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| 01 novembre 2024, 07:21

TRENT'ANNI DALL'ALLUVIONE/L'ex sindaco di Garessio Luigi Sappa: "Grande solidarietà, entro Natale le famiglie avevano di nuovo una casa"

Nell'anniversario di quei drammatici giorni condividiamo le testimonianze di alcuni dei primi cittadini delle città più colpite

L'alluvione del 1994 Foto Credits Balbo

L'alluvione del 1994 Foto Credits Balbo

"Nella notte siamo rimasti completamente isolati". Così il dottor Luigi Sappa, che nel 1994 era sindaco del paese, ricorda i giorni della Grande Alluvione.  

Storie di vite spezzate, di solidarietà e di coraggio. Sono trascorsi trent'anni dalla tragica notte del 5-6 novembre del 1994 quando, la furia del Tanaro, spezzò 29 vite nella provincia di Cuneo.

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"Non avevamo più l'energia elettrica e di conseguenza neanche i telefoni. Continuava a piovere incessantemente. Il venerdì avevamo avuto Già dalla sera del venerdì i Vigili del Fuoco mi avevano avvisato di allagamenti e criticità ai piani bassi di alcune abitazioni e nelle cantine. Il ponte Odasso (che oggi non esiste più, ndr) ci preoccupava e abbiamo deciso di transennarlo e mandare a casa i bambini della scuola. Nella notte all'improvviso il Tanaro si è abbassato, ma non avevamo capito che era successo perché  era crollato il ponte di Barjols. Questo ha fatto si che il livello dell'acqua scendesse, ma l'ex stabilimento Lepetit venne invaso da acqua e fango". 

Giorni drammatici quelli vissuti dalla popolazione di Garessio che, purtroppo, ha dovuto come il resto della Valle Tanaro, fare i conti anche con l'alluvione del 2016 e, infine, quella del 2020 a seguito della quale l'ex sindaco Ferruccio Fazio ha ordinato l'abbattimento di due ponte: il Generale Odasso e quello sulla ex provinciale 582 del Colle di San Bernardo. 

Oggi, quattro anni dopo l'ultima alluvione, il paese è ancora diviso: a breve verrà varata la nuova passerella progettata da Giugiaro e realizzata dalla ditta Bertero srl che ricongiungerà il borgo Ponte (leggi qui), ma ancora non si hanno notizie del ponte "ex Lepetit", che insiste su una strada oggi di competenza dell'ANAS. 

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"Ci siamo trovati di fronte a uno scenario allucinante - spiega Sappa -, fango e tronchi avevano invaso tutte le strada. A creare problemi non fu solo il Tanaro, ma anche i suoi affluenti, il Luvia e il Malsangua. I negozi erano sventrati, studi medici invasi, collegamenti viari impraticabili. Il ponte della ex Lepetit era stato parzialmente distrutto ed era l'unico a consentire un collegamento tra le due parti del paese, rimasto diviso a metà". 

"La popolazione si è subita messa al lavoro, con il supporto dei Vigili del Fuoco, degli Alpini, dell'esercito e di tantissimi volontari arrivati da tutta la provincia e da tutta Italia. Questo ha consentito di ripulire il paese e iniziare la fase della ricostruzione. Per diverso tempo l'unico collegamento verso Ceva è stato quello ferroviario, a causa della frana ai Rocchini che aveva invaso la strada. In paese avevamo provveduto nel minor tempo possibile ad aprire il ponte Paolini, che era stato appena terminato e poi ad aiutare la ripartenza dello stabilimento della Lepetit". 

Un evento catastrofico per il quale si mobilitò anche il Governo che inviò 3 miliardi al Comune di Garessio dove vennero in visita l'onorevole Ombretta Fumagalli Carulli, sottosegretario agli Interni.

"Il consiglio dei Ministri stanziò diversi miliardi alle zone alluvionate. Il nostro comune ricevette 3 miliardi per strade, ponti, acquedotti e fognature, cimiteri ed edilizia pubblica comunale. Con un progetto della prefettura, che stanziò 109 milioni - conclude Sappa - riuscimmo a far rientrare a casa tutta la popolazione sfollata entro il periodo natalizio: sette famiglie avevano abitazioni inagibili. Ci fu tantissima solidarietà dal Governo, ma anche dalla popolazione di tutte le regioni d'Italia. Addirittura ricordo che Fiorano e Maranello organizzarono un'asta con la vendita di pistone della Ferrari e il ricavato venne destinato a noi". 

Arianna Pronestì

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