Cronaca - 17 dicembre 2024, 12:01

Tremila euro il compenso mensile agli spacciatori arrivati dall’Albania col visto turistico

Sette gli arresti in un’operazione antidroga condotta dalla Compagnia Carabinieri di Bra. Nel mirino un network criminale dedito allo spaccio di cocaina attivo nel territorio cuneese e astigiano

Una volta istruiti sulle modalità di spaccio, i “djali”, dotati di autovettura, di smartphone e di telefoni criptati comunicavano tramite WhatsApp con i clienti, ritirando lo stupefacente confezionato in dosi e collocato in appositi nascondigli ricavati nel terreno, per poi consegnarlo

I militari della Compagnia Carabinieri di Bra hanno dato esecuzione a 7 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Tribunale di Asti – Ufficio del Giudice delle Indagini Preliminari – nei confronti di 6 soggetti di nazionalità albanese e uno di nazionalità italiana, ritenuti responsabili di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina.

L’indagine ha permesso di ricostruire l’operatività di un consolidato network criminale dedito allo spaccio di cocaina attivo nel territorio cuneese e astigiano, e caratterizzato da un allarmante contesto operativo, dimostrando ancora una volta come il fenomeno del traffico di sostanza stupefacenti – ampiamente radicatosi nell’odierno tessuto sociale - sia capace di produrre un mercato in perenne crescita, costantemente approvvigionato e rinnovato nei suoi principali protagonisti.

"Attraverso complesse indagini – si fa sapere dal Comando provinciale dell’Arma - è stato possibile analizzare il modus-operandi del sodalizio e ricostruire l’intero processo criminale: dalle fasi organizzative a quelle ultime di realizzazione del profitto illecito.  È stato documentato infatti come l’organizzazione, sfruttando il visto turistico di 90 giorni, reclutava uomini provenienti dall’Albania a cui, una volta giunti nel territorio cuneese, veniva attribuito il ruolo di 'djali', letteralmente 'ragazzo' in lingua albanese, e cioè di soggetto deputato alle cessioni di cocaina e ai quali veniva attribuito uno stipendio mensile di tremila euro, comprensivo di vitto e alloggio".

"Attraverso il visto, l’organizzazione era in grado di connotarsi con profondo dinamismo nell’ingresso dei 'djali' occupandosi, alla scadenza, del rimpatrio degli stessi verso l’Albania. Il meccanismo di turn-over, alla base delle fasi esecutive del disegno criminoso, rendeva complesse le operazioni di identificazione dei pusher, mirando a garantirne la loro impunità".

Una volta istruiti sulle modalità di spaccio, i “djali”, dotati di autovettura, di smartphone e di telefoni criptati comunicavano tramite WhatsApp con i clienti, ritirando lo stupefacente confezionato in dosi e collocato in appositi nascondigli ricavati nel terreno, per poi consegnarlo.

Nel corso delle indagini che hanno portato all’esecuzione delle misure, è stato anche eseguito l’arresto in flagranza di un soggetto albanese trovato in possesso di circa 265 grammi di cocaina, denaro contante e materiale per il confezionamento e sono stati segnalati alla Prefettura, quali assuntori, 5 cittadini italiani con il recupero di 7 grammi di cocaina.

La posizione degli arrestati è ora al vaglio dell’Autorità Giudiziaria che ne accerterà le responsabilità o meno nel corso del successivo processo.

C. S.