- 25 settembre 2024, 08:13

Il saluto di don Mattia Miggiano a Bra e ai braidesi

È tornato in Puglia dopo gli anni passati sotto la Zizzola che hanno dato molto frutto

Don Mattia Miggiano tra alcuni giovani della parrocchia

Chiesa gremita, occhi lucidi, lunghi applausi. Così la comunità di Bra, domenica 15 settembre, ha salutato don Mattia nell’ultima celebrazione nella parrocchia di Sant’Andrea Apostolo.

Di don Mattia Miggiano sappiamo che è nato a Casarano (Lecce) il 4 agosto 1995. È stato ordinato diacono il 21 settembre 2022 e poi sacerdote il 14 settembre 2023 nella cattedrale di Nardò (Lecce) per le imposizioni delle mani di monsignor Fernando Filograna, vescovo della diocesi di Nardò-Gallipoli.

Per lui tre anni sotto la Zizzola come valido collaboratore dei parroci e adesso il ritorno nella sua Puglia, dove si apre un nuovo capitolo del suo ministero come vicario parrocchiale della chiesa di Santa Maria delle Grazie in Sannicola, paese di circa 4mila abitanti in provincia di Lecce e direttore dell’ufficio diocesano per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso.

La festa in suo onore in oratorio è stata l’occasione per un’ultima chiacchierata, prima della sua partenza. Giusto il tempo di vedere un filmato con i saluti della comunità, fare un brindisi, qualche foto, e via alle domande.

Don Mattia, che cosa ti porti dietro di Bra e che cosa lasci?

«Sicuramente mi porto dietro l’affetto ed i volti di tanti giovani che ho incontrato in questi tre anni, dei volti che hanno cambiato veramente la mia vita, soprattutto mi hanno guidato nel mio cammino ministeriale. Lascio sicuramente un pezzo di cuore, lo lascio qui, perché davvero non è facile il saluto e non è facile soprattutto dopo tre anni di cammino insieme».

Se chiudi gli occhi, qual è il primo ricordo che ti viene in mente?

«Mi viene in mente un grande cerchio formato da tutti questi giovani che speranzosi e fiduciosi anche del futuro chiedevano un oratorio aperto, capace di accogliere chiunque venisse a bussare a quella porta».

Che augurio fai a te stesso e ai braidesi?

«Fare l’augurio in prima persona è sempre difficile, però l’augurio che posso fare è di poter restare semplice per quello che mi è possibile e avere a cuore i giovani, soprattutto lì dove magari non c’è speranza; dove qualcuno non riesce a trovare speranza, riuscire a trovare sempre quello spiraglio di luce in ognuno e nei giovani l’ho potuto vedere tutto ciò. Ai braidesi, l’augurio che faccio è quello di continuare ad essere una comunità unita, che nonostante le difficoltà che possano trovare, l’unica motivazione che li tiene uniti è guardare a Cristo crocifisso e dire: “siamo tutti cristiani attorno ad un unico altare”. Buon cammino a tutti».

Silvia Gullino