lavocedialba.it - 18 ottobre 2024, 06:31

Bra, un anno senza Bernardo Negro: un tributo per ricordare la sua poesia

Scomparso il 18 ottobre 2023, il poeta braidese continua a parlarci attraverso la sua eredità letteraria

Il compianto Bernardo Negro tra i suoi amici d’arte

Ne ha raccontate, di storie e personaggi. Vite piene di amore e di dolore, fiori sbocciati per miracolo sotto il cielo di Bra e donne misteriose con la pelle di rugiada, come lei… la venuta dal mare.

Il 18 ottobre di un anno fa Bernardo Negro se ne andava, lasciandoci in eredità tanti regali preziosi: poesie, libri e pubblicazioni che sono gelosamente raccolte e custodite dal Nuovo Braidese. Per le pagine dello storico giornale di Bra scrisse versi su versi e da allora la rubrica della poesia è volata nel gradimento dei lettori.

Nella sua esperienza di poeta, Bernardo svelava l’anima segreta di Bra e dei braidesi, perché nessuno come lui ha saputo raccontare il cuore dei luoghi e della gente. Un anno dopo, il mondo è già cambiato: chissà come lo racconterebbe se fosse ancora tra noi.

Amava ciò che faceva, tutta la sua vita era lì, in quella penna che ha solo una punta sì, ma quando il cuore di chi la usa batte davvero forte non può che fare sempre centro. Di lui vogliamo ricordare questo. Il suo cuore. E lo facciamo attraverso una poesia che ha scritto il 12 agosto 2023 e rappresenta bene il suo animo di artista raffinato.

Sarà un po’ come riascoltare una vecchia canzone che ci accompagna come un’amica invisibile e che ora, di colpo, torna a suonare. Avvertenza: preparate i fazzoletti, tanti.

Ho vissuto di poesia 

Brucavo parole nel prato della fantasia.

Il cavalluccio dorato portava lontano

i miei pochi anni. Così incontrai Angelica

ed Orlando tra le vigne rigogliose di Cinzano.

Lungo il Tanaro Orlando si batté coi pirati

ed io fui il Tom Sawyer delle sponde che

non sapevo definire. Quando mio padre

benedì la mia adolescenza per l’ultima volta

Bra mi accolse con le lacrime di mia madre.

Mi imparavano “I Sepolcri” del Foscolo,

ma imparavo con mamma e zia Carla

che mettevano una stella in più col faretto

della macchina da cucire. Imparavo, o sì

se imparavo i sonetti e gli strambotti, ma fu

Scalarandis che chiese di confessarmi al cuore.

Lui sapeva tagliare un vestito ed un verso

dove la misura ferma gli occhi. Ma gli occhi

si fermavano su di te e scrissi “Poemetto a voce”

per chiamarti. Bra mi sorrise mentre

i cordai ed i conciatori lasciavano la città.

Rimasero i poeti della nostalgia a dire

come il tempo fende gli anni migliori.

Così nacque il mio “Bra e Dintorni di Provincia”,

pagine di Libertà che Lajolo mise ai piedi

di Ungaretti al parco della Resistenza e

Bossolasco rammentava Fenoglio che già

aveva riscosso la paga definitiva del Sabato.

Ti sposai, Pina, e quel “sì” echeggiava

tra le stelle di Natale. Rimasero le luci

di Bra in “Bra, Immagini nel Tempo” con le vie

popolate da viandanti e mestieri, giochi

di sorrisi per lo scatto della Barbieri o di Behrens.

La Banca era il mio colloquio con chi lasciava

le vie per portarmi segrete confidenze,

per dirmi come era affondata una generazione

e come poteva risorgere. Invecchiavo

con te a biasimare le monetine di Craxi,

a goderci cosa sapeva Sordi di Monica Vitti,

a sentire Fanfani dallo scranno più alto dell’ONU.

E intanto mi sfiorava l’anima “Il Tempo Segreto della Provincia”.

Lì confessai me stesso mentre, da Savigliano,

imparavo le vertigini di Clemente Rebora.

E fu per Clemente che conobbi Giampiero Neri,

e Maria Silvia da Caraglio, mentre era Silvia,

per me dolcemente misteriosa come la visione

di Leopardi. Era lei “la venuta dal mare”. Oggi

ho stirato il mio “Fiume di Sguardi” e tanto

ho da dire ancora se poso la voce su una pagina.

Il mio tempo scorre ancora. Trovo

mari che inghiottono l’inclemenza dei confini,

Zaporizhzhia bombardata ogni giorno. E Bra

in queste ferie sogna un “sorpasso” forse

con la poesia che vada oltre il mio cuore.

Sento il battito di chi mi ama e che fa rima

con il Mondo già amato prima.

Silvia Gullino