Nel periodo più magico e suggestivo dell’anno, il Natale, non mancano racconti e fiabe. Una di queste è la leggenda del pettirosso, uccellino dal petto color rosso, il cui arrivo segna l’inizio dell’inverno.
Si narra che un uccellino si rifugiò nella stalla a Betlemme con la Sacra Famiglia. Maria, accorgendosi che il fuoco che li teneva al caldo stava per spegnersi, chiese aiuto agli animali presenti nella stalla, ma nessuno la sentì.
Da lontano, il pettirosso l’aveva sentita gridare e volle aiutarla. Il piccolo volatile si avvicinò alla brace e muovendo ininterrottamente le ali per tutta la notte, riuscì a tenere acceso il piccolo focolare. Così facendo, continuò ad alimentare il fuoco, cantando per tutto il tempo finché le ceneri non iniziarono ad accendersi, nel frattempo Gesù dormiva beato.
Al mattino seguente, l’uccelletto venne ricompensato da Gesù bambino che lo premiò con un petto rosso proprio come il fuoco che aveva tenuto acceso e che divenne simbolo del suo grande amore.
Tra le leggende popolari più affascinanti riguardo alla colorazione del piumaggio di petto e gola di questo uccellino, ce n’è un’altra che racconta come, in origine, tutti i pettirossi fossero di colore marrone-grigiastro dalla testa alla coda, del rosso, neppure l’ombra. Un giorno, uno di loro, sorvolando il Golgota, vide Gesù che pativa sulla croce e, per alleviarne l’immane sofferenza, cercò di liberagli il capo dalla corona di spine.
Mentre tentava di sollevarla con il becco, però, una goccia del sangue di Cristo gli macchiò il petto. Dio decise, allora, di lasciargli per sempre quel segno rosso addosso come “distintivo”, in modo che tutti, sulla Terra, avrebbero riconosciuto anche da lontano una creatura così generosa.
Che caratterino!
Si potrebbe pensare che il pettirosso sia un uccello docile, ma non è affatto così. Il suo carattere è marcato proprio come il territorio che difende a spada tratta. Allontana senza pensarci due volte i simili di cui non gradisce la compagnia e nel periodo dell’accoppiamento dà il peggio di sé.
Il pettirosso, il cui nome scientifico è Erithacus rubecula, è un piccolo uccello passeriforme, appartenente all’unica specie nota del genere Erithacus, diffusa in Eurasia e Nordafrica, con estensione ad Occidente sino alle isole Azzorre e ad Oriente sino alla Siberia Occidentale: nella mitologia norrena, questo grazioso volatile era consacrato a Thor, il dio delle nuvole e della tempesta, ma occupa da sempre un posto d’onore anche nella tradizione cristiana.
Perché è associato all’inverno ed alla neve
Semplice: durante l’inverno, quando si fa più forte la necessità di trovare cibo, pur essendo piuttosto schivo, il Pettirosso può avvicinarsi guardingo all’uomo, ad esempio quando, lavorando in giardino, smuove dalla terra vermi e insetti, di cui la specie è ghiotta. Più fa freddo più si avvicina a noi ed è per questo che è associato all’arrivo della neve.
Ai primi segnali di primavera scompare improvvisamente così come era apparso, ritornando a popolare le pendici delle montagne e colline. Allora diamoci da fare e lasciamo delle briciole su balconi e terrazzi, che possono sicuramente nutrire non solo i pettirossi, ma anche altre specie di volatili, come cinciallegre, merli e passerotti, che in cambio allieteranno le nostre giornate con il loro melodioso canto.
Il pettirosso in musica
Il particolare canto gorgheggiante del pettirosso incantò il grande compositore Fryderyk Chopin, che cercò di imitarlo nella melodia portante della “Grande Polonaise brillante”: da allora, quest’onore valse all’uccellino il soprannome di “Chopin dell’aria”.
I pettirossi-postini dell’epoca vittoriana
In Gran Bretagna, questi uccellini sono considerati un emblema nazionale associato soprattutto al periodo natalizio e compaiono su decorazioni, biglietti di auguri e confezioni regalo, fin dal regno della Regina Vittoria, periodo in cui comparve l’usanza di scambiarsi gli auguri, spedendo via posta delle cartoline di Natale: secondo il British Trust for Ornitology, la popolarità dei pettirossi ebbe un vero e proprio boom verso la metà del XIX secolo, quando qualcuno notò quanto i postini della Royal Mail dell’epoca, che per divisa portavano un cappotto rosso, ricordassero proprio quei pennuti colorati.
Questa somiglianza valse loro il soprannome di “robin” o “redbreast”, in entrambi i casi traducibili con “pettirossi”. Di solito, gli artisti illustravano le cartoline di Natale proprio con immagini relative alla consegna della posta, come cassette postali o portalettere, finché nel 1860 comparve la prima cartolina natalizia con l’effige di un pettirosso che portava nel becco una busta.
E quindi senza indugio tirate fuori giacche, maglioni e indumenti pesanti, quando in giro c’è il pettirosso significa davvero che il tempo sta cambiando.