Attualità - 08 gennaio 2025, 07:10

"Meno cesarei, più naturalità": la sfida della struttura di Ostetricia dell’Ospedale di Verduno

Il 2024 chiude con 800 nascite all'Ospedale Ferrero di Verduno. Manuela Scatà, responsabile della struttura semplice di Ostetricia: "Rispettare i tempi della nascita significa mettere al centro la mamma e il bambino"

All’Ospedale Michele e Pietro Ferrero di Verduno, il 2025 si è aperto con un evento raro e significativo: la nascita della piccola Mirabel Ramognini Piras, venuta alla luce il 1° gennaio alle 21:32. Mirabel, che pesava 2 chili e 960 grammi, è stata accolta dai genitori Martina Piras e Nicolò Ramognini, residenti a Narzole. 

La particolarità del parto, avvenuto in acqua e senza la rottura del sacco amniotico, ha reso la sua nascita ancora più speciale. “Nascere con la camicia è un evento raro, considerato in passato un simbolo di buon auspicio. Si tratta di un fenomeno che non comporta rischi ma che, anzi, garantisce un passaggio dolce e meno traumatico per il neonato, che arriva al mondo ancora avvolto nel liquido amniotico,” spiega Manuela Scatà, responsabile della struttura semplice di Ostetricia, diretta dal dottor Alessandro Buda.

Il 2024 si è chiuso con 800 nascite, un dato in calo rispetto alle 874 del 2023, ma che testimonia la solidità del reparto in un contesto di denatalità generalizzata. “Mantenere numeri stabili in un periodo così complesso è già un risultato importante. Il nostro impegno è stato quello di offrire un’esperienza di nascita il più possibile naturale, rispettando la fisiologia e le esigenze delle mamme”, sottolinea Scatà. Il reparto si distingue per la continua attenzione al parto vaginale, con una percentuale di tagli cesarei urgenti pari all’11,5%, in linea con i parametri raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. “Non è solo una scelta medica, ma un approccio che richiede il coinvolgimento di tutto il personale e delle famiglie. Abbiamo lavorato per ridurre interventi non necessari, sensibilizzando le mamme e il territorio”, aggiunge la ginecologa.

Tra le tecniche adottate, spicca il rivolgimento podalico, una procedura che consente di favorire il parto naturale anche in caso di presentazione podalica del feto. “Quando possibile, cerchiamo di evitare il ricorso al cesareo, sempre con l’obiettivo di garantire la massima sicurezza per mamma e bambino,” precisa Scatà. Un altro fronte su cui il reparto è impegnato riguarda la possibilità di partorire naturalmente anche dopo un cesareo. “Una volta si diceva: ‘Un cesareo, sempre cesareo’. Oggi sappiamo che non è così. Con le giuste condizioni, il parto vaginale è sicuro anche per chi ha avuto un cesareo, riducendo i rischi di complicazioni nelle gravidanze successive” spiega Scatà, che aggiunge:  "Questo percorso richiede una sensibilizzazione culturale e un lavoro strutturato per superare paure e preconcetti ancora diffusi".

Guardando al 2025, il reparto di Ostetricia punta a consolidare i risultati raggiunti, mantenendo alta la qualità dell’assistenza e promuovendo il rispetto dei tempi naturali della nascita. “Rispettare la fisiologia significa mettere al centro la mamma e il bambino. È una scelta che richiede pazienza, preparazione e collaborazione tra medici, ostetriche e famiglie,” conclude la dottoressa.

Daniele Vaira