Una Fiera del Tartufo senza più tartufo? Mentre si tirano le somme di un’edizione 2024 che ancora una volta ha evidenziato la maturità di una manifestazione dal carattere sempre più internazionale, suonano poco rassicuranti gli avvertimenti che da più parti invitano a riflettere sulla crescente difficoltà a reperire una produzione di Tuber Magnatum Pico adeguata all’eccezionale richiesta che se ne fa sulle colline di Langhe e Roero nelle nove settimane dell’evento.
Una tendenza che, insieme a una domanda giunta a livelli altissimi, deriva da fattori di carattere diverso. Certamente da una gestione delle campagne che lungo i decenni ha visto prevalere coltivazioni come la vite e il nocciolo, avanzate spesso a discapito dei boschi anche nei crinali meno vocati. Poi un utilizzo degli anticrittogamici che solo recentemente è forse arretrato dopo decenni di continuo incremento. In ultimo il grande e preoccupante tema del cambiamento climatico, caratterizzato da piogge sempre meno frequenti e temperature in generale aumento, col venire meno delle condizioni che favoriscono la nascita del pregiato fungo ipogeo.
In prima fila tra quanti si preoccupano di mettere in guardia soprattutto le nuove generazioni c’è chi, in questi anni, si è già fatto custode di ricordi e tradizioni legati a questa eccellenza di casa nostra. Parliamo dell’avvocato Roberto Ponzio, alla cui iniziativa si deve la realizzazione del Museo del Tartufo d’Alba-Galleria dei Ricordi (leggi qui) che, al civico 26 di via Vittorio Emanuele II, celebra la figura dell’omonimo padre, cavaliere del lavoro precursore di quella promozione turistica legata al diamante grigio che ha contribuito a rendere Alba la ricercata meta dell’odierno turismo.
Proprio al "re dei tartufi" da alcuni anni è intitolata la galleria del complesso della Maddalena che fu l’originaria sede del mercato a loro dedicato. "Un mercato che di fatto non esiste più, per come lo conoscevamo, come tra poco dovremmo forse fare a meno dei tartufi", spiega oggi l’avvocato Ponzio, che annualmente apre le porte del museo familiare ad amici, visitatori e soprattutto scolaresche.
Tra queste ultime quattro classi della vicina scuola primaria "Coppino" accolte al suo interno nelle ultime settimane. "La particolarità – racconta l’avvocato Ponzio – è che in questa occasione si è trattato di bambini della classe 2015, anno nel quale, il giorno 2 ottobre, veniva inaugurato questo spazio voluto e curato dalla mia famiglia. In nove anni di attività il museo è stato visitato da molte altre scolaresche, da turisti, appassionati gastronomi e anche da emittenti televisive, ultima una arrivata dalla Francia in occasione di un’iniziativa della Regione collegata alla presentazione dell’ultimo Tour de France".
All’ultima visita delle classi albesi è però corrisposta una desolante constatazione. "Quelle classi sono passate da qui nei giorni del 22, 27 e 28 novembre, mentre l’ultima lo farà in questa settimana. Durante la visita di giovedì 28 novembre è stato impossibile fare quello che facciamo abitualmente con bambini e insegnanti: accompagnarli a visitare una delle tante rivendite di tartufi affacciate sulla via Maestra per fare loro toccare con mano e annusare dal vivo un esemplare di Tuber Magnatum Pico. L’unico modo, direi, per farne conoscere e apprezzare le proprietà organolettiche a chi non avesse mai avuto occasione di vederne prima uno. Ebbene, non ce n’erano. E’ stato impossibile trovarne, quel giorno. E questo a Fiera Internazionale del Tartufo ancora pienamente in corso. Nessun negozio della via aveva un esemplare di Tartufo Bianco d’Alba".
"Un inquietante preludio a un’estinzione di questa specie vegetale?", si chiede preoccupato l’avvocato Ponzio. "Se andiamo avanti così il rischio è quello di fare la fiera di un prodotto che non c’è. Un prodotto che, come ripetuto più volte, ha una grande valenza di sentinella ambientale. E’ importante dirlo ai giovani di domani, riflettere insieme a loro sull’importanza di politiche rispettose dell’ambiente, ma anche sugli errori commessi nella gestione di questa nostra grande eccellenza, sulla scellerata politica di disboscamento che ha interessato le colline dell’Albese, sull’immunità concessa ai cercatori senza cane, a bracconieri che zappano ledendo le radici dei preziosi funghi ipogei, sull’indifferenza all’uso della chimica in agricoltura, sugli effetti dell’uso massivo di pesticidi e anticrittogamici. E’ importante spiegare tutto questo alle nuove generazioni, che saranno gli amministratori di domani, affinché possano riparare a errori che oggi rischiano di rivelarsi fatali".