"Un chiarimento atteso", tale da rappresentare "un quadro molto diverso da quello originariamente offerto".
E’ quanto martedì 3 dicembre sarebbe arrivato a favore dell’ex sindaca di Vezza d’Alba Carla Bonino (foto sotto) nel corso della lunga udienza tenuta in quella giornata presso il Tribunale di Asti nell’ambito processo denominato "Feudo due".
Il procedimento è quello che vede dodici tra ex sindaci, amministratori e professionisti chiamati a rispondere di presunte malversazioni nella gestione dei comuni di Vezza d’Alba, Santo Stefano Roero e Montaldo Roero.
A valutare positivamente quanto tratteggiato dai testimoni da loro chiamati a deporre di fronte alla giudice Elisabetta Chinaglia, giudici a latere Matteo Bertelli Motta e Roberta Dematteis, è il collegio difensivo dell'ex prima cittadina, dimessasi volontariamente nel 2022, collegio composto dall’avvocata Elisa Anselmo, dal collega Marco Calosso e dall’avvocata Marta Giovannini come consulente in diritto amministrativo.
"Già dopo l'escussione del commissario prefettizio – spiegano i legali – era stata sottolineata la differenza dei ruoli e dei compiti voluta dalle leggi Bassanini: quella cioè fra il politico (il sindaco, gli assessori, ecc.) e il tecnico. Il primo risponde per eventuali mancanze 'politiche' di fronte ai cittadini, il tecnico invece per responsabilità legate agli atti che compie e di cui è responsabile, quando ovviamente ci siano violazioni normative. Martedì testi della difesa hanno chiarito come la sindaca Bonino fosse sempre presente, non solo in Comune ma anche sul territorio comunale, per raccogliere le istanze dei cittadini e per risolvere i problemi dei vezzesi, lavorando sul campo praticamente tutto il giorno e adoperandosi perché non vi fossero troppe lungaggini amministrative".
"Proprio per rispondere meglio ai bisogni della cittadinanza – prosegue il chiarimento dei legali –, e seguendo un consiglio tecnico, la sindaca Bonino aveva accettato di assumere la responsabilità dei lavori pubblici, senza peraltro riceverne alcun compenso seppure esso sia previsto dalla legge. Lo scopo era, da un lato cercare di ridurre le tempistiche e , dall'altro, far risparmiare il Comune. Proprio questa posizione, frutto anche del 'mettersi completamente al servizio della comunità', è quella che più pesa sulla Bonino nella vicenda giudiziaria. In merito a questa tuttavia i testi hanno evidenziato come la sindaca, che è una maestra elementare, abbia agito per mero spirito di servizio e come lo abbia fatto sempre a titolo gratuito", concludono i legali.