Chiara Bardini, originaria di Genova e cuneese di adozione, dal maggio dello scorso anno è vicepresidente di Confindustria Cuneo, di cui guida la sezione Agroalimentare. E' general manager di Agrimontana, azienda di famiglia con sede a Borgo San Dalmazzo, e da quindici anni fa parte del direttivo dell’Unione italiana Food, nella divisione Conserve di frutta. Nel 2002 il suo ingresso nell'azienda fondata dal padre negli anni Settanta, con l'impegno nel settore della ricerca e sviluppo, a cui oggi affianca quello relativo alla produzione. Al timone dell'azienda affianca il fratello Luigi, che è direttore generale, e lo zio Enrico, presidente.
Dopo il direttore generale Giuliana Cirio, che sta dando una grande impronta innovativa alla territoriale, è l'unica donna a far parte del consiglio di presidenza di Confindustria Cuneo con la carica di vicepresidente, oltre a guidarne la sezione Agroalimentare. Perché ci si stupisce ancora tanto di trovare donne nelle posizioni apicali di aziende o associazioni di categoria?
Dire che le donne ci sono sempre state non è vero. Oggi indubbiamente vi è una maggiore sensibilità e attenzione quando ricoprono ruoli dirigenziali perché effettivamente prima non era così. E' una conquista recente. Credo, però, che sia soprattutto cambiata la comunicazione di questi aspetti e la loro esposizione. Le donne ci sono sempre state, ma dietro le quinte e per questo veniva data loro meno importanza o evidenza pur avendo le capacità per avere incarichi di maggiore visibilità. Oggi anche i colleghi uomini promuovono questo cambiamento. Allo stesso tempo trovo persino anacronistico dover evidenziare la presenza di figure femminili ai vertici di organizzazioni quando l'approccio contemporaneo si concentra sulla parità di genere, azzerandone le differenze.
E' in Confindustria in quanto amministratrice dell'azienda Agrimontana, quali scambi tra le due realtà, la sua esperienza professionale quanto pesa?
Sono stata scelta da Mariano (Costamagna, presidente di Confindustria Cuneo, ndr) in un'ottica di rinnovamento, perché imprenditrice legata al territorio e alla filiera della produzione alimentare di alta qualità. L'intero gruppo è stato scelto affinché fosse eterogeneo e con precise caratteristiche sulle esperienze professionali.
E' stato un percorso molto naturale, in cui credo di aver trasmesso quello che sono, appassionata e trasparente. Da qui è nata l'impronta che si è decisa per la sezione agroalimentare: parlando dei temi che mi appassionano come il cibo legato al benessere, un benessere che deve essere "circolare", partend da produzioni agricole e trasformazioni industriali senza impatti negativi sull'ambiente. Il primo incontro della sezione agrolimentare è stato "Food in Progress", convegno dedicato alla presentazione dei dati dell'agroindustria cuneese a cui è seguita una tavola rotonda incentrata su innovazione, sosteniblità ed internazionalizzazione. Ci siamo concentrati sulle filiere, le tutele, ma soprattutto sulle specialità, sulle qualità alimentari italiane, dove abbiamo voluto parlare di Dop e Igp, e la relativa legislazione grazie all'interessante intervento del senatore Giorgio Bergesio. Il mio intento è quello di condividere le mie esperienze professionali e creare un network degli imprenditori cuneesi sempre più forte ed unito.
E' anche moglie di Daniele Grosso, anche lui imprenditore nel settore di materiali speciali per l'edilizia, e mamma di Beatrice ed Edoardo. Insieme vivete a Cuneo. Quali sono le strategie per un buon equilibrio e conciliazione tra le sfere famiglia e lavoro?
Ho conosciuto mio marito proprio a un evento di Confindustria, a una cena dei Giovani Imprenditori, finito il ciclo di studi universitari. Mio fratello quell'ottobre mi delegò per partecipare a un convegno sempre dei Giovani Imprenditori a Capri, a cui fui accompagnata da Daniele. Nel 2002 ci siamo sposati e abbiamo preso casa a Cuneo. In famiglia come nel lavoro una buona conciliazione tra i due ambiti si trova contando su molti aiuti, fa parte dell'organizzazione, e non può mancare il lavoro di squadra.
La carriera quanti compromessi le è costata?
In realtà è stata una gestione anche quella. E' questione di organizzazione e bilanciamenti. Non mi sento di parlare di vere rinunce.
E' soddisfatta del suo percorso professionale. Alle giovani imprenditrici quali consigli darebbe per essere appagate e realizzate?
Mi ritengo soddisfatta, perché sono stata relativamente fortunata, non ho avuto grandi delusioni o comunque ho saputo reagire nelle difficoltà, rimettendomi in gioco. Il mio consiglio è non farsi mai distruggere dalle delusioni, ma coglierle come riflessione per analizzare e renderle risorsa per il futuro, e non pensare più che non ci sia spazio per le donne.
Negli anni quanto è cambiato il mondo industriale, quali le criticità da superare ancora? Quali i punti di forza?
E' cambiato radicalmente il mondo di approciare il business industriale. Gli ultimi quattro anni hanno portato a un’imprescidibile necessità di continua innovazione. Nelle campagne sia di acquisto che di vendita c'erano ciclicità che per guerre, epidemie e fattori climatici sono in parte saltate. Le aziende hanno dovuto reagire tempestivamente.
Anche le aziende più tradizionali e radicate sul territorio, spesso a conduzione familiare, stanno affrontando un'evoluzione verso un lavoro progressivamente sempre più di squadra. La gestione non è più verticalizzata con il titolare isolato, c'è molta più partecipazione da parte di manager e collaboratori.
Il Cuneese si è sempre distinto, come tra i primi nell'esportazione di questi prodotti, questa tendenza viene confermata anche dagli ultimi dati?
L'anno scorso è stata registrata ancora una crescita, anche se rallentata. La sezione agroalimentare conta 122 aziende e 8517 dipendenti censiti, il 10% delle aziende iscritte a Confindustria, con un fatturato totale di oltre 3 miliardi di euro. A livello cuneese l’export di alimentari e bevande è cresciuto dell’1,3% nel 2023 e del 6,5% nel primo trimestre del 2024: da 880 milioni nell’analogo periodo del 2023 a 937 milioni. Sull'agroalimentare c'è ancora una stagionalità marcata, sebbene si stia cercando di diversificare l'offerta. L'intero settore dolciario si sta affermando progressivamente assicurandosi un'immagine di Made in Italy nel mondo, dove il panettone sta diventando un dolce simbolo, così come i prodotti a base di cioccolato e nocciola.
In Confindustria Cuneo è presidente della sezione agroalimentare ed è madrina dell'iniziativa "Food in Tour", di cosa si tratta? Rapporti diretti alla ricerca del prodotto d'eccellenza
E' l'occasione per andare nel cuore delle aziende e visitarle, conoscerle e scoprirle. Consente di vivere un'esperienza diretta e realistica, in un contesto anche di convivialità, mettendo a confronto le singole esperienze soprattutto in tema di sostenibilità, innovazione e valorizzazione sensoriale.
Agrimontana è un'azienda leader nella produzione di eccellenze agroalimentari. Quali sono i fattori che ne garantiscono il riconoscimento a livello nazionale?
In primis è dovuto alla scelta della tipologia di prodotto con cui l'azienda è nata: il marron glaces, un prodotto dolciario molto pregiato e legato al territorio con una tradizione di coltivazione antica a bassissimo impatto sulla natura ed una trasformazione con soli ingredienti naturali. Da questa esperienza di pregio abbiamo sviluppato una produzione che continuasse a rispettare questi standard di alto livello. Una scelta non scontata negli anni Settanta, quando l'industria dolciaria era molto concentrata sull'utilizzo di additivi chimici. Premiata nel tempo, ancora oggi è un valore distintivo di qualità.
Le nostre produzioni di frutta candita e confetture sono apprezzate quali ingredienti nell'alta pasticceria e nell'alta ristorazione.
Quanto conta per un’impresa oggi il valore del capitale umano e sociale?
In azienda è fondamentale ci siano le gerarchie per le responsabilità del lavoro anche verso gli altri, il rispetto dei colleghi oltre che del proprio superiore. E' altrettanto importante il senso di partecipazione aziendale, l'essere tutti uniti verso un unico obiettivo e il senso di responsabilità verso i risultati finali. Un coinvolgimento che però non è più automatico, va richiesto o stimolato. Occorre riportare più in alto il vero valore del lavoro, che inizia già dall'educazione in famiglia quale primo esempio di vita. Il coinvolgimento deve far sì che tutti siano integrati e soddisfatti. Tra le iniziative volte al benessere del personale, abbiamo investito in una palazzina nuova per spogliatoi e area relax dedicata ai dipendenti. Anche le aree esterne, dal sentiero escursionistico ai tavoli all'aperto, sono diventate accessibili e fruibili nella pausa pranzo. Per il secondo anno, inoltre, abbiamo riproposto il Family Day, occasione per i dipendenti di poter visitare l'azienda con la propria famiglia e amici.
E l'impegno sociale e sportivo?
Con mio marito e altri 7 soci abbiamo investito e dato vita a Granda College Cuneo, società di basket giovanile che in città mancava. Adesso gestiamo 200 ragazzi del territorio, dall'Under 13 all'Under 19 con due prime squadre: prime categorie Serie B femminile e Serie C maschile, con un approccio imprenditoriale, come fosse un'azienda che eroga un servizio, per farli crescere e dare loro un'opportunità. Non gestiamo squadre professionali per scelta, anche se avremmo i talenti per farlo, perché richiederebbe un investimento talmente alto che ci farebbe perdere la focalizzazione sulla crescita dei giovani, sulla quale invece noi puntiamo. Abbiamo creato per i ragazzi, con raduni, allenamenti, un centro di aggregazione di riferimento indipendentemente dal loro genere.