di noce, a forma di passerotto che sul corpicino sottilissime striature che danno l’impressione di un vero piumaggio. La posizione del collo, del becco e delle zampine è così naturale che l’uccelletto sembra vivo, un vero capolavoro, creato con la santa pazienza e l’estro di un artista da un povero soldato che moriva di fame.
A Cesco, emozionato, manca il fiato per dire grazie, è felice per il regalo ma ancor più per l’orgoglio di essere figlio primogenito di un uomo straordinario come suo papà. In cuor suo si ripromette di conservare la pipa come un tesoro per tutta la vita. E manterrà la promessa. Nonostante tutto è un bel Natale.
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La pipa oggi è conservata dal signor Beppe Leardi, che porta il nome di battesimo del nonno Pinotu, detto "Il biondo", l'ha ricevuta in dono da Cesco, suo papà, che l'ha custodita con affetto da quel Natale del 1918.