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Cronaca | 02 luglio 2024, 18:48

Cinque anni e quattro mesi la condanna all’uomo che investì un ristoratore entrando con l’auto in un dehors di Rodello

Intanto si complica la posizione dell’impiegato di Montelupo Albese, fermato in moto fuori casa nonostante fosse sottoposto agli arresti domiciliari: ora dovrà rispondere anche di evasione, resistenza a pubblico ufficiale e guida in stato di ebbrezza

Cinque anni e quattro mesi la condanna all’uomo che investì un ristoratore  entrando con l’auto in un dehors di Rodello

Anni cinque e mesi quattro. Questa la pena cui, con la discussione del processo tenuta questa mattina, martedì 2 luglio, il Tribunale Penale di Asti ha condannato Flavio Cornero per il tentato omicidio che l'uomo avrebbe messo in atto il 29 luglio dello scorso anno. 

In quella giornata, l’uomo, classe 1970, residente a Montelupo Albese, di professione impiegato, a bordo della propria Fiat Panda, era letteralmente entrato nel dehors della pizzeria "La Taranta" di piazza Vittorio Emanuele II a Rodello, tentando così di investire Roberto Barbetta, coadiuvante della titolare.  

Il fatto ebbe un notevole clamore anche grazie alla diffusione di un video che riprese la scena, sino all’entrata dell’utilitaria nello spazio coperto e alla caduta a terra della parte offesa, e che valse al suo autore l’apertura di un fascicolo di indagine e un successivo rinvio a giudizio con l’accusa di tentato omicidio e la richiesta di giudizio immediato da parte del pubblico ministero presso la Procura di Asti Laura Deodato.  

La difesa dell’uomo, rappresentata dall’avvocato albese Roberto Ponzio, aveva da parte sua chiesto di poter accedere a un giudizio abbreviato condizionato però a due accertamenti. Nel dettaglio il difensore aveva affidato all’ingegnere torinese Alberto Giulietta una consulenza cinematica volta a quantificare l’accelerazione della Fiat Panda nel contesto della manovra effettuata valutando anche l’incidenza dell’attrito subito dal veicolo in movimento, mentre al dottor Lorenzo Varetto era stato invece chiesto di pronunciarsi in merito all’effettivo pericolo di vita corso dalla persona offesa in relazione alla concreta dinamica dei fatti, per verificare quindi l’idoneità omicidiaria dell’azione compiuta dall’imputato. 

Le due consulenze avrebbero escluso la capacità omicidiaria dell’atto compiuto dall’uomo secondo argomenti che, visto il giudizio di colpevolezza pronunciato in udienza, non hanno però trovato d’accordo la Gip Beatrice Bonisoli. 

La posizione dell’impiegato langarolo si è peraltro fatta più complessa in ragione degli arresti cui l’uomo è stato sottoposto domenica 30 giugno, quando è stato sorpreso a violare la misura cautelare dei domiciliari cui era sottoposto presso la sua abitazione, dalla quale era uscito a bordo di una moto. All’uomo è stato così contestato i reati di evasione, ma anche quelli di resistenza a pubblico ufficiale, perché dapprima usava violenza sui carabinieri che tentavano di fermarlo e ingranando la marcia del veicolo avrebbe rischiato di investire un militare, e di guida in stato di ebbrezza, essendo risultato positivo all’alcol test con un valore di 0,8 grammi/litro. 

Cornero veniva così sottoposto a giudizio direttissimo nella giornata di ieri, 1° luglio 2024. Il giudice astigiano Bertelli Motta provvedeva a convalidare l’arresto e stabiliva per lui l’obbligo di presentazione ai Carabinieri per tre giorni alla settimana, misura che andava a sovrapporsi alla precedente. Il relativo processo è stato fissato al 18 luglio prossimo. 

Nel procedimento chiuso questa mattina l’imputato è stato anche condannato al pagamento di un risarcimento danni a favore delle parti civili (lo stesso Barbetta, assistito dall’avvocato Federico Febbo del foro di Prato, aveva richiesto un risarcimento danni di 100mila euro; quella che era la legale rappresentante del locale pubblico teatro dell’investimento e la figlia della donna, entrambe rappresentate dall’avvocato del foro di Cuneo Alessandro Galia), cui sono state attribuite provvisionali immediatamente esecutive. 

"L’evasione dai domiciliari e la resistenza a pubblico ufficiale, ipotesi contestata due giorni prima del giudizio, non hanno giovato alla valutazione della personalità dell’imputato, che è incensurato – rileva il suo difensore, l’avvocato Roberto Ponzio –. Faremo appello contestando la qualificazione di tentato omicidio volontario e sostenendo che la condotta attuata non era idonea a commettere tale delitto. Non vi fu per l’uomo investito una lesione diretta al cranio, ma una lesione come conseguenza della caduta a terra. Come supportato dalle nostre consulenze tecniche la velocità del veicolo era di circa 18 chilometri orari, insufficiente e a provocare lesioni potenzialmente mortali". 

Ezio Massucco

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