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Schegge di Luce | 15 dicembre 2024, 07:55

Schegge di luce: pensieri sui Vangeli festivi di don Sebastiano Bergerone

Commento al Vangelo del 15 dicembre, III Domenica di Avvento (Gaudete)

La Cattedrale di St-Jean, a Lione (Francia)

La Cattedrale di St-Jean, a Lione (Francia)

In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe». Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo (Lc 3,10-18).

Oggi, 15 dicembre la Chiesa giunge alla III Domenica di Avvento, detta Gaudete (Anno C, colore liturgico viola o rosaceo).

A commentare il Vangelo della Santa Messa è don Sebastiano Bergerone, sacerdote salesiano di Bra.

Amore, vita, valori, spiritualità sono racchiusi nella sua riflessione per “Schegge di luce, pensieri sui Vangeli festivi”, una rubrica che vuole essere una tenera carezza per tutte le anime in questa valle di esilio.

Pensieri e parole per accendere le ragioni della speranza che è in noi.

Eccolo, il commento.

A 430 metri sotto il livello del mare predicava Giovanni, il figlio del sacerdote Zaccaria, quindi di famiglia agiata, ma che ben presto aveva lasciato la casa paterna. Ora veniva identificato come l’uomo del deserto per il vestito e per il nutrimento.

Giovanni era stato chiamato da Dio per essere l’annunciatore della venuta del Messia, anzi il precursore. Tante erano le aspettative della gente a questo riguardo, espresse bene dalla donna samaritana: «So che deve venire il Messia, egli ci annuncerà ogni cosa».

E Giovanni diceva: «Io sono la voce, che precede la Parola», ma le folle si chiedevano se non fosse lui il Messia e intanto ascoltavano i suoi consigli e si sottoponevano al rito dell’immersione per indicare il proposito di una vita secondo la legge e in armonia con la parola dei profeti: ricevevano cioè il Battesimo che significava un cambiamento di vita. 

Le folle consideravano Giovanni un rabbì, un maestro. Volevano un chiarimento su come prepararsi alla venuta dell’Inviato di Dio. E Giovanni, presentato da Gesù come il più grande dei profeti, proponeva l’insegnamento di questi personaggi, che tacevano da 500 anni: aspettatelo, condividendo coi poveri il vestito, il cibo, superando la tentazione del “tenere per sé”.  Anche Giovanni indicava nella solidarietà il modo più autentico di vivere la legge di Dio e quindi una preparazione adeguata alla venuta dell’Inviato di Dio.

Vanno da lui i soldati così importanti nella vita civile anche in tempo di pace. I soldati hanno le armi, possono imporre con le minacce il sopruso, abusare della loro posizione di forza con la violenza. In quel tempo venivano pagati 225 denari, un salario che permetteva di vivere dignitosamente; Giovanni dice loro: «Accontentatevi, non siate avidi, né violenti». Anche gli esattori delle imposte sono invitati a stare ai contratti, a non essere esosi.

Il vangelo in una seconda parte sviluppa la presentazione che Giovanni fa di se stesso per assicurare che lui non è il Messia; l’Inviato di Dio darà un battesimo molto diverso, non un’immersione nell’acqua per lavare esteriormente, ma infonderà la linfa dello spirito divino a produrre un cambiamento di mentalità, un fuoco che brucerà le scorie dell’egoismo. 

Giovanni parla per immagini molto suggestive ed efficaci, ma anche lui conosce solo parzialmente la decisiva diversità del mondo inaugurato da colui che sta arrivando, anzi che è già presente in mezzo al popolo. Di certo sappiamo che, di fronte alla prima predicazione di Gesù e alle sue frequentazioni (peccatori, pubblicani, poveri e malati,) egli, rinchiuso nella fortezza di Macheronte alla mercé del re fantoccio Erode, vorrà essere rassicurato da Gesù. 

Ma di fronte all’estrema trasparenza e fortezza di quest’uomo, che riempie di ammirazione Gesù non dobbiamo solo apprezzare la sua personalità, ma sentire rivolti a noi le sue raccomandazioni.

Di fronte ad un’umanità violenta e possessiva siamo invitati a riflettere ed accettare che l’essenziale non è riempirsi di orpelli, ma vivere secondo la linfa vitale del battesimo in spirito e fuoco di Gesù.

Silvia Gullino

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