Riceviamo e pubblichiamo:
Egregio direttore,
ci fa piacere pensare che non è solo per dovere d’ufficio che il Presidente della Provincia di Cuneo Robaldo non manchi occasione per richiamare un ruolo programmatorio e un potere decisionale da parte dell’ente intermedio di area vasta. Ma stando a quanto è emerso dall’Assemblea nazionale dell’UPI, in questo suo impegno è di fatto minoritario, affiancato e incoraggiato soltanto da esponenti politici della destra storica e da quegli amministratori leghisti che capiscono come raffrontarsi con le esigenze dei cittadini e delle categorie produttive del territorio.
C’è da chiedersi cosa si dice in giro della Provincia. Appare evidente l’impotenza del ministro Calderoli, che dopo aver sbandierato in passato ai cuneesi la prossima importante rinascita dell’Ente Provincia, torni da noi in occasione della Giornata internazionale della montagna e dichiari rassegnato che bisogna fare marcia indietro per ragioni politiche.
Certo, con questi chiari di luna finanziari ci rendiamo conto che i rappresentanti del Governo sono cauti nell’affrontare una riforma sostanziale delle Province, ma quello che non comprendiamo è la mancanza di commenti di certa base politica locale che pur dovrebbe pressare per tenere vivo il problema e determinare una scala di priorità per il futuro.
Eppure tutti i partiti, malgrado il constatato vuoto progettuale e operativo delle Province, ne riconoscono oggi le funzioni e se ne contendono il ruolo politico. Ma deve preoccupare il silenzio assordante dei rappresentanti di Salvini; così pure colpisce che gli autorevoli padrini politici del presidente Robaldo – dal governatore Cirio all’on, Costa – non abbiano niente da commentare in proposito, come se il destino della Provincia fosse cosa che non li riguarda.
Poi, l’opposizione di sinistra ( quella sinistra che al governo nel 2014 fece da becchina della Provincia) che oggi contesta tutto al Governo, non dice niente perché in tutt’altre faccende affaccendata.
A questo punto vorremmo che almeno a Cuneo nel corso dell’imminente esame del documento contabile per l’esercizio 2025/2027, e particolarmente nel contestuale scontro per la nomina del vicepresidente della Provincia, si elevi dall’assemblea dei sindaci e soprattutto dai consiglieri provinciali, un trasversale convinto appello al Governo e al Parlamento per predisporre la rinascita delle Province, ridando funzioni territoriali, voto diretto ai cittadini per la elezione del Presidente e del Consiglio, finanziamenti adeguati per i servizi necessari in ogni area territoriale, e magari l’accorpamento di alcune di quelle tante Province costituite tra la fine degli anni Novanta e l’inizio del Duemila per meri interessi clientelari e di partito.
Insomma, se è vero che la democrazia reale si afferma recependo le istanze che salgono dal basso, si deve dichiarare ad ogni livello ed occasione l’obiettivo di una riforma istituzionale concreta targata centrodestra, già da tempo predisposta.
Paolo Chiarenza (ex consigliere provinciale)
Guido Giordana (sindaco di Valdieri), Ambrogio Invernizzi (imprenditore )