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lavocedialba.it | 23 ottobre 2024, 06:44

Giuseppe Allamano, fondatore dell’Istituto Missioni Consolata, è stato proclamato santo

Papa Francesco lo ha canonizzato in Vaticano domenica 20 ottobre, Giornata missionaria mondiale

La cerimonia di canonizzazione in piazza San Pietro

La cerimonia di canonizzazione in piazza San Pietro

«Prima santi e poi missionari… non è il numero che conta, ma la qualità, il buono spirito». Questo il pensiero di don Giuseppe Allamano, fondatore dei Missionari della Consolata, presenti in 30 paesi con 231 comunità impegnate in scuole, ospedali e via dicendo. Più di 1.300 uomini e donne al servizio del prossimo che ora sono in festa.

Papa Francesco, infatti, ha proclamato santo il sacerdote torinese durante una cerimonia in piazza San Pietro, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Una canonizzazione in una data non casuale: il 20 ottobre è la giornata missionaria mondiale. Il Pontefice lo ha omaggiato più volte, anche quando è stato in visita in Mongolia, dove opera il cardinale cuneese Giorgio Marengo, anche lui Missionario della Consolata.

La canonizzazione

Insieme a Giuseppe Allamano, sono saliti agli onori dell’altare gli undici martiri di Damasco, uccisi in odio alla fede, e due suore, la lucchese Elena Guerra e la canadese Marie-Léonie Paradis, entrambe fondatrici di ordini femminili missionari. «Questi nuovi santi - ha detto papa Francesco - hanno vissuto lo stile di Gesù: il servizio. Essi si sono fatti servi dei fratelli, creativi nel fare il bene, saldi nelle difficoltà, generosi fino alla fine».

La storia

Giuseppe Allamano è nato il 21 gennaio 1851 a Castelnuovo don Bosco, suo zio materno è san Giuseppe Cafasso. Rimasto orfano di padre a neanche tre anni, figlio di una famiglia di agricoltori, studia a Valdocco nell’oratorio di san Giovanni Bosco del quale è concittadino. Viene ordinato sacerdote diocesano di Torino nel 1873 e nel 1877 si laurea in teologia presso la Pontificia facoltà teologica. Assistente ed in seguito direttore spirituale del Seminario, nel 1880 viene scelto come rettore del Santuario della Consolata, all’epoca in rovina. Lo fa rinascere con numerose attività, tra cui un bollettino, diventando un pioniere della stampa cattolica. Nel 1901 fonda l’Istituto missioni Consolata che nel 1902 avvierà le sue attività di apostolato con la partenza per il Kenya dei primi quattro missionari, due sacerdoti e due coadiutori. Vorrebbe unirsi a loro, ma la salute cagionevole glielo impedisce. Vista la necessità della presenza femminile nell’opera di apostolato, nel 1910 fonda le Suore missionarie della Consolata. Persone di ogni ceto sperimentano i segreti della sua mente illuminata e del suo grande cuore. Muore nel Santuario della Consolata nel 1926, giace nella Casa madre, in corso Ferrucci a Torino.

Il commento di monsignor Repole

Dopo le celebrazioni in Vaticano, domenica 10 novembre, alle ore 15.30, nella cattedrale di Torino è in programma la Messa di ringraziamento presieduta dal cardinale designato monsignor Roberto Repole. Come ricorda l’arcivescovo di Torino, la missione dell’Istituto che ha fondato don Giuseppe partì «Dall’amato Santuario della Consolata e oggi è diffusa in tutto il mondo, dove i missionari e le missionarie della Consolata continuano a testimoniare la fede, spesso in condizioni di povertà materiale e spirituale. È l’impegno missionario di tutta la Chiesa, anche di quella torinese, che sull’esempio dell’Allamano e dei santi sociali che illuminarono la città nell’Ottocento e nel Novecento si sente chiamata a portare il Vangelo nella vita di tutti gli uomini e tutte le donne».

Il miracolo

Il miracolo che ha condotto il sacerdote alla santità è del febbraio 1996: l’insperata guarigione di Sorino Yanomami, indigeno dell’Amazzonia. Assalito alla testa da un giaguaro, Yanomami viene soccorso da una sorella della Consolata. Chiama i soccorsi, ma la situazione è molto grave. Nel frattempo suor Felicita, questo il nome della soccorritrice, inizia a pregare insieme a tutta la comunità il beato Allamano per ottenere un miracolo. Il segno prodigioso si registra il 16 febbraio, data non casuale, perché in quel giorno ricorre la festa liturgica di Giuseppe Allamano.

Il suo pensiero

Giuseppe Allamano, con il suo motto di vita «Fare bene il bene», è annoverato nella schiera dei “santi sociali” piemontesi. San Giovanni Paolo II ne riconobbe l’eroicità delle virtù nel 1989 e lo beatificò il 7 ottobre 1990. Tra i sui scritti ci piace ricordare: «Come Missionari poi, dovete essere non solo santi, ma santi in modo superlativo. Non bastano tutte le altre doti per fare un Missionario! Ci vuole santità, grande santità. I miracoli si ottengono non tanto con la scienza, quanto piuttosto con la santità». E infine: «Ecco, o miei cari, la santità che io vorrei da voi: non miracoli ma far tutto bene. Farci santi nella via ordinaria. Il Signore, che ha ispirato questa fondazione, ne ha anche ispirate le pratiche, i mezzi per acquistare la perfezione e farci santi. Se Egli ci vorrà sollevare ad altre altezze, ci penserà Lui, noi non infastidiamoci. Certa gente cerca sempre le cose grandi, straordinarie. Non è cercare Dio, perché Egli è tanto nelle cose grandi come nelle cose piccole; perciò bisogna star attenti a far tutto bene».

Silvia Gullino

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