“Immediata convocazione di un tavolo di concertazione tra tutte le parti interessate, al fine di arrivare a una soluzione condivisa della vicenda Diageo, che sia favorevole alla continuità produttiva dell’impianto di Santa Vittoria d’Alba e al mantenimento dell’occupazione”.
A chiederlo, con un’interrogazione al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, è stato, il 3 dicembre scorso, il senatore della Lega Giorgio Maria Bergesio, dopo che la multinazionale britannica Diageo, leader mondiale nel settore delle bevande alcoliche, ha ufficializzato l’avvio della procedura per la cessazione definitiva, entro il mese di giugno 2026, delle attività nello storico stabilimento, ex Cinzano, di Santa Vittoria d’Alba, in provincia di Cuneo, che conta 349 dipendenti.
“Le scelte dell’azienda, che a giugno 2024 ha fatturato 20 miliardi di euro con 6 miliardi di utile, sembrano dettate da mere logiche di profitto, senza tener conto degli interessi dei lavoratori, delle loro famiglie e di tutta la comunità”, afferma il senatore cuneese, vicepresidente Commissione Attività produttive di Palazzo Madama.
“Attivata la procedura per la chiusura del sito di Santa Vittoria d’Alba, Diageo entro 60 giorni deve presentare un piano per la mitigazione delle ricadute economiche e occupazionali. A seguire verrà convocato un tavolo presso il Ministero del Lavoro, al quale parteciperà anche il Mimit, davanti al quale avverrà il confronto fra le parti entro 120 giorni”, riferisce la risposta, giunta ieri, del Ministero delle Imprese.
“Il sottosegretario alle Imprese Bergamotto ha confermato che rimane fermo l’impegno del Mimit per individuare e condividere con le parti sociali ogni possibile soluzione in grado di garantire la continuità produttiva del sito e la salvaguardia occupazionale – spiega Bergesio -. Il Mimit valuterà l’attivazione di ogni strumento economico e finanziario disponibile che si dovesse rendere necessario ai fini del raggiungimento dell’obiettivo”.
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Nella sua controreplica, Bergesio ha quindi chiesto tra il resto l’impegno del Ministero affinché i termini della chiusura dello stabilimento possano slittare in avanti: “La scorsa settimana è già stato attivato un tavolo in Confindustria a Cuneo, alla presenza di sindacati e azienda. In quell’occasione si è parlato di salvaguardia occupazionale, di rioccupazione con formazione e riqualificazione, di prospettive di cessione di rami d’azienda o di sito produttivo e ancora di riconversione, di prepensionamenti e incentivi all’esodo. Tutti temi cruciali che richiedono tempo per essere attuati. Occorre quindi lavorare per prorogare di un paio d’anni la data della chiusura dello stabilimento, oggi prevista per il 30 giugno 2026. Perché la soluzione migliore sarebbe ovviamente riuscire a dare un futuro alla produzione qui in Italia. Ma se questo non sarà possibile, è importante prendere tempo per poter lavorare bene”, ha concluso il senatore Bergesio.