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Curiosità | 15 febbraio 2025, 10:43

Auguri a Totò dal Caffè Letterario di Bra e dagli Uomini di Mondo con l’Aria di Cuneo

Un originale souvenir per celebrare il 127° anniversario della nascita del principe della risata, venuto alla luce il 15 febbraio 1898

Auguri a Totò dal Caffè Letterario di Bra e dagli Uomini di Mondo con l’Aria di Cuneo

A molti, il nome Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio non dirà nulla. Abbreviandolo, invece, in Antonio De Curtis, risulterà decisamente più familiare.

Ma quando si pronuncia il nome Totò, non c’è spazio per i dubbi, per i vuoti di memoria: bastano solo queste quattro lettere per ridare vita a quell’icona assoluta della comicità italiana che è stato il Principe della risata.

Esattamente 127 anni fa, il 15 febbraio 1898, nel rione Sanità di Napoli, nasceva Antonio Clemente, figlio di una relazione clandestina tra Anna Clemente e Giuseppe De Curtis, che lo riconobbe soltanto anni più tardi. Scartata senza troppe remore la carriera militare, all’inizio degli anni Venti il giovane si trasferì a Roma con la famiglia (il padre Giuseppe, nel frattempo, lo aveva riconosciuto come figlio) e cominciò a intrufolarsi nel mondo del teatro, del varietà e della commedia dell’arte, modalità di rappresentazione teatrale caratterizzata dalla mancanza di un copione vero e proprio, con gli attori a improvvisare le battute, seguendo soltanto un canovaccio. Da questo momento, Totò, animato da un’indole artistica e da una naturale propensione alla performance, non si staccò più dalla recitazione e dalla messa in scena, sia a teatro che al cinema o in televisione.

Accostato per la mimica, le capacità sceniche e la fisicità delle sue modalità recitative alle figure mitiche di Charlie Chaplin e Buster Keaton, Totò ha caratterizzato con la sua presenza unica tanti film indimenticabili che abbinano comicità, satira e tragedia. Sfruttando, in particolar modo, il suo riconoscibilissimo viso, con la mascella e il mento un po’ sbilenchi, estremamente efficaci nel far trasparire emozioni con una facilità accattivante.

A teatro si distingue in pietre miliari come Miseria e nobiltà di Eduardo Scarpetta, L’ultimo Tarzan (scritto dallo stesso Totò) e C’era una volta il mondo. Dal 1937 alla morte, tuttavia, si dedica quasi esclusivamente al cinema, portando sul grande schermo quasi un centinaio di film, che semplicemente elencati uno dopo l’altro non gli renderebbero affatto giustizia, ma che invece - pur non essendo spesso all’altezza del suo smisurato talento - in molti casi restano ancora oggi tra quelli di maggior successo commerciale nella storia del cinema italiano, sedimentati al tempo stesso nella memoria degli appassionati e, dopo una tardiva rivalutazione critica, per fortuna anche in quella degli studiosi e degli addetti ai lavori.

Sono tanti i suoi personaggi cinematografici indimenticabili. Dal Pasquale Miele di Napoli milionaria (1950) di Eduardo De Filippo allo scultore d’avanguardia di Totò cerca moglie (1950), dal Felice Sciosciammocca di Un turco napoletano (1953) al personaggio di “uomo” contrapposto a quello di “caporale” in Siamo uomini o caporali del 1955, Totò è ancora oggi costantemente sugli schermi televisivi e nel cuore di tutti gli italiani.

Tra i suoi film comici di maggiore qualità vanno certamente ricordati Guardie e ladri (1951) di due maestri della commedia all’italiana come Steno e Mario Monicelli, La banda degli onesti (1956) di Camillo Mastrocinque (uno tra i suoi registi di fiducia, assieme a Mario Mattoli), I soliti ignoti (1958) ancora di Monicelli e gli straordinari duetti comici con Peppino De Filippo in titoli celeberrimi come Totò, Peppino e la… Malafemmina (con la famosissima scena della lettera dettata) e Totò, Peppino e i fuorilegge (entrambi diretti da Mastrocinque, sempre nel 1956). Un discorso a parte meriterebbe, poi, la collaborazione con Pier Paolo Pasolini, avviata negli anni conclusivi della sua vita e sfociata in esiti artisticamente notevoli come Uccellacci e uccellini (1966) e gli episodi La terra vista dalla luna (1967) e Che cosa sono le nuvole? (1968).

La sua grandezza è narrata anche dallo scrittore braidese Giovanni Arpino che aveva un antico rapporto di stima con l’artista partenopeo. Ne abbiamo traccia nel libro “Lettere scontrose” (Minimum Fax), dove sono raccolte decine di articoli di una rubrica che Arpino pubblicò sul settimanale “Tempo” a metà degli anni ‘60. Tra queste lettere picaresche, ce n’è una in cui il giornalista piemontese avrebbe desiderato vedere Antonio De Curtis commentatore per la Rai. In “Totò, pater et magister”, lo scrittore rammentava, tra l’altro, che «Lei, come Totò, è un formulario dell’arte comica, una ricetta, un instancabile robot, una pillola esilarante da trangugiare nel grigio del vivere quotidiano».

E proprio per far conoscere alle generazioni future tutte le peculiarità del principe De Curtis, narrate da Arpino, oltre al Caffè Letterario di Bra, si muove Danilo Paparelli, presidente degli Uomini di Mondo, l’associazione con più di 15mila iscritti che hanno svolto il servizio militare a Cuneo. Un albo d’onore che conta persone di ogni rango. Tra gli “Uomini di Mondo” c’è anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in quanto capo delle Forze armate ed Elena Anticoli De Curtis, nipote di Totò.

Oltre l’attore, va ricordato anche l’uomo: un gran signore, sempre impegnato in opere di beneficenza, come la distribuzione di denaro e pacchi dono ai poveri, oppure come grande poeta e scrittore di opere di successo.

Una compagnia comica ma colta, capace di illuminare i salotti italiani con i suoi “Ma mi faccia il piacere!”, senza bisogno di alcuna volgarità, perché Signori si nasce, e lui lo nacque, modestamente.

Aria di Cuneo

«Sono un uomo di mondo, ho fatto tre anni di militare a Cuneo», è una delle frasi iconiche del re della risata, un’espressione divenuta di uso comune e che ha contribuito a far conoscere in tutta Italia il capoluogo della Granda. Ed è proprio a questo proposito che Danilo Paparelli ha deciso di dare vita a qualcosa capace di far ricordare Cuneo anche una volta tornati a casa. Nulla a che vedere con i classici souvenir: si tratta piuttosto di qualcosa di particolare da inaugurare a suon di “Attenzione! Battaglione!”. Parliamo dell’Aria di Cuneo, l’aria degli uomini di mondo. Avete capito bene: “Aria di Cuneo” in una bottiglietta. L’idea è sicuramente tra le più semplici e geniali allo stesso tempo e chi l’ha ricevuta si è mostrato ben contento di un souvenir così unico nel suo genere e di portare con sé un po’ di Cuneo in tasca. Sulla bottiglietta non mancano le avvertenze: «L'Aria di Cuneo va assunta con una sola piena boccata, in caso di carenza improvvisa di cuneesità, o di rinforzo dell'entusiasmo per essere presenti sul territorio della Granda. È consigliata tanto agli adulti quanto ai bambini. Non presenta controindicazioni e può essere assunta a qualunque ora e in qualsiasi parte del mondo. Se aspirata con più di una boccata alla volta, può provocare una momentanea sovraeccitazione, in tal caso distendersi beatamente in un prato. Tappare la confezione immediatamente dopo l'assunzione per mantenere inalterate le proprietà del contenuto. La confezione contiene Aria sufficiente per venti aspirazioni. Per ricaricare la confezione occorre inoltrarsi nei confini della Granda, stappare e attendere tre minuti, possibilmente controvento, quindi ritappare energicamente. Può creare dipendenza. Prodotto ecologico e riciclabile all'infinito». Curiosi di provarla?

silvia gullino

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