Schegge di Luce - 19 gennaio 2025, 06:48

SCHEGGE DI LUCE / Pensieri sui Vangeli festivi di don Silvio Longobardi

Commento al Vangelo del 19 gennaio 2025, II domenica del Tempo Ordinario

“Nozze di Cana”, affresco di Giotto (1303-1305), Cappella degli Scrovegni a Padova

In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.

Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».

Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono.

Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».

Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui (Gv 2,1-11).

Oggi, 19 gennaio 2025, la Chiesa giunge alla II domenica del Tempo Ordinario (Anno C, colore liturgico verde).

A commentare il Vangelo della Santa Messa è don Silvio Longobardi, sacerdote della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus.

Amore, vita, valori, spiritualità sono racchiusi nella sua riflessione per “Schegge di luce, pensieri sui Vangeli festivi”, una rubrica che vuole essere una tenera carezza per tutte le anime in questa valle di esilio. Pensieri e parole per accendere le ragioni della speranza che è in noi.

Eccolo, il commento.

«Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea» (2,1). L’adorazione dei Magi, il battesimo al Giordano e le nozze di Cana sono avvenute in tempi diversi, ma liturgicamente sono tasselli di uno stesso mosaico, tre tappe della rivelazione divina. Il Dio che viene nella carne non vuole restare nascosto, svela il suo volto non in modo spettacolare, ma attraverso gesti e parole significativi.

Le nozze di Cana appartengono a questa grammatica. Anzi, l’evangelista lo presenta come il “l’inizio dei segni” (archēn tōn sēmeíōn). L’evangelista parla di una festa di nozze, ma una lettura più attenta svela che questo racconto non intende parlare espressamente del matrimonio che unisce l’uomo e la donna, egli vuole piuttosto annunciare l’alleanza nuziale che Dio vuole rinnovare con il suo popolo. A Cana il Messia ha il volto dello Sposo che viene a celebrare le nozze. Giovanni contempla l’amore fedele di Dio e annuncia la sua disponibilità a sottoscrivere un patto nuovo e definitivo. La presenza dello Sposo è segno e garanzia della festa, grazie a Lui entriamo nella pienezza della gioia, come annuncia lo stesso Vangelo: «Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15,11). Non dobbiamo dimenticare tuttavia che l’annuncio di Cana troverà il suo sigillo nell’evento della croce (Gv 19, 25-27) quando riappare la Madre e giunge l’ora in cui tutto si compie.

Se la nuova alleanza parla a tutti i battezzati coinvolge anche gli sposi. Anzi, sono proprio loro infatti i custodi e i primi testimoni di quell’alleanza che Dio ha rinnovato con il nuovo popolo di Dio. Agli sposi è affidato il compito di vivere e testimoniare questa alleanza, come leggiamo nelle note introduttive al Rito del matrimonio: «Con la celebrazione del sacramento del Matrimonio gli sposi cristiani partecipano all’alleanza sponsale di Cristo con la Chiesa e ricevono la grazia di viverla e manifestarla nel loro rapporto di coppia e nella vita familiare». Chiediamo alla Vergine di insegnare agli sposi a fare quello che dice Gesù. È questa l’unica garanzia della gioia.

Silvia Gullino