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Eventi | 16 febbraio 2025, 11:40

Farinél/ Tifavo per Lucio, ma è giusto così: “Non è un Festival per vecchi”

Si chiude con la vittoria annunciata di Olly il 75° Festival di Sanremo che ha incoronato Carlo Conti e ha sancito il definitivo passaggio generazionale del pubblico. Il 90% dei giovani under 24 lo ha guardato e commentato sui social

Il teatro Ariston di Sanremo

Il teatro Ariston di Sanremo

Non è un Sanremo per vecchi. Se c’è una cosa che ho capito di questo mio primo Sanremo vissuto intensamente nella città dei Fiori, da domenica a domenica, è questo. In un paese in cui i giovani sono sempre relegati ai margini, i ragazzi partono dalla più antica e consolidata delle manifestazioni italiche. Un passaggio generazionale iniziato con Amadeus e sublimato da Carlo Conti.

Bastava guardare la lista dei partenti per capire chi avrebbe indirizzato la gara: i “dinosauri” Massimo Ranieri e Marcella Bella, con due canzoni fuori tempo massimo, la regina Giorgia, entrata nel Conclave Papa e uscita cardinale, come spesso accade, Simone Cristicchi, Papa per un giorno e dall’altra parte tutti gli artisti più amati dai giovani.

Una lotta impari, persa ancora prima di iniziare.

Ieri, sabato 15 febbraio, giorno della finalissima, Sanremo è stata invasa da decine di migliaia di giovanissimi alla ricerca di autografi e selfie con il Tony Effe o la Rose Villain di turno, con il sogno di intercettare Achille Lauro o l’emergente Olly.

Ormai è un dato di fatto, con cui bisogna fare i conti: sono i giovani a fare le classifiche di ascolto e a decretare i brani più ascoltati dalle radio e non era difficile pronosticare la vittoria di un idolo dei ragazzi come Olly. Oggi molti si dichiarano stupiti e sconvolti dalla vittoria del cantautore genovese, ma per i bookmakers è sempre stato il favorito con Giorgia.

Era chiaro che il televoto lo avrebbe premiato e il fatto di non essere inviso a stampa e radio, elemento comunque non secondario, perché il televoto ha pesato per il 34% e le classifiche di stampa e radio il restante 66%, ha avuto un forte peso. Serviva il sostegno fortissimo del pubblico da casa, ma anche che i media non si opponessero e così è stato.

A farne le spese sono stati gli artisti con meno stampa a favore come Tony Effe e Rose Villain, relegati ai margini della classifica e per poco non è riuscito il delitto perfetto con Lucio Corsi arrivato al 23,4 % dei suffragi e Olly al 23,8%. La differenza è minima.

Lo ammetto, facevo il tifo per Lucio Corsi, ma è giusto così. Per il menestrello toscano è arrivata finalmente la consacrazione tanto meritata. Per chi, come il sottoscritto, lo segue da anni, dai tempi di “Trieste” e della sua bora che diventa una spinta per volare. Fu un colpo di fulmine che continua ancora oggi.

Lucio Corsi aveva già vinto prima di iniziare e il suo arrivo al grande pubblico, sotto l’attenta guida di Caterina Caselli, non potrà che far bene alla musica italiana, a lui, forse, un po’ meno, ma alla musica italiana, ripeto, farà un gran bene.

Ma perché dico che è giusto così? Perché Lucio Corsi è, però, solo undicesimo nella classifica di Spotify e solamente settimo tra i brani più suonati dalle radio. Per la carità, tanta roba per un artista alternativo come lui, più forte persino di Sanremo, ma sarebbe stato ingiusto se i media avessero incoronato il vincitore del Festival, in barba a chi la musica la ascolta e la compra: i giovani appunto.

E i giovani hanno ascoltato e comprato Olly, in testa alla classifica degli streaming fin dal primo momento. Insomma, giusto così, a mio parere.

Considerazione finale, dopo aver seguito, per la prima volta, a 42 anni, da vicino, ogni fase del Festival di Carlo Conti: Sanremo è l’Italia, il meglio, o quasi, dell’Italia è quello che succede sul palco di Sanremo, il peggio, o quasi, è quello che succede nelle sue strade dove per un a settimana si affollano decine di migliaia di persone che sognano un posticino nel mondo dello spettacolo o anche solo un autografo o un selfie.

In ogni caso Sanremo è il nostro paese, nel bene e nel male, e forse è un bene che stia avvenendo un passaggio generazionale che dovrebbe coinvolgere tutta l’Italia e non sono il Festival.

Il mio bilancio è sicuramente positivo, dalla bolla di Sanremo, porto a casa un bagaglio di conoscenza e di conoscenze importante, ci sono arrivato con la maturità giusta per vedere con distacco molti eccessi e per godere del bello, che è tanto, che ruota intorno al Festival. E allora da Sanremo è tutto, a voi la linea.

Marcello Pasquero

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