Ne ha raccontate, di storie e personaggi. Vite piene di amore e di dolore, fiori sbocciati per miracolo sotto il cielo di Bra e donne misteriose con la pelle di rugiada, come lei… la venuta dal mare.
Il 18 ottobre di un anno fa Bernardo Negro se ne andava, lasciandoci in eredità tanti regali preziosi: poesie, libri e pubblicazioni che sono gelosamente raccolte e custodite dal Nuovo Braidese. Per le pagine dello storico giornale di Bra scrisse versi su versi e da allora la rubrica della poesia è volata nel gradimento dei lettori.
Nella sua esperienza di poeta, Bernardo svelava l’anima segreta di Bra e dei braidesi, perché nessuno come lui ha saputo raccontare il cuore dei luoghi e della gente. Un anno dopo, il mondo è già cambiato: chissà come lo racconterebbe se fosse ancora tra noi.
Amava ciò che faceva, tutta la sua vita era lì, in quella penna che ha solo una punta sì, ma quando il cuore di chi la usa batte davvero forte non può che fare sempre centro. Di lui vogliamo ricordare questo. Il suo cuore. E lo facciamo attraverso una poesia che ha scritto il 12 agosto 2023 e rappresenta bene il suo animo di artista raffinato.
Sarà un po’ come riascoltare una vecchia canzone che ci accompagna come un’amica invisibile e che ora, di colpo, torna a suonare. Avvertenza: preparate i fazzoletti, tanti.
Ho vissuto di poesia
Brucavo parole nel prato della fantasia.
Il cavalluccio dorato portava lontano
i miei pochi anni. Così incontrai Angelica
ed Orlando tra le vigne rigogliose di Cinzano.
Lungo il Tanaro Orlando si batté coi pirati
ed io fui il Tom Sawyer delle sponde che
non sapevo definire. Quando mio padre
benedì la mia adolescenza per l’ultima volta
Bra mi accolse con le lacrime di mia madre.
Mi imparavano “I Sepolcri” del Foscolo,
ma imparavo con mamma e zia Carla
che mettevano una stella in più col faretto
della macchina da cucire. Imparavo, o sì
se imparavo i sonetti e gli strambotti, ma fu
Scalarandis che chiese di confessarmi al cuore.
Lui sapeva tagliare un vestito ed un verso
dove la misura ferma gli occhi. Ma gli occhi
si fermavano su di te e scrissi “Poemetto a voce”
per chiamarti. Bra mi sorrise mentre
i cordai ed i conciatori lasciavano la città.
Rimasero i poeti della nostalgia a dire
come il tempo fende gli anni migliori.
Così nacque il mio “Bra e Dintorni di Provincia”,
pagine di Libertà che Lajolo mise ai piedi
di Ungaretti al parco della Resistenza e
Bossolasco rammentava Fenoglio che già
aveva riscosso la paga definitiva del Sabato.
Ti sposai, Pina, e quel “sì” echeggiava
tra le stelle di Natale. Rimasero le luci
di Bra in “Bra, Immagini nel Tempo” con le vie
popolate da viandanti e mestieri, giochi
di sorrisi per lo scatto della Barbieri o di Behrens.
La Banca era il mio colloquio con chi lasciava
le vie per portarmi segrete confidenze,
per dirmi come era affondata una generazione
e come poteva risorgere. Invecchiavo
con te a biasimare le monetine di Craxi,
a goderci cosa sapeva Sordi di Monica Vitti,
a sentire Fanfani dallo scranno più alto dell’ONU.
E intanto mi sfiorava l’anima “Il Tempo Segreto della Provincia”.
Lì confessai me stesso mentre, da Savigliano,
imparavo le vertigini di Clemente Rebora.
E fu per Clemente che conobbi Giampiero Neri,
e Maria Silvia da Caraglio, mentre era Silvia,
per me dolcemente misteriosa come la visione
di Leopardi. Era lei “la venuta dal mare”. Oggi
ho stirato il mio “Fiume di Sguardi” e tanto
ho da dire ancora se poso la voce su una pagina.
Il mio tempo scorre ancora. Trovo
mari che inghiottono l’inclemenza dei confini,
Zaporizhzhia bombardata ogni giorno. E Bra
in queste ferie sogna un “sorpasso” forse
con la poesia che vada oltre il mio cuore.
Sento il battito di chi mi ama e che fa rima
con il Mondo già amato prima.