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Farinél | 26 gennaio 2025, 11:30

Farinél/ Dovrebbe essere ogni giorno il “Giorno della memoria”

Il 27 gennaio 1945 i carrarmati russi liberarono il campo di concentramento di Auschwitz. A distanza di 80 anni in Germania si torna a parlare di deportazioni forzate e l’uomo più potente e ricco del mondo esce allo scoperto con il proprio piano per destabilizzare l’Europa e il Mondo.

Farinél/ Dovrebbe essere ogni giorno il “Giorno della memoria”

Domani, lunedì 27 gennaio sarà il Giorno della Memoria, la giornata istituita dall’assemblea generale della Nazioni unite per commemorare le vittime dell’Olocausto e più in generale le vittime di tutti i genocidi.

Come direttore e tra gli ideatori di Fondazione Radici, l’unica fondazione in Piemonte che si occupa di tutela e salvaguardia della memoria del territorio, non posso che sottolineare come ci sia bisogno ogni giorno di fare memoria perché non si debbano ripetere le derive che hanno portato l’Europa nel baratro.

La pace, nell’Europa occidentale, non è la norma, mai nella storia del Vecchio continente si era registrato un periodo di pace lungo 80 anni, mai nemmeno la metà. La pace è una conquista, la conquista di quelli che sono stati i migliori governanti che l’Europa abbia mai avuto, quelli che ebbero il compito di far rinascere il nostro continente dalle ceneri della Seconda guerra mondiale.

Nacquero le varie costituzioni, tra cui la nostra, il testo fondamentale della nostra patria, da cui tutti gli altri paesi hanno copiato. Un testo che sembra una poesia e che scrive nero su bianco che MAI PIÙ si dovrà ripetere una deriva come quella dei totalitarismi del Novecento.

A scriverla furono i padri della nostra patria con ancora negli occhi e nella mente il rumore dei bombardamenti, dei rastrellamenti, delle deportazioni.

Avevano negli occhi l’orrore dei campi di sterminio, lo stesso orrore che provarono i soldati russi entrando nel campo polacco.

Si è stabilito di celebrare il Giorno della Memoria ogni 27 gennaio perché in quel giorno del 1945 le truppe dell'Armata Rossa, impegnate nell'operazione Vistola-Oder in direzione della Germania, liberarono il campo di concentramento di Auschwitz”, si legge su Wikipedia.

Poche righe, semplici, che ci riportano alle origini di questa giornata che, a distanza di 80 anni, qualcuno ritiene superata e invece ora più che mai ha bisogno di essere celebrata, perché viene a mancare il cordone ombelicale dell’oralità, del racconto tra nonno e nipote essendo scomparsi tutti i testimoni oculari della Seconda guerra mondiale e della deportazione.

Si spegne la memoria e si riaccende l’orrore. Non è un caso che proprio in questi giorni in Germania, nella Germania che si riteneva immune da rigurgiti nazisti, stia crescendo prepotentemente un partito, l’Afd, che ha al primo punto del proprio programma elettorale la deportazione degli stranieri irregolari e la chiusura dei confini.

Non si parla di rimpatrio, ma di deportazioni, le parole sono importanti e la parola deportazione riporta al periodo più cupo della nostra Europa e ci riporta indietro di ottanta anni.

Non mi stupisce che Elon Musk sostenga un partito come l’Afd, fa tutto parte del disegno di quello che è l’uomo più ricco e potente del mondo, un uomo drogato e dipendente dalle anfetamine e drogato di soldi e potere con un piano ben preciso.

L’Europa, infatti, poteva essere la più grande potenza economica del mondo, molto più di Stati Uniti e Cina. La culla della cultura mondiale avrebbe potuto surclassare ogni avversario dal punto di vista economico, ecco perché da sempre gli Stati Uniti hanno trattato l’Europa come una colonia. “Divide et impera” recita un motto latino quanto mai attuale.

L’Europa unita spaventava gli Stati Uniti e allora meglio frammentare l’Europa, meglio far uscire la Gran Bretagna dall’Europa e gettare benzina sul fuoco finanziando i vari nazionalismi. “Divide et impera” appunto.

L’Europa della moneta unica, del mercato unico, senza confini, senza divisioni. L’Europa nata dalle ceneri della Seconda guerra mondiale spaventa le super potenze perché potrebbe essere la più grande delle superpotenze economiche.

Di qui il disegno di Musk, il vero presidente in pectore degli Stati Uniti e prima di lui la strategia della politica americana per dividere l’Europa.

La Cina guarda e gode, si è comprata l’Africa, senza muovere un soldato o un aereo e si è garantita materie prime nei secoli dei secoli. La Cina lascia che il lavoro sporco venga fatto dagli Stati Uniti.

Il ritorno dei nazionalismi mina le basi dell’Europa a cui non servono partiti di estrema destra, servirebbero politiche comuni, un esercito comune, una lingua comune, che non sia l’inglese, non servono confini interni, serve una difesa dei confini coordinata e comunitaria che punti all’accoglienza e alla dignità di chiunque arrivi in Europa.

Serve fare memoria anche per ricordare che, se l’uomo è nato in Africa, in Europa ha scoperto di avere un’anima e si è dato alle arti e alla bellezza.

A 80 anni dall’ingresso delle truppe russe ad Auschwitz serve più che mai avere memoria di quello che siamo stati, nel bene e nel male e di quello che potremmo tornare a essere se perdiamo la memoria.

Marcello Pasquero

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