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Cronaca | 11 dicembre 2024, 06:55

La rappresaglia dell’80enne padrone di casa gli costò il tribunale. Ora è scoppiata la pace con gli inquilini vessati

Coi suoi atteggiamenti aveva indotto una coppia di suoi affittuari a traslocare. Il processo chiuso dalla remissione di querela

Il tribunale di Asti

Il tribunale di Asti

Dopo diverse udienze di un processo aperto in Tribunale ad Asti, è scoppiata la pace tra un 80enne residente a Canale, nel Roero, proprietario di un’abitazione nello stesso comune, e una coppia di suoi ex inquilini, finiti in tribunale col primo imputato per atti persecutori e diffamazione e i secondi costituiti come parte civile.

Il primo, classe 1944, era stato chiamato a rispondere delle molestie messe in atto nei confronti della famigliola cui l’uomo aveva affittato un alloggio.

A scatenare la sua reazione le rimostranze evidenziate dalla coppia di inquilini in merito al rapporto di locazione e in particolare modo circa alcuni problemi di umidità dell’appartamento. A una lettera raccomandata inviata al padrone di casa per formalizzare la lagnanza, sarebbero seguite da parte di quest’ultimo una serie di condotte non proprio improntate ai canoni del buon vicinato.

Tra queste il transitare quotidianamente nei pressi di quell’abitazione soffermandosi a guardare con insistenza verso le finestre della stessa, controllare quanto stesse succedendo all’interno, lo scattare fotografie. In altri momenti l’uomo avrebbe persino gettato rifiuti e acqua sporca nel cortile dell’abitazione, in un’occasione andando a colpire un tavolo già imbandito per la cena, come anche secchiate d’acqua sulla cuccia del cane.

Atteggiamenti in sostanza che la famiglia di affittuari ha riconosciuto come capaci di ingenerare loro e nel loro figlioletto minore lo stato d’ansia che li avrebbe infine convinti ad abbandonare quella casa traslocando altrove.

Inoltre, sempre secondo l’accusa, l’uomo avrebbe anche offeso la reputazione della famiglia parlandone in termini non propriamente elegiaci con alcuni vicini, riferendosi con toni offensivi alla loro origine siciliana: da qui l’accusa di diffamazione.

A oltre quattro anni dai fatti, relativi al luglio 2020, e dopo alcune udienze tenute prima davanti alla giudice Roberta Dematteis e poi di fronte alla dottoressa Victoria Dunn, quest’ultima ha dichiarato il non doversi procedere, considerando i reati estinti per i quali si procedeva estinti per intervenuta remissione della querela.  L’imputato era difeso dall’avvocato albese Roberto Ponzio, mentre i due coniugi si erano  costituiti in giudizio col patrocinio dell’avvocato Benedetta Donzelli del foro di Torino.

Ezio Massucco

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