Attualità - 22 gennaio 2025, 16:01

L’arte che racconta il Piemonte: il Barolo Wall e i suoi cento metri di storia

Un’opera di street art firmata dall’Urban Artist Jargon che celebra i grandi del Piemonte, promuovendo uguaglianza, rispetto e cambiamento sociale

Credito Bruno Murialdo

A Barolo, lungo via XXV Aprile, un muro di cento metri si è trasformato in un’opera di street art che intreccia memoria storica, paesaggio e valori universali. È il Barolo Wall, un progetto ideato dall’Urban Artist Jargon in collaborazione con il Comune di Barolo, che coniuga il linguaggio contemporaneo dell’arte urbana con le radici profonde della cultura piemontese. Questo muro, che accoglie chi percorre le colline delle Langhe, non è solo una decorazione: è un racconto per immagini, un invito a riflettere su temi come l’uguaglianza, il rispetto, la speranza e il cambiamento sociale.

Le immagini, stampate su pannelli e fissate con tasselli alla muratura, compongono una narrazione visiva che si sviluppa lungo un percorso pedonale. Ogni pannello racconta una storia, un pezzo di passato che si rinnova attraverso l’arte. Dopo una fase di sperimentazione iniziata nel 2020, il progetto ha trovato la sua piena espressione nell’edizione 2024, che rende omaggio a figure storiche piemontesi di grande rilievo.

"È una bella iniziativa che accoglie i visitatori in uno degli accessi più importanti al nostro paese", spiega il sindaco di Barolo, Fulvio Mazzocchi. "Queste opere d’arte riportano alla memoria personaggi della nostra zona che hanno saputo realizzare i loro sogni, valorizzando il territorio e lasciando un’eredità di grande valore".

Tra i protagonisti ci sono Giacomo Morra, il visionario che trasformò il tartufo bianco in un simbolo internazionale, e Luigi Einaudi, Presidente della Repubblica Italiana dal 1948 al 1955. Il muro racconta anche la nascita del Barolo moderno, merito dei Marchesi Falletti, e celebra la figura della Marchesa Giulia di Barolo, filantropa e imprenditrice. Accanto a loro troviamo il talento musicale di Michelangelo Abbado, l’innovazione di Adriano Olivetti e l’eredità di Paolo Desana, padre della denominazione D.O.C.

Lungo questo muro, l’arte urbana si fonde con il contesto rurale, creando un contrasto che invita i visitatori a rallentare e osservare. Ogni immagine è un frammento di storia, un simbolo che dialoga con il presente e con chi lo guarda. Il Barolo Wall non è solo un’opera da ammirare, ma un’esperienza da vivere, dove il passato si intreccia con il futuro e il linguaggio visivo diventa universale.

"È un’opera che trasmetteremo anche agli alunni delle nostre scuole," aggiunge il sindaco Mazzocchi. "Sarà sicuramente uno stimolo e un insegnamento, mostrando il lavoro di queste persone che hanno meritoriamente lasciato un segno nel nostro territorio".

Arrivando a Barolo, si ha la sensazione che l’arte accolga chi giunge al borgo, trasformando un semplice muro in una porta aperta sulla bellezza e sulla riflessione. Il Barolo Wall non decora: ispira. È un manifesto di ciò che l’arte può essere, un ponte tra memoria e cambiamento.

d.v.