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Cronaca | 09 luglio 2024, 18:38

Un chilo di marijuana spedito all’indirizzo sbagliato nell’inchiesta sullo spaccio che ha portato a undici condanne

Coi proventi dell’"erba" coltivata in un casolare di Cisterna d’Asti acquistavano la cocaina da smerciare sulle piazze di Langhe e Roero. Patteggiano undici su tredici imputati. In due sconteranno la detenzione ai propri domicili di Pocapaglia e Sanfrè

A condurre le indagini le Compagnie Carabinieri di Alba e Bra

A condurre le indagini le Compagnie Carabinieri di Alba e Bra

In tredici erano stati rinviati a giudizio su richiesta del pubblico ministero presso la Procura della Repubblica di Asti Laura Deodato. Undici hanno patteggiato la condanna, in nove casi accedendo alla sospensione condizionale della pena. Nei due rimanenti, per soggetti con alle spalle precedenti specifici, ottenendo la sostituzione della reclusione in carcere con la detenzione domiciliare. 

Si è concluso così nei giorni scorsi in tribunale ad Asti, con la sentenza pronunciata dal giudice per le indagini preliminari Beatrice Bonisoli, un primo procedimento nato dall’operazione con la quale nel settembre scorso le Compagnia Carabinieri di Alba e Bra aveva sgominato un’organizzazione finalizzata allo spaccio di stupefacenti, in special modo cocaina, che arrivava dal Sudamerica e veniva distribuita sulle piazze di Langhe e Roero grazie a una rete di soggetti finiti al centro di un’indagine durata mesi e conclusasi con una serie di misure cautelari tra le quali la restrizione in carcere e ora con le condanne stabilite dal Gip astigiano. 

Un’organizzazione che - avevano spiegato gli inquirenti nell’illustrare l’operazione – finanziava l’acquisto e quindi lo spaccio di cocaina anche grazie alla cessione di ingenti quantitativi di marijuana, che veniva prodotta direttamente in un cascinale di Cisterna d’Asti, dove gli inquirenti avevano rinvenuto 4,6 kg di stupefacente, utile alla confezione di 25mila dosi. 

Per aver messo a disposizione il casale nel paesino dell’Astigiano ha così patteggiato una condanna a 2 anni di reclusione e 4mila euro di multa il 42enne Salvatore Daniele Castronovo, classe 1982, nato a Moncalieri (To), che ha ottenuto la sospensione condizionale della pena. 

Un altro chilogrammo abbondante di "erba" era quello finito nelle mani dei Carabinieri perché spedito a un indirizzo sbagliato. Era destinato a uno degli imputati ma un’errore nell’etichettatura del pacco aveva consentito ai militari di mettere le mani sullo stupefacente e, tramite quello, di dare una significativa accelerata agli accertamenti già in corso a carico dell'organizzazione. 

A ricevere quella spedizione del tutto particolare – avrebbero accertato i militari delle Compagnie Carabinieri di Alba e Bra – doveva essere Davide Cocola, classe 1992, nato a Bra, che ha patteggiato un anno e sei mesi di reclusione, oltre a 3.200 euro di multa, anche lui con pena sospesa.  

Hanno visto la pena detentiva sostituita da quella domiciliare con ricorso al braccialetto elettronico Alfred Gjohilani, classe 1983, nato in Albania, domiciliato a Pocapaglia, condannato a 2 anni e 6 mesi di reclusione ed euro 6mila di multa, e Renato Shkoza, classe 1995, nato in Albania e domiciliato a Sanfrè, che ha patteggiato 3 anni di reclusione e 16mila euro di multa. 

Due anni di reclusione e 3mila euro di multa è la condanna pronunciata nei confronti di Mateo Ceka, classe 2003, nato in Albania, 2 anni di reclusione e 3mila euro di multa per lui. 

Altre condanne sono quelle patteggiate da Manuel Gallo, classe 1992, nato a Bra, 4 anni e 4 mesi di reclusione e 20mila euro di multa; Klaudio Topalli, classe 2003, nato in Albania, anni 2 e mesi 4 di reclusione ed euro 10mila di multa con la sospensione condizionale della pena (l’uomo si era adoperato spontaneamente a elidere o attenuare parzialmente le conseguenze dannose del reato versando 3mila euro al Gruppo Abele); Adriano Mattiauda, classe 1970, nato a Cuneo, mesi 4 di reclusione e 600 euro di multa con la sospensione condizionale della pena; Marco Garesio, classe 1993, nato a Bra, 1 anno e 4 mesi di reclusione ed e.uro 1.000 di multa, pena sospesa; Luca Frandino, classe 1985, nato a Savigliano, anni 1 e mesi 2 di reclusione ed euro 1.400 di multa, sostituita con un anno e due mesi di lavoro (850 ore) di pubblica utilità presso una cooperativa sociale; Luca Franco, classe 1971, mesi 4 di reclusione ed euro 600 di multa, con la conversione della pena detentiva in altri 600 euro di multa. 

"E’ stata accolta la nostra tesi sul fatto che almeno per una parte degli imputati si trattasse di episodi di piccolo spaccio, in alcuni casi di soggetti consumatori", il commento dell’avvocato del foro di Asti Roberto Caranzano, difensore di Davide Cocola, Mateo Ceka e Luca Franco.

Redazione

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