- 19 settembre 2024, 07:04

I detenuti denunciano torture e violenze al Cerialdo di Cuneo: sospesi due degli agenti indagati

Sono 33 quelli finiti sotto indagine per quattro episodi di violenza su cinque carcerati che si sarebbero verificati a partire dal 2021. L'ultimo, parrebbe il più grave, risalirebbe al giugno 2023

Immagine di repertorio

È arrivata nei giorni scorsi la risposta del gip cuneese Daniela Tornesi in merito alla richiesta di applicazione risalente a gennaio di sette misure cautelari per altrettanti agenti di Polizia Penitenziaria che, assieme ad altri colleghi, si trovano sotto indagine per alcuni presunti episodi di violenza ai danni di cinque detenuti pakistani del carcere di Cerialdo.

L’ordinanza del gip ha disposto la sospensione dal servizio solo per due degli agenti, un assistente capo e un ispettore, accogliendo parzialmente il quadro accusatorio proposto dal sostituto procuratore. Detto in altri termini, le misure applicate hanno tenuto in considerazione meno episodi di “violenza” rispetto a quelli tracciati dalla Procura. Per uno degli indagati erano stati chiesti, poi non accordati, gli arresti domiciliari.

La sospensione cautelare sarà di dodici mesi per l’assistente capo e di dieci per l’ispettore, salvo una diversa pronuncia da parte del Tribunale del Riesame che, se impugnata, potrebbe anche disapplicare le misure per gli indagati.

Nell’indagine, in piedi in tribunale a Cuneo dall’ottobre scorso, vede indagati, a vario titolo, 33 agenti (rispetto ai 23 iniziali): le contestazioni vanno dal reato di tortura a quello di lesioni.

Sembrerebbe che l’episodio più grave sia quello avvenuto nella notte tra il 20 e il 21 giugno 2023, quando 14 agenti, in quel momento fuori servizio e in abiti civili, si sarebbero introdotti nella cella 417 del padiglione “Gesso” per una vera e propria spedizione punitiva, dove si trovavano i quattro detenuti.

Durante la giornata, questi ultimi erano stati protagonisti di una rumorosa protesta, volta a chiedere che il loro vicino di cella, anche lui pakistano, venisse portato in infermeria. L’insistente richiesta, accompagnata dal continuo rumoreggiare sulle sbarre della cella, non ottenne ascolto. Nella notte, sempre secondo la ricostruzione ora all’esame dei magistrati, gli agenti entrarono in quella cella inizialmente per effettuare una perquisizione, non prevista né programmata.

Nel frattempo, portarono il detenuto sofferente in infermeria e poi sarebbero iniziati i calci, pugni e schiaffi, accompagnati da insulti e minacce. Un trattamento che viene descritto come inumano e degradante. I quattro, dopo essere stati picchiati, vennero anch'essi trasferiti in infermeria, dove le violenze però continuarono, così come le minacce e le ingiurie: "Parla adesso pakistano". "Tu non mi conosci". "Pakistano di merda, pakistano di merda”.

Dopo la violenza anche l'isolamento, senza alcuna visita medica, obbligatoria in questi casi. I detenuti ebbero, a seguito dei fatti, prognosi tra i 7 e i 15 giorni. Dai fatti, a seguito, pare, della denuncia da parte del legale di uno dei detenuti picchiati, è scaturita un'indagine interna che ha portato anche alle perquisizioni domiciliari e al sequestro dei telefoni degli indagati. 

L'imputazione è provvisoria: questo perché tutto è ancora da dimostrare e l’impianto accusatorio potrebbe cambiare, al punto che la posizione di alcuni agenti potrebbe anche essere archiviata.

Infatti, nel novembre scorso, prima che fossero trasferiti o che espiassero la pena, erano state ascoltate le voci dei detenuti: rispetto alle contestazioni redatte nel capo di imputazione ma, stando a quanto riferito, la posizione di alcuni agenti risulterebbe marginale e alcune delle situazioni descritte sembrerebbero essere state ridimensionate.

CharB.