Ragionare sul futuro del comparto vitivinicolo e sul rapporto tra il territorio e il turismo del vino. Questo uno degli obiettivi che si è proposto il convegno "Vino e mercati”, che Confindustria Cuneo e il Wine Permanent Observer attivo da anni per iniziativa dell'associazione datoriale hanno proposto nel pomeriggio di ieri, mercoledì 7 dicembre, presso l’aula magna della Scuola Enologica Umberto I di Alba, col sostegno della Camera di Commercio di Cuneo e la collaborazione dei consorzi di tutela dei vini piemontesi.
Ai saluti istituzionali della padrona di casa, la preside dell’Enologica Antonella Germini, sono seguiti i primi interventi volti a valorizzare l’importanza della raccolta di dati sul settore, le modalità con cui questa avviene e il supporto alle scelte strategiche delle imprese vitivinicole che questi possono rappresentare. Un’introduzione dovuta prima di presentare i dati del rapporto annuale dell’Osservatorio.
La presidente Sezione Vini e Liquori di Confindustria Cuneo, Paola Lanzavecchia (foto sotto), ha sostenuto l’importanza che l’adozione di pratiche agricole sostenibili ricopre in un territorio che risente l’impatto del cambiamento climatico e ha l’esigenza di tutelare e valorizzare la propria unicità nel mondo. “Sostenibilità ambientale ed economica sono temi irrinunciabili per le nostre imprese”, ha spiegato Lanzavecchia.
Per disporre di un vantaggio competitivo negli scenari internazionali, giunge in soccorso delle imprese l’analisi dei dati, aggiornati e di qualità, raccolti ad opera della Camera di Commercio di Cuneo, ieri rappresentata dalla segretaria generale Patrizia Mellano, che in conclusione del proprio intervento ha speso un invito a collaborare nella raccolta dei dati “superando il senso di disturbo” che magari questa attività può generare, dal momento che un sistema altamente accreditato garantisce il trattamento sicuro e l’attendibilità del dato raccolto, utile anche ai fini Istat.
I dati relativi a produzione, imbottigliamento e giacenza sono racchiusi ogni anno in un report a cura dell’Osservatorio permanente sull'andamento del mercato vitivinicolo, strumento di analisi del mercato del vino curato dal Centro Studi di Confindustria Cuneo e co-finanziato dalla Camera di Commercio di Cuneo.
Alberto Cugnetto, della Sezione Vini e Liquori di Confindustria, si è così soffermato sulla peculiare situazione che ciascun consorzio di tutela vini piemontese presenta. Il Consorzio Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani registra un trend positivo, con valori delle giacenze in linea con gli anni precedenti, fatta unica eccezione per il Dolcetto, le cui giacenze sono in crescita.
Il Consorzio di Tutela del Roero vanta poche giacenze residue sia per il bianco sia per il rosso. Bene anche il Consorzio di tutela del Gavi: denominazione in crescita, con giacenze residue contenute. Nel territorio del Consorzio dell’Asti Docg si produce lo +0.5% in più di bottiglie di Asti Spumante e Moscato d’Asti Docg. Il Consorzio di Tutela dei Vini dei Colli Tortonesi riporta fluttuazioni importanti, con il +2.5% di aumento per la produzione 2023. Infine, il Consorzio di Tutela e Valorizzazione Vini DOCG Caluso, Carema e Canavese DOC riporta Erbaluce di Caluso in salita e un 2023 con minori giacenze. Conclude il Consorzio Tutela Nebbioli Alto Piemonte, che registra una costante crescita, tranne che per il FARA Doc.
Il clou del convegno è quindi arrivato esaminando i dati sull’export dei vini piemontesi. La specificità del territorio è stata così messa a confronto con la realtà d’oltreoceano della Napa Valley, in California, dove il rapporto tra produttore e fruitore della bottiglia è più stretto. Suggerisce l’analisi presentata da Lanzavecchia che questo abbia una ricaduta rilevante sugli introiti: negli Usa la metà proviene dalla vendita diretta.
“Il vino fatica a indagare i suoi consumatori – ha spiegato Fabio Piccoli, direttore della testata giornalistica online "Wine Meridian" – poiché la relazione con il cliente finale è sempre stata delegata a qualcun altro. Questo ha generato un atteggiamento poco incline a comprendere le esigenze del consumatore. Un elemento su cui riflettere, specialmente guardando a un mercato come quello statunitense. I dati di oggi non possiamo leggerli come un calo drammatico, ma piuttosto come una battuta d’arresto”, ha concluso Piccoli.
Gli approcci e le tipologie di partnership che il nostro territorio impiega possono essere ripensati, sulla base dell’esempio di altre realtà. Queste considerazioni si applicano anche al settore dell’enoturismo, una sfida che è possibile elevare con l’analisi comparativa dei modelli nazionali e territoriali.
Le previsioni per il 2030 parlano di un forte incremento dei viaggiatori per turismo nel mondo. Sono attese 1 miliardo e 800 milioni di persone in movimento alla ricerca di esperienze innovative e sostenibili.
A proporre questi dati è stato il direttore dell’Agenzia Turistica Locale di Langhe, Monferrato e Roero, Bruno Bertero (foto sopra), che per il territorio lavora nella direzione di un modello di enoturismo differente. “Un elemento di attrazione è l’esperienza, e, parallelamente, la capacità di proporre nuove attività al visitatore, che non si accontenta più della sola degustazione", ha spiegato.
La fotografia dell’enoturista ritrae una persona over 35enne, che predilige il turismo lento e ha a cuore la sostenibilità in termini ambientali e di salute che l’esperienza turistica offre. Bertero non ha dubbi nell’affermare che, potenziando le sinergie in atto tra gli attori della filiera vitivinicola e turistica, “Langhe, Monferrato e Roero possono diventare un caso di studio, modello di enoturismo sostenibile osservato nel mondo”.