Sono passati cinque anni dal Covid. Per qualcuno la reazione è: già? Per qualcun altro: solo?
Perché ognuno vive il ricordo di quel periodo in modo diverso. C'è chi si è ammalato ed è stato male, qualcuno malissimo; c'è chi ha perso un proprio caro e non ha nemmeno potuto salutarlo; c'è chi non ha mai smesso di lavorare e chi ha dovuto chiudere per mesi; c'è chi ha pensato: andrà tutto bene! e chi ha pensato che sarebbe finito il mondo.
Siamo tornati a cinque anni fa, al 23 febbraio del 2020, una giornata convulsa e drammatica, nonostante si fosse nel pieno del Carnevale, il cielo a Cuneo fosse azzurro e limpido e la pandemia da Coronavirus una minaccia che tutti speravano lontana.
Così non era. C'erano già i primi segnali di psicosi collettiva: in provincia di Cuneo Federfarma annunciava la fine delle scorte di gel disinfettante per le mani. Chi lo cercava su Amazon, lo trovava con rincari fino al 700%. Un flacone di Amuchina da 80ml, in quei giorni, costava circa 20 euro invece che i soliti 4. Inizia anche la drammatica ricerca dei dispositivi di protezione individuali, con le mascherine introvabili e a prezzi folli.
Lo ricorda bene il dottor Valerio Del Bono, primario del reparto di Malattie Infettive dell'ospedale Santa Croce e Carle di Cuneo.
Un reparto che con i dispositivi di protezione individuale, con le mascherine, con il rischio di contagio, convive da sempre.
Ancora oggi, con il Covid che non è più una minaccia, qui li usa il personale e li usano i visitatori. Guanti, camici, mascherine, gel disinfettante.
Eppure, il Covid è stato un urto violentissimo anche per questo reparto dove le malattie infettive sono di casa.
Il dottor Del Bono è stato, assieme a tutta la sua squadra, la prima linea, il fronte della lotta contro una malattia sconosciuta, contro la quale le armi erano spuntate. Fino all'arrivo dei vaccini. "Comunque la si pensi, sono stati fondamentali. Nella terza ondata, quella della primavera del 2021, quando già le persone più fragili e anziane erano vaccinate e il virus ancora molto aggressivo, per noi medici è stato molto evidente".
In questi giorni di cinque anni fa iniziava uno dei periodi più complicati della nostra storia recente. Nel giro di due settimane l'Italia si sarebbe fermata. E avrebbe pianto 197 mila morti. 1600 solo in provincia di Cuneo.
Mese dopo mese, sarebbe iniziato l'appuntamento quotidiano con i bollettini, la corsa alle vaccinazioni, si sarebbero introdotti i colori delle zone - gialle, arancioni, rosse -, sarebbero iniziate le chiusure e le riaperture, le varianti, i virologi, il green pass, le proteste, la rabbia, il disagio di migliaia di ragazzi e adolescenti in didattica a distanza.
Siamo tornati a quei giorni di fine febbraio. Abbiamo intervistato il dottor Valerio Del Bono. Un racconto lucido e pacato, il suo. E il ricordo più duro e doloroso: i corpi chiusi nei sacchi e le lacrime del personale. "Sembrava di essere in guerra", commenta fuori dai microfoni.
Qui la videointervista rilasciata a Barbara Simonelli.