Attualità - 21 marzo 2024, 07:07

Non saranno rimosse le carcasse dei cervi morti sulle montagne dell’alta Valle Stura

La sindaca di Pietraporzio Sabrina Rocchia: “Trattandosi di morti naturali non vi sono pericoli di tipo igienico-sanitario”

Un frame del video diffuso

Le carcasse degli oltre trenta cervi trovati in alta valle Stura, a Pontebernardo, a pochi chilometri dal confine di stato con la Francia, non verranno rimosse, come ci aveva anticipato la sindaca di Pietraporzio Sabrina Rocchia.

Non ci sono pericoli rispetto all'igiene pubblica – spiega la sindaca - e dopo un ampio confronto con i veterinari dell'Asl e i Carabinieri Forestali abbiamo deciso di non rimuoverle, cosa che avrebbe richiesto l'intervento di un elicottero con relativo alto costo.

Essendo una morte naturale non è stato necessario il sopralluogo degli esperti, ma è stata sufficiente la consulenza. Invece, i Carabinieri Forestali lo hanno fatto e ci siamo confrontati. Ad oggi le carcasse sono già state il pasto di molti rapaci. Certamente – conclude - ci dispiace per gli animali”.

I corpi degli animali sono disseminati ai piedi delle Barricate, lungo il versante della Montagnetta da cui gli stessi devono essere precipitati per centinaia di metri.

Sulle cause della loro morte si è tanto discusso sui social, ma la versione più accreditata pare sia quella che unisce le due emerse dai vari commenti. E' infatti probabile che i cervi stessero fuggendo da un branco di lupi, raggiungendo una zona per loro pericolosa, con abbondante presenza di neve, quando si è staccata una valanga che potrebbero aver provocato loro stessi, cercando di trarsi in salvo.

E' un evento del tutto normale, succede per tutte le specie – spiega Claudio Lovera, guardiacaccia della zona Comprensorio Alpino CN4 -. Sono rimasti vittime della valanga. Il numero è alto perché è pieno inverno, quindi gli animali sono nelle zone di svernamento tutti in branco. E' successo anche nel 2008 e nel 2009 – continua Lovera -, quando sono morti centinaia di animali come camosci, stambecchi, cervi e caprioli. Ora se ne possono nutrire molteplici carnivori, dal gipeto (reintrodotto di recente) all'aquila, dai lupi ai corvi e ai corvi imperiali. Oltretutto dalla presenza di quei corpi non derivano pericoli di inquinamento di falde e le stesse non sono su un passaggio pubblico, tale da poter turbare turisti o passanti. Pertanto la mancata rimozione pare la soluzione ottimale. Questa è natura – conclude - e fa parte del normale equilibrio”.

Sara Aschero