Attualità - 03 novembre 2024, 07:00

TRENT'ANNI DALL'ALLUVIONE/ Bastia e il sindaco alpino Rocca che per protesta dormì in tenda: "Non bisogna avere paura" [VIDEO]

Nell'anniversario di quei drammatici giorni condividiamo le testimonianze di alcuni dei primi cittadini delle città più colpite

Il sindaco Francesco Rocca con le foto esposte in biblioteca

"Caro Sindaco, il mio nonno mi ha spiegato che per costruire un ponte, per i tuoi cittadini, hai dovuto impegnare la tua casa. Questo non è giusto. Perciò ti mando 10.000 lire so che sono pochi con l’augurio che tu possa riavere la tua casa. Perché come cittadino italiano è il tuo sacrosanto diritto un grosso bacione".

 

Così scriveva Jessica, una bambina di sette anni residente a Mele in provincia di Genova, in una lettera datata 8 novembre 1996 indirizzata Francesco Rocca, primo cittadino di Bastia Mondovì nei giorni dell’alluvione del 1994 e nel periodo della ricostruzione, che nuovamente oggi è alla guida del paese.

Una storia che ha lasciato delle ferite aperte, quella della grande alluvione che colpì il Piemonte il 5-6 novembre di trent'anni fa, causando 68 vittime, di cui 29 solo in provincia di Cuneo.

Il primo a dare l'allarme fu Massimo Bertolino, vigile urbano scomparso nel 2015, che nella relazione sui tragici eventi scriveva: "Alle 18 telefonavo alla signora Rancurello, il fiume era in piazza IV Novembre, ho solo detto: 'Abbandono il Comune, avvisate l'Esercito. E sono scappato alla veloce". 

"Un ricordo vivo e impressionate, nessuno se lo aspettava- ricorda il Rocca -. Ci siamo resi conto tardi della gravità di cosa stava accadendo. Il ricordo peggiore è legato alle vittime, ma abbiamo avuto anche tanta solidarietà da parte di enti, associazioni, comuni da tutta Italia. Conserviamo ancora oggi tutti i dati delle donazioni che abbiamo esposto in una mostra che abbiamo allestito in biblioteca insieme a molte fotografie. Oltre 70 comuni si sono mobilitati e non sono pochi".

Rocca è passato alla storia come il sindaco Alpino che, per protesta, trascorse diverse notti in un tenda per protesta. Per favorire il via ai lavori di ricostruzione nel suo comune accese un finanziamento in banca, dando come garanzia la sua stessa casa. 

"Gli aiuti sono stati notevoli, anche dallo Stato, ma il problema rimaneva la costruzione dei due ponti che erano stati distrutti, isolando tre frazioni di Isola Soprana, Isola Sottana e Carpenea rimanevano isolate. Dopo diversi solleciti, come sindaco e come alpino, ho ritenuto di dovermi muovere. Qualche giorno prima di Natale del '94, ha iniziato a nevicare, ho ritenuto farmi prestare una tenda per stare in mezzo alla popolazione isolata: sono stato tre giorni e due notti per richiamare l'attenzione e mobilitare l'opinione pubblica non solo a livello locale. Dopo poco è stato creato un ponte militare Bailey che, purtroppo, dopo poche settimane è crollato a causa del passaggio di non consentito di un camion di peso superiore alla portata. Lo abbiamo ricostruito, in modo da dare alle frazioni il collegamento verso Carrù. Rimaneva il problema del ponte verso il paese, dopo vari solleciti, passati due anni non si era mosso nulla. Così abbiamo costruito, con la collaborazione di altri sindaci di zona, abbiamo firmato l'ordinanza per affidare ad alcune ditte locali la realizzazione di un guado".

Il guardo, realizzato in pochi giorni, venne sequestrato perché considerato fuori legge. Preso poi in carico dall'ANAS, venne utilizzato fino alla costruzione delle infrastrutture definitive.

Due anni di processo al sindaco Rocca, difeso pro bono dagli avvocati Gianni Vercellotti, Giancarlo Bovetti e Paolo Gazzola e assolto poi con formula piena. 

"La funzione del sindaco non è facile - conclude Rocca -, ma molti come me lo fanno con passione ed entusiasmo e senza paura vanno fino in fondo". 

Il sindaco Rocca nel 1994

La relazione del Vigile Massimo Bertolino