Sanità - 02 novembre 2024, 07:30

Resistenza agli antibiotici: una sfida da vincere per medici e pazienti

Lorenzo Marino, segretario provinciale FIMMG: “Non è semplice gestire la situazione. Noi medici di famiglia siamo responsabili delle prescrizioni degli antibiotici e siamo coscienti che limitarle è necessario per ridurre le resistenze e mantenerne l’efficacia, ma è necessario anche per il benessere dei pazienti"

Immagine di repertorio

Secondo i dati dello European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc) la resistenza agli antibiotici causa in Europa circa 35.000 decessi all’anno, un terzo dei quali solo in Italia. Le stime dicono che entro il 2050, nel mondo, il numero dei morti potrebbe raggiungere i 10 milioni l’anno e che già entro il 2030 la gestione di questa situazione potrebbe costare all'economia mondiale fino a 3,4 trilioni di dollari.

Le cause di questo preoccupante fenomeno sono da attribuirsi a diversi fattori: l’uso eccessivo e inappropriato di antibiotici in medicina umana e veterinaria, il loro diffuso impiego in ambito zootecnico e agrario, la facilità di spostamento di uomini e merci, lo scarso impegno dell’industria farmaceutica nello studio di nuove molecole antimicrobiche.

Tutti noi condividiamo comunque una parte di responsabilità: ogni volta che assumiamo un antibiotico senza prescrizione medica, ogni volta che interrompiamo un trattamento ai primi segnali di guarigione, ogni volta che pretendiamo la prescrizione di un antibiotico promuoviamo lo sviluppo della resistenza batterica. Si aggiungono poi la difficoltà di effettuare diagnosi e l’inappropriatezza prescrittiva, che nell’80% dei casi riguarda i medici di famiglia.

“Non è semplice gestire la situazione. Noi medici di famiglia siamo responsabili delle prescrizioni degli antibiotici e siamo coscienti che limitarle è necessario per ridurre le resistenze e mantenerne l’efficacia, ma è necessario anche per il benessere dei pazienti - afferma il dottor Lorenzo Marino, segretario provinciale della FIMMG (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale) -. L’ideale sarebbe poter rivedere i pazienti più volte invece di prescrivere subito l’antibiotico, ma spesso questo non è possibile per l’elevato numero di pazienti, soprattutto nella stagione invernale. Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di infezioni virali che non richiedono l’antibiotico, ma non si possono escludere a priori complicanze batteriche e sarebbe allora utile prescrivere esami del sangue, i tempi per avere l’esito sono però lunghi e quindi, nel dubbio, può capitare che si prescriva l’antibiotico”.

“Capita però anche che siano gli stessi pazienti ad auto prescriverseli e ad acquistarli sulla base di esperienze precedenti” – continua il dottore, confermando il ruolo che ciascuno di noi può avere in questa delicata questione.

Queste situazioni e comportamenti inducono la selezione di batteri insensibili a uno o più antibiotici che diventano quindi capaci di replicarsi senza controllo provocando malattie infettive e conducendo alla morte.

L'attenzione è puntata soprattutto su 12 famiglie di patogeni classificate dall’Oms in tre livelli di priorità. Nella categoria a priorità critica, la più alta, rientrano Acinetobacter, Pseudomonas e vari componenti della famiglia delle Enterobacteriaceae tra cui Escherichia coli, ma l’attenzione è rivolta anche allo Stafilococco aureo che in Italia causa infezioni con un’incidenza importante.

Numerose iniziative sono state intraprese per fronteggiare la resistenza antibiotica.

A quasi dieci anni dall’adozione del Global Action Plan dell’Oms, si rileva che il consumo di antibiotici in Italia nel 2021 è diminuito del 3,3 % rispetto al 2020, sebbene si mantenga ancora superiore a quello di molti Paesi europei e sia ancora lontano dall’obiettivo fissato dall’Ecdc: ridurre l’uso degli antimicrobici del 20% entro il 2030. Nel 2023 Farmindustria ha promosso l’istituzione di un gruppo multidisciplinare di trenta esperti che ha individuato nella prevenzione vaccinale, nell’appropriatezza d’uso, e nell’individuazione di nuove molecole gli strumenti fondamentali per combattere la lotta contro la resistenza.

Per quanto riguarda la ricerca di nuovi antibiotici si riporta che nel 2021 erano in fase di sviluppo clinico 77 antibiotici o combinazioni di antibiotici e numerose molecole sono in sperimentazione preclinica e clinica, si stanno, cioè, testando in studi sull’animale e sull’uomo. Dal 2017 al 2021 sono stati però solo 12 i nuovi antibiotici approvati dalle agenzie regolatorie americane ed europee e solo uno è efficace contro i batteri ritenuti più pericolosi dall’Oms.

Tra le nuove molecole in studio rientrano anche antimicrobici non tradizionali come gli anticorpi monoclonali, o composti non antibiotici che possono essere utilizzati in combinazione con i farmaci più vecchi per migliorarne l’efficacia.

Altri strumenti da adottare sono la formazione del personale sanitario, la promozione della cultura della vaccinazione e la promozione di attività di comunicazione rivolte alla popolazione. A proposito di formazione del personale sanitario, il dottor Marino informa che i medici dispongono di Linee Guida per la prescrizione degli antibiotici e che queste vengono aggiornate regolarmente. Il problema è che ne esistono numerose, compilate dalle diverse associazioni di specialisti, e non è facile destreggiarsi in questo eccesso di informazioni.

A prescrivere sono anche i medici ospedalieri chiamati spesso a gestire pazienti in situazioni complicate: pazienti anziani con infezioni di comunità o pazienti con altre malattie e in cura con altri farmaci. “Non è facile prendere decisioni in questi casi -continua il dottore -. C’è anche da dire che in alcuni ambiti specialistici non sempre utilizziamo le linee guida più aggiornate: in ambito odontoiatrico, ad esempio, vengono prescritti talvolta antibiotici 'come copertura' in situazioni non sempre necessarie o con posologie non corrette.”

A proposito di comunicazione alla popolazione, il Ministero e Aifa hanno avviato a novembre 2023 una campagna di informazione mentre l’Oms ha istituito la Settimana mondiale di sensibilizzazione sulla resistenza antimicrobica che si tiene nel mese di novembre.

“I medici rivestono un ruolo importante nella prescrizione ma anche nell’informazione ai pazienti - conclude il dottor Marino – è fondamentale che si stabilisca una relazione di fiducia col proprio medico, solo così si può pensare di educare all’uso consapevole dei farmaci e degli antibiotici, in particolare”.

Ciascuno di noi, paziente o medico che sia, ha un ruolo nel fermare la farmacoresistenza. Se non si riuscisse a debellare questo fenomeno si tornerebbe ad un’era pre-antibiotica, si tornerebbe a morire di polmonite o di infezioni intestinali e sarebbe rischiosissimo sottoporsi ad interventi chirurgici o trattamenti chemioterapici.

Lara Tomatis