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Curiosità | 27 giugno 2024, 08:12

Al Caffè Letterario di Bra si tifa Italia, leggendo “Azzurro tenebra” di Giovanni Arpino

Un libro cult, uscito in veste nuova con la prefazione di Massimo Raffaeli, una nota di Dino Zoff e il ricordo di Darwin Pastorin

Al Caffè Letterario di Bra si tifa Italia, leggendo “Azzurro tenebra” di Giovanni Arpino

«Gli dica di passarmi il pallone qui. Che io poi faccio così, così, così, così, così, così: gol. Facile». Parole di Edson Arantes do Nascimento, in arte Pelé, detto O’Rey. Euro 2024 ha risvegliato in tutti noi il desiderio di rivivere le storie più belle del calcio dentro e fuori lo stadio. Ma anche attraverso le pagine di un libro.

In attesa del fischio d’inizio della partita tra Italia e Svizzera, il Caffè Letterario di Bra presenta “Azzurro tenebra” di Giovanni Arpino (Minimum Fax), da leggere ogni volta che abbiamo voglia del nostro sport preferito. Cioè sempre. Uscito in veste nuova (con la prefazione di Massimo Raffaeli, una nota di Dino Zoff e il ricordo di Darwin Pastorin) è un libro cult, a metà tra sport e vita, per ricordarci quanto da noi lo stadio sia un luogo tra il sacro e il profano e questo sport una metafora della nostra società con tutte le sue contraddizioni.

Nelle pagine di Arpino si parla della spedizione italiana ai Mondiali di calcio del 1974 in Germania. I personaggi sono avatar dei protagonisti di quell’epoca, tutti ribattezzati con soprannomi di più o meno facile identificazione: Baffo (Sandro Mazzola), Belle Gioie (giornalisti “buoni”), Bomber (Gigi Riva), Buon Tom (Tommaso Maestrelli), Fabio il Geometra (Fabio Capello), Gauloise (Carletto Parola), Giacinto (Giacinto Facchetti), Giorgione (Giorgio Chinaglia), Golden Boy (Gianni Rivera), Grande Capo Penna Bianca (Gianni Agnelli), Grangiuàn (Gianni Brera), Jene (giornalisti “cattivi”), Manager (Italo Allodi), Petruzzu (Pietro Anastasi), Romeo (Romeo Benetti), San Dino (Dino Zoff), Spina (Luciano Spinosi), Tarcisio la Roccia (Tarcisio Burgnich), Vecio (Enzo Bearzot), Veneziano (Giorgio Lago), Zio (Ferruccio Valcareggi), per citare i più ricorrenti.

Lo stesso autore è un inviato speciale che si firma “Arp” e segue le vicende del campo insieme a “Bibì”, giovane cronista. La narrazione o, a piacere, la telecronaca, inizia qualche giorno prima della partita inaugurale del torneo e termina al rientro in patria dei protagonisti ed è interamente vissuta dall’interno del gruppo dei giornalisti italiani, con costanti interventi dei componenti della Nazionale, giocatori, tecnici e dirigenti.

“Azzurro tenebra”, oltre alla fantasia tipica del romanzo, racconta di cronaca, come solo un grande giornalista sa fare. Perché Giovanni Arpino è tutte e due le cose: scrittore raffinato e giornalista di quelli epici, che giravano il mondo come inviati e scrivevano i loro pezzi “sul campo”, con macchina da scrivere al seguito, dettando poi al telefono i testi alle redazioni, per i quotidiani che sarebbero andati in stampa appena qualche ora più tardi.
A testimoniare la fedeltà del libro alla realtà dei fatti c’è l’inconfutabile dichiarazione di capitan Dino Zoff, secondo il quale l’autore, nella stesura dell’opera, non ha inventato nulla, limitandosi a tradurre i fatti con linguaggio narrativo e giornalistico.

Per la cronaca (sportiva), ai Mondiali tedeschi l’Italia allenata da Valcareggi uscì al primo turno. Ma Arpino scriveva di calcio esattamente come narrava di sogni. Perciò, se l’Italia calcistica di quella generazione fu vittima della sfortuna, oggi è possibile rompere quel tabù e sentire ancora la sua voce arrivare dagli scaffali della libreria. Con un accento su tutti: spingere gli azzurri dalla tenebra alla luce del trionfo. Gol!

Silvia Gullino

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