In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.
E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.
Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio» (Lc 6,27-38).
Oggi, 23 febbraio 2025, la Chiesa giunge alla VII domenica del Tempo Ordinario (Anno C, colore liturgico verde). A commentare il Vangelo della Santa Messa è don Riccardo Frigerio, direttore dei Salesiani di Bra.
Amore, vita, valori, spiritualità sono racchiusi nella loro riflessione per “Schegge di luce, pensieri sui Vangeli festivi”, una rubrica che vuole essere una tenera carezza per tutte le anime in questa valle di esilio. Pensieri e parole per accendere le ragioni della speranza che è in noi.
Eccolo, il commento.
Che cosa davvero caratterizza il seguace di Gesù rispetto alle altre persone religiose del mondo? Una serie di riti e preghiere diverse? L’impegno nella giustizia sociale? Il richiamo alla pace tra i popoli? Tutto questo fanno anche gli uomini con sentimenti filantropici, senza una fede definita, perché, ne sono convinto, l’attrattiva del bene è maggiore di quella del male. Ma oggi tocchiamo con un dito il vertice del messaggio evangelico, che Gesù esprime così: «Amate i vostri nemici». Per definizione il nemico è colui che mi vuole male, che desidera farmela pagare, che è pronto ad annientarmi, che ce l’ha con me forse senza neppure che sia una cosa personale, ma di famiglia, gruppo o popolo. Gesù non disconosce che possano esserci nemici nella storia personale o dell’umanità, ma invita a relazioni nuove, innovative. Molto spesso invochiamo la reciprocità nei rapporti (… se vogliono vivere la loro religione nel nostro Paese, allora perché non possiamo vivere la nostra da loro?…), ma sulla inimicizia siamo chiamati esattamente al contrario (la non-reciprocità): non reagire all’offesa con l’offesa, non reagire al pugno o missile con altrettanta violenza, ad andare oltre quella legge “del taglione” che aveva come obiettivo non di giustificare la vendetta in misura appropriata, ma di impedire la follia della violenza indiscriminata. No alla reciprocità, allora, di fronte alle provocazioni e prevaricazioni che subiamo: facile a dirsi, ma come si fa? Innanzitutto, proprio perché questo è il Vangelo “in pillole”, riconoscere che se siamo fuori dalla mentalità evangelica è semplicemente impossibile all’essere umano arrivare a perdonare le offese subite, si possono sopportare per un certo tempo, ma il perdono è ben di più di mettere a tacere i sentimenti di rivalsa, consiste proprio nello spegnere quei sentimenti. E solo in Gesù crocifisso, che dal suo trono glorioso invoca il perdono «Perché non sanno quello che fanno», il cristiano trova la chiave di volta della nuova umanità redenta e perdonata, perciò capace di perdonare.
Siamo tutti invitati ad essere misericordiosi, a sentire nella profondità del cuore i sentimenti del Signore verso i nostri fratelli uomini, compresi quelli meno amabili per noi, ma non per Lui. Senza accampare scuse e criteri di superiorità, senza disprezzare quelli che non sono abbastanza buoni come me, senza pensare di aver “conquistato” il paradiso con le mie forze, perché non mi sono vendicato di un’offesa. Il perdono è un nome diverso dell’amore incondizionato che Dio ci insegna nel suo Figlio. Ha amato fino al bacio nel Getsemani anche il traditore e Pietro che lo rinnegava, ha donato la vita per il perdono del peccato di ogni uomo e tempo, e nel Vangelo odierno ci invita semplicemente: «Fate come me!». In un mondo che attualmente conta alcune decine di guerre con le armi (ma chissà quanti milioni nelle famiglie o sui posti di lavoro!), l’amore per il nemico è davvero una notizia spiazzante e allo stesso tempo consolante. Spiazzante, perché va contro la reazione istintiva che tutti sentiamo di fronte al male subito; consolante, perché è ciò che Dio ha messo come cammino, meta, speranza nel cuore umano, e lo ha reso possibile nel Figlio incarnato.
Per amare il nemico si parte dalla considerazione che ne ho: l’invito a non giudicare e a non condannare ci porta ad assicurare sempre la dignità di essere umano a chi abbiamo di fronte, fosse anche il più cattivo tra gli uomini. In certi incroci della Storia, sicuramente abbiamo pensato che “togliere di mezzo” questo o quello avrebbe reso il mondo più sicuro. La lotta che il Tentatore combatte contro gli uomini si cristallizza in certe persone, di cui non si può avere alcuna stima. Allo stesso tempo la speranza che almeno in extremis, con l’ultimo fiato in corpo, anche loro possano aver chiesto perdono al Signore mi fa dire: «Chi sono io per condannare a priori quella persona?». Mi fido e mi affido a Dio che è Padre e giudice giusto, e noto rincuorato che il titolo di “misericordioso” è riconosciuto come divino anche in altre tradizioni religiose, quasi a dire che aspiriamo tutti a quell’abbraccio di pace che comincia in terra con il perdono dei nemici. Crediamoci e vedremo spuntare un’era nuova di pace e convivenza tra tutti i popoli.