Di fronte alla scadenza europea del 2035 il 21% delle imprese italiane di componentistica automotive cambierà modello di business puntando su mercati extra Ue, il 15% orienterà i prodotti verso l’elettrico o l’idrogeno e il 12% valuta l’uscita dal comparto automotive per aprirsi ad altri settori.
E’ quanto emerge dalla nuova edizione dell’Osservatorio sulla componentistica automotive italiana e sui servizi per la mobilità realizzata annualmente da Camera di Commercio di Torino e da Anfia che ha identificato un universo di 2.135 imprese con sede legale in Italia.
Interrogate sulle previsioni per l’anno in corso le imprese non hanno nascosto un marcato pessimismo. Il 2024 viene atteso come anno di arretramento per tutti gli indicatori economici a partire dal fatturato previsto in crescita solo dal 23% degli operatori mentre per il 55% è atteso in diminuzione. La maggior debolezza, però, riguarda gli ordinativi interni previsti in contrazione per il 57% delle aziende, ma anche esteri, in calo per il 50% delle imprese. Per un’impresa sui tre è prevista una contrazione dell’occupazione mentre per quanto riguarda gli investimenti fissi il saldo tra prospettive di crescita e di decremento risulta pari a -19%. Attese sfavorevoli riguardano tutte le categorie di operatori tranne il cluster degli specialisti dell’aftermarket. In Piemonte, territorio con il maggior numero di imprese insediate, il quadro si mostra ancora più negativo in particolare per ordinativi e per fatturato.
“L’indagine descrive una filiera pessimista, preoccupata per l’instabilità del quadro economico e per l’incertezza sui volumi produttivi e fortemente condizionata dalle strategie delle case produttrici - commenta il presidente della Camera di Commercio di Torino Dario Gallina - sebbene la maggioranza delle imprese realizzi i prodotti destinati a qualunque tipo di veicolo, indipendentemente dall’alimentazione, la temuta scadenza europea impone un cambiamento del modello di business al 34% delle imprese. In questo contesto di incertezza restano stabili gli investimenti in ricerca e sviluppo, emerge un leggero calo delle imprese esportatrici e dei piani di sviluppo di nuovi powertrain”.
“La crisi della domanda di autoveicoli in Europa e in Italia, l’aumento dei costi di produzione e il rallentamento degli investimenti in nuove tecnologie della mobilità stanno creando le promesse le premesse per un possibile peggioramento di scenario riguardo all’impatto della transizione industriale sull’occupazione - aggiunge Marco Stella, presidente gruppo componenti Anfia - la componentistica è sotto pressione anche in Italia dove l’impatto del perdurante calo dei volumi di veicoli prodotti rende urgente attuare misure di politica industriale per la competitività delle imprese e rende ancora più grave quanto prospettato in Finanziaria con la distrazione di circa l’80% del fondo automotive 2025- 2030 che auspichiamo possa essere corretta nel corso dell’iter parlamentare”.