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Economia | 08 dicembre 2024, 20:00

Stati generali della tartuficoltura piemontese: si affaccia una generazione di giovani trifolao per salvare il tartufo dal clima malato

Prodotto di qualità, ma meno abbondante. Al vertice convocato da Gallo sulla stagione delle fiere che chiudono oggi con Alba, le misure per il futuro: dalla raccolta posticipata al rilancio delle tartufaie in declino. Contributi per proprietari di terreni. L’esordio della “Tuber next gen”

Immagine di repertorio

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Ottima qualità, ma quantità meno abbondante del previsto. La prima stagione “normale” del tartufo dopo due annate contrassegnate dalla siccità (con dieci mesi senza pioggia) dimostra che i cambiamenti climatici hanno lasciato il segno su un prodotto particolarmente sensibile agli effetti di un clima malato come il prezioso Tuber magnatum Pico. La conferma è arrivata dalla Consulta regionale per la valorizzazione del patrimonio tartufigeno che l’assessore Marco Gallo ha riunito ad Alba alla vigilia della chiusura della 94esima “Fiera internazionale del tartufo bianco”. Una sorta di stati generali della tartuficoltura piemontese, con rappresentanti delle province di Alessandria, Asti e Cuneo e della Città metropolitana di Torino, delle associazioni dei trifolao, del mondo della ricerca e, ancora, del Centro Nazionale Studi Tartufo.

Dice l’assessore alla tartuficoltura e alla biodiversità Gallo: «Condividiamo con il presidente del Centro studi Degiacomi qualche timore per una raccolta inferiore alle attese nonostante le abbondanti piogge che hanno contrassegnato l’intero anno. D’altronde tutti gli esperti ci hanno messo in guardia sui rischi legati in particolare alla siccità. Questo allarme ci sprona ad andare avanti con maggior determinazione sulla strada tracciata per proteggere e valorizzare il prodotto simbolo dell'eccellenza in Piemonte».

Tre le azioni che la Regione ha messo in campo. La prima riguarda la data di raccolta del tartufo, posticipata ad inizio ottobre. Una scelta maturata proprio da una discussione nella Consulta regionale e che a stagione inoltrata – la raccolta del tartufo bianco finisce il 31 gennaio – è stata apprezzata da tutti. Un’altra misura importante riguarda la tutela del patrimonio arboreo, con più di 22 mila piante segnalate come produttive, per le quali i proprietari si impegnano al mantenimento e alla cura in cambio di un’indennità annua pagata dalla Regione che può arrivare a 450 euro per ettaro. La terza misura diventerà operativa nel nuovo anno e punta al recupero delle tartufaie in declino di produzione. Proprietari, Comuni e associazioni potranno chiedere un sostegno economico per interventi di gestione forestale che incrementino la produzione del tartufo bianco. Durante la riunione della Consulta si è fatto il punto anche sulla possibilità per aziende e proprietari di terreni agricoli di ottenere contributi legati allo sviluppo rurale per realizzare nuovi impianti sia per la tartuficoltura sia per piantare alberi che incrementino la biodiversità.

Gli Stati generali della tartuficoltura hanno permesso anche di fare il punto – grazie all’intervento degli esperti dell’Ipla, l’Istituto piante da legno della Regione – sulla nuova “Carta della attitudini alla produzione di tartufi” destinata a diventare «una bussola» per orientare nei prossimi anni le risorse stanziate dalla Regione. «La nuova carta potrà anche aiutare tutti i comuni piemontesi a progettare la propria rete ecologica – spiega Gallo -, valorizzando le aree con la massima potenzialità tartufigena, realizzando nuovi impianti e promuovendo la gestione del patrimonio forestale esistente». Ma si è discusso molto anche di promozione perché fiere, mostre e mercati sono il miglior veicolo per pubblicizzare tra il grande pubblico il tartufo e i suoi tanti abbinamenti con altre eccellenze dell’enogastronomia piemontese, compresi i vini. Dopo l’esordio del Circuito del tartufo bianco del Basso Monferrato che ha visto per la prima volta cinque comuni riuniti in un unico programma lungo due mesi, l'attenzione è già rivolta a giugno quando a Murisengo si terrà il primo mercato estivo del tartufo nero, tappa spartiacque per il progetto di destagionalizzazione del prodotto che la Regione sta perseguendo, andando così incontro alle tante richieste, in particolare dei turisti stranieri, che sempre più chiedono i tartufi anche in piena estate.

A conclusione della giornata organizzata in collaborazione con il Centro Nazionale Studi Tartufo e l'Ente Fiera di Alba – tutta incentrata su azioni che consentano di garantire la qualità nelle diverse fasi della filiera anche con l’aiuto dei carabinieri forestali – una proiezione nel futuro con il convegno “Tuber next gen” che la Regione ha voluto organizzare per dare spazio ai “trifolao di domani”. Gli obiettivi bussola: fare rete e valorizzare la qualità. Arruolati, a pieno titolo, dalla Regione, nella difesa del tartufo.

c.s.

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