Alessio, un nostro lettore, docente idoneo nella graduatoria del concorso svoltosi nel 2020, torna, a venti giorni dal difficile inizio dell’Anno Scolastico, con una lunga lettera, sul paradosso, tutto italiano dell’enorme numero di cattedre vacanti, a fronte di oltre trentamila idonei, “congelati” dal Ministero dell’istruzione in attesa dell’espletamento dei nuovi concorsi straordinari legati ai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
A livello sindacale avevamo dato spazio alla problematica nelle settimane scorse, ma la lettera giunta in redazione sembra aggiungere un nuovo elemento per la comprensione e suggerire, forse, la soluzione di una situazione cosi paradossale.
LA LETTERA DI RICHIESTA DI CHIARIMENTI ALLA COMMISSIONE EUROPEA
Scrive Alessio che, a partire da un proprio dubbio sulle numerose dichiarazioni del Ministro Valditara, il quale ha continuato a sostenere che la precedenza dei vincitori dei concorsi straordinari PNRR, sugli idonei 2020, fosse una regola dettata dalla Commissione Europea, e dunque non derogabile: “(…) quest’estate (…) ho deciso di scrivere direttamente agli uffici della Commissione Europea che si sono occupati dell’approvazione del PNRR.
In sintesi ho chiesto loro questo: posso capire la logica del voler armonizzare e rendere omogenei i concorsi degli insegnanti all’interno dell’Unione Europea, sono estremamente d’accordo nel risolvere il problema cronico del precariato scolastico italiano, ma perché bandire nuovi concorsi mentre ci sono almeno 30.000 docenti già inseriti in precedenti graduatorie che stanno aspettando di essere assunti a tempo indeterminato?”
Una domanda tanto semplice quanto diretta, a cui è seguita, a metà settembre, la risposta dell’organismo sovranazionale, la quale ha stupito il docente precario per un duplice motivo: non si aspettava infatti un così solerte riscontro, ma soprattutto è trasalito sulla sostanza della risposta stessa.
LA RISPOSTA DELLA COMMISSIONE
Infatti - continua Alessio - la Commissione “(…) non nega gli accordi col governo italiano e la costruttiva relazione e il rispetto delle procedure, ma tra le righe (...) mi ha informato che il PNRR prevede l’adozione di una riforma progressiva del processo di selezione e qualificazione e che questa riforma andrà nella direzione di ridurre la portata dell'uso di contratti a tempo determinato nel sistema scolastico italiano, sottolineando che il diritto dell'UE impone agli Stati membri di introdurre misure efficaci per prevenirne l’abuso.”
La stessa Commissione - spiega Alessio - avrebbe già ricevuto un numero considerevole di denunce riguardanti l’abuso dei contratti precari nel settore scolastico italiano, a tal punto che è stata avviata una procedura di infrazione nei confronti del nostro Paese. Ma l’effettiva “sorpresa” arriva in conclusione della missiva, quando la Commissione conclude testualmente in questo modo:
“Occorre inoltre specificare che la Commissione europea non ha alcuna competenza diretta per imporre all’Italia di assumere insegnanti a tempo determinato su base permanente, né di applicare una determinata procedura o determinati criteri per l'assunzione degli insegnanti.
Sebbene l’accordo quadro sul lavoro a tempo determinato imponga agli Stati membri di stabilire almeno una misura efficace per prevenire gli abusi, non specifica un tipo particolare di misura, ma lascia agli Stati membri la facoltà di decidere come ottemperare a tale obbligo. Di conseguenza, la Corte di giustizia dell’Unione europea ha stabilito che l’accordo quadro non stabilisce l’obbligo per gli Stati membri di prevedere la conversione dei contratti di lavoro a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato. Spetta agli Stati membri stabilire le condizioni alle quali i contratti o i rapporti di lavoro a tempo determinato devono essere considerati contratti o rapporti a tempo indeterminato.
Inoltre, nel campo dell’istruzione, l’UE può solo sostenere, coordinare o integrare le azioni degli Stati membri, senza sostituirsi alle loro competenze in questo settore. L’UE deve rispettare pienamente la responsabilità degli Stati membri nell'organizzazione dei sistemi educativi.”
Conclude tra lo scetticismo e il sarcasmo il nostro lettore: “Arrivati a questo punto mi rivolgo direttamente al Signor Ministro dell’Istruzione. Il primo concorso PNRR è ormai andato ma per i prossimi, per favore, non vogliamo più scuse. Si proceda a una ricognizione puntuale regione per regione, classe di concorso per classe di concorso, prima di bandire le nuove procedure concorsuali. E/o si provveda a un’immissione con un doppio canale di reclutamento. Ci sono decine di migliaia di docenti che si sono già meritati il diritto a essere insegnanti di ruolo, senza bisogno di ulteriori giochi dell’oca.”
LA DISCUSSIONE IN COMMISSIONE ALLA CAMERA
Per completezza sottolineiamo che è di qualche giorno fa la discussione in commissione alla Camera di una interrogazione urgente in tema, presentata dal Partito Democratico, cui ha risposto la Sottosegretaria all’Istruzione Paola Frassinetti. In sintesi Frassinetti dichiara ripetutamente la mancanza di una disposizione legislativa che metta in salvo i docenti idonei presenti nelle graduatorie 2020, ragion per cui la loro possibilità di reclutamento viene meno con le nuove graduatorie concorsuali legate al PNRR.
La sottosegretaria conclude dicendo che le criticità potranno essere affrontate nel prossimo confronto con la Commissione Europea, promosso dal Ministro Valditara, con lo scopo di ottenere margini di flessibilità riguardo il reclutamento dei docenti secondo i concorsi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
In conclusione, se cosi stanno le cose, sembrerebbe che la convinzione errata, da parte del Ministero, rispetto all’esistenza di precise prescrizioni imposte da parte della Commissione Europea, avrebbe portato al paradosso delle decine di migliaia di idonei non assumibili. E per trovare soluzione a tale situazione il Ministero chiede, alla stessa Commissione, flessibilità su regole che essa dichiara testualmente di non aver mai imposto